Nessun rimorso è un libro a fumetti su Genova 2001, visto da varie angolazioni, tempi, temi, disegnatori con stili e lunghezze diverse. Ci torniamo sopra per parlarne con l’amico Smemo Alberto Corradi, tra i disegnatori ospiti di questo librone. Alberto in queste pagine s’interroga sull’essere reduci, sulla memoria, sull’inferno che è stato Genova 2001 per molti, picchiati, umiliati, infamati. Propone poi “Caverna”, sua storia del 2001 dove c’è un inferno che ricorda quello di Woody Allen di “Harry a pezzi”, solo che non fa ridere. Mi ha fatto pensare a “La banalità del male” la sua storia. Per questo, trovo sia la più rappresentativa del libro, e per questo ho chiesto all’autore veronese un’intervista per parlare di Nessun rimorso.
Perché è importante questo titolo, secondo te?
Perché non siamo più usciti dall’ombra oscura proiettata da quell’evento.
Da quel momento in poi i paradossi generati dall’onda lunga degli accadimenti del luglio 2001 continuano a riverberarsi sulla concezione e sullo stato della democrazia attuale, nella quasi assoluta acquiescenza della popolazione.
Il tempo ha drammaticamente dato ragione a chi ritenne che fosse giusto opporsi al mondo che andava profilandosi all’orizzonte e in cui ora ci troviamo immersi, tra modelli capitalistici stantii che di fatto bloccano qualsiasi prospettiva di una green economy reale, dove conflitti e migrazioni prodotte da questi stessi conflitti come dallo sfruttamento neocolonialistico del terzo mondo e dal cambiamento climatico sono all’ordine del giorno. Il tutto benedetto da apparati politici afflitti da una burocrazia cronica che paralizza di fatto ogni possibile azione verso nuove prospettive sociali, ambientali ed economiche.
Innanzi a una simile consapevolezza non ci sono rimorsi per essersi messi dalla parte del torto. Nessun rimorso.
Come sei entrato tu nel progetto? Cosa hai proposto e perché?
“Nessun Rimorso” nasce come la ristampa aggiornata di “GeVSG8” di cui già facevo parte, pubblicata nel 2006 da NdA Press sempre per Supporto Legale. Al nucleo originario si sono poi aggiunti altri autori fino ad arrivare all’attuale volume Coconino Press, con la supervisione di Oscar Glioti.
Sulla pubblicazione originale avevo proposto una storia di quattro tavole senza parole dal titolo “Caverna”, dedicata a Carlo Giuliani, mentre per la riedizione, oltre a un necessario restyling della storia e la modifica di alcune vignette, ho creato un prologo di due tavole dal titolo “2001-2021” in cui faccio il punto della situazione mia interiore e racconto un pezzetto di quello che ho vissuto in quelle giornate, per quanto non mi trovassi a Genova. A parte la storia, sono presenti nel volume anche tre illustrazioni di cui due donate nel 2007 per la raccolta fondi di Supporto Legale e una inedita.
20 anni dopo, cosa rimane?
La memoria non è un oggettino da riporre su di una mensola accanto ai souvenir delle gite trascorse, a cui guardare con sguardo vagamente nostalgico e poi sempre più distratto a mano a mano che il tempo passa, la polvere si accumula e ogni immagine sfoca. Questo è quello che vorrebbe chi ha fatto di tutto e niente al contempo per permettere che il tempo digerisse le immagini di Genova e l’orrore di quanto accaduto in quei giorni gravidi di conseguenze. Citando Zerocalcare “la memoria è un ingranaggio collettivo” e va mantenuto vivo. Come ho avuto modo di scrivere di recente in un post sulla mia pagina Facebook:
“La mente genera sogni come incubi, accumula memorie e le trattiene, ibridandole con tutti gli stimoli che ogni giorno passano dagli occhi alla corteccia cerebrale. Mantenere una memoria intatta non è facile, specie quando è legata a un dolore profondo. Nessuno brama mantenere in vita una sofferenza: è più facile disperderla nello scorrere dei giorni, seppellendola nel recondito cimitero che ognuno porta dentro di sé, dove le lapidi col tempo si abradono al punto che nessuno più riesce a decifrare i nomi incisi sulla loro superficie. Nomi che se evocati da qualcuno generano imbarazzo, sentimenti importuni che fai di tutto per scacciare, virando la conversazione verso altri argomenti. Genova è il convitato di pietra seduto alla tavola imbandita nella mente di una generazione, i piatti sono vuoti ma sporchi di avanzi che si sono cristallizzati in ammassi nerastri, grumi scuri di sangue coagulato. Il convitato ci osserva, statico, non va da nessuna parte, nessuno sbarazza la tavola. All’altro capo della mensa ci sei tu, e non riesci ad alzarti. Non importa quanto lo desideri. O fissi lui, o fissi le stoviglie, i bicchieri, la tovaglia stropicciata le cui pieghe compongono un percorso che si dipana sotto il tuo sguardo, simile alle strade di una città da cui non c’è via di fuga”.
Tanti, tantissimi fumettisti in questo libro… il fumetto italiano se la passa bene… o no?
36 autori per l’esattezza tra testi, matite e chine, un gruppo che partendo dal blocco originale dei diciotto di “GeVSG8” ha raddoppiato, tra nuove leve, autrici e autori consolidati: un afflusso di idee e prospettive grafiche, a testimoniare che l’attivismo politico e il libero pensiero sono radicati nella coscienza del fumetto d’autore italiano contemporaneo.
Riguardo alla salute del medium, dal punto di vista del pubblicato le cifre appaiono di certo confortanti, le sezioni dedicate al fumetto occupano ormai uno spazio rilevante in gran parte delle librerie e questo è un segnale positivo specie per i lettori, in costante aumento. Ma determinare lo stato di salute di un settore in base al numero complessivo delle uscite è fuorviante, e non si possono usare come cartina di tornasole alcuni dei nomi di punta, campioni di incassi e simili.
Il mondo delle case editrici include autori, corpi redazionali e collaboratori esterni. Con qualche eccezione nonostante le varie fasi di cambiamento e crisi che hanno interessato le trasformazioni economiche a partire dal 2008, i compensi sono rimasti pressoché invariati. Anche se la categoria sin dagli anni Novanta ha storicamente codificato nel suo DNA una forte flessibilità, in grado di adattarsi alle situazioni in costante mutamento, abituata com’è a sopportare sollecitazioni di vario genere, di certo mantenersi all’interno di un simile spazio può spesso richiedere un grande sforzo.
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