
Cristian Bugo (Bugatti), lo ascoltavo da ragazza, quando uscì con pezzi intramontabili come “Io mi rompo i coglioni” e “Casalingo”, passando per “Che diritti ho su di te”, “Caramelle”, “Millennia” e “Il sintetizzatore”. Personaggio bizzarro dalle mille sfaccettature, originale. Nel frattempo mi sono persa in quelle iperboli di vita che semplicemente capitano e di cui non si butta via niente. Passano gli anni, e lui pubblica altri due dischi (“Contatti” e “Nuovi rimedi per la miopia”), che mi perdo drammaticamente; dentro ci sono pezzi come “C’è crisi”, “Sesto senso”, “Comunque io voglio te”, “Non ho tempo”, e molti altri che sono una meraviglia. Lui sparisce in India per un po’, e quasi lo dimentico. So chi è, ma lo proietto nel passato. Poi a maggio esce il suo nuovo singolo “COSA NE PENSI SERGIO”, ci sbatto contro su Twitter, e guardando il video, scopro che Sergio è un cane. Subito, penso che Bugo ne ha trovata un’altra delle sue, per stupire tutti! Ma al secondo ascolto, inizio a muovere la testa e il piede sinistro. Tengo il tempo, e mi soffermo sul testo. È a questo punto che mi salta in testa, come uscito da un cilindro, il grande Rino Gaetano con la sua “CHI MI DICE TI AMO… ESCLUSO IL CANE!”, e lì capisco che il nostro Sergio, ha una funzione ambivalente nel testo in questione; da un lato diventa (e lo è diventato) un diversivo, un personaggio da seguire, su cui cazzeggiare… e che solo in apparenza rappresenta, o tenta di farlo, la parte “leggera” di Bugo, quella che fa sorridere con l’angolo della bocca. Dall’altro, la sua presenza nel testo risulta fondamentale. E non solo perché a lui si rivolge durante tutta la canzone. Attraverso Sergio, Bugo urla in un modo forse meno esplicito e meno immediato, ma non meno assordante, quella stessa necessità di relazione e affettività che Rino esprime in quella vecchia canzone. (Che non si può scordare..da quanto è bella.) Quella necessità di avere almeno un amico, un confidente, qualcuno con cui confrontarsi. Il Sergio del video è fondamentale per attirare l’attenzione, ma non è il vero protagonista. Dietro, c’è qualcosa di più.
Ma partiamo dall’inizio. Durante le prime strofe, Bugo ci propone una serie di stati d’animo che si confondono tra loro come fanno i suoni e gli odori tipici del caos metropolitano; caos in cui vive, e che ci sa raccontare. Confusione, tranquillità, noia, razionalità. In un certo senso ci prepara, e nel frattempo.. chiama l’avvocato! E penso d’istinto, che in questo pezzo l’influenza del signor Rossi (VASCO ROSSI) nel suo background musicale, sia piuttosto evidente. Comunque, dicevo: il panorama è quello della metropoli, un agglomerato di frenesia insulsa e noia, che non genera cambia-menti (ogniriferimentoèpuramentecasuale); uno spreco di energie e attitudini, che drammaticamente si schiantano tra le rovine dei luoghi comuni da cui siamo circondati ogni giorno. “APRITI CIELO” ne è un esempio eclatante e Bugo lo sceglie tra i tanti, per ripeterlo nel testo.
Bugo si guarda intorno e “nulla è cambiato”. Ma per chi?! Per sé? Intorno? In generale? Lo sguardo tende fuori da sé, ma allo stesso tempo affronta la frustrazione e la paura che quel muro di gomma abbia davvero la capacità di limitare, escludere e assopire. (Anche lui). Cerca una soluzione Bugo, un suggerimento, e Sergio fa da collante per tutto il pezzo, che sembra partire, ma ancora non lo fa del tutto.
“LA GENTE CHE PENSA CHE LE COSE VANNO AVANTI DA SOLE”.
La voce si alza. Il ritmo inizia ad acquistare potenza. E denuncia una società statica culturalmente, addirittura in regressione; nonostante il progresso, nonostante la velocità apparente, nonostante i mezzi di comunicazione. Il problema è più emotivo di quanto credessi. E subito dopo, infatti, esplode tutto. Bugo ci mette la grinta, ci mette la provocazione. Prima era in “potenza”, e adesso è in “atto”.
“AVERE BISOGNO DI FRASI MOTIVAZIONALI PER ANDARE AVANTI”
“COLLEGATI CON IL MONDO DISCONNESSI NEL PROFONDO”
“AVERE BISOGNO DI INCONTRI OCCASIONALI UN PO’ DEVIATI”
E qui con tre frasi, secche e senza margini interpretativi, riesce a darci l’idea chiara del disordine, della solitudine e dell’ auto-isolamento in cui viviamo. Bugo si guarda intorno, ma in fondo ognuno si guarda anche dentro. Ste robe sono contagiose, bisogna stare attenti! E se andiamo avanti così, “apriti cielo se qualcosa cambierà!” “PASSERA’ O NO, QUESTO MOMENTO..?!?” “FATTI SENTIRE, SERGIO!!” ..per fortuna che c’è Sergio allora! Almeno Sergio!
Lo riascolto ancora, e ancora una volta. Ed è così che scopro una cosa.
Scopro che tra quel momento iniziale di “potenza” della canzone, e quello finale in cui Bugo la mette in “atto” ..c’è un istante, un momento di preparazione! Quattro secondi per l’esattezza. Siamo a 2:02 minuti dall’inizio. E lì, in quei quattro o cinque secondi, si può percepire un pensiero, quasi in apnea. Perché i pensieri a volte non si possono ascoltare, e rubano il fiato..e se si pronunciano, sembrano perdersi. Fanno parte del mondo delle idee, delle speranze, delle aspirazioni. Te li tieni stretti tra il naso e la fronte, poi giù fino al cuore. È quel momento interiore, che non si può pronunciare, su cui ti concentri, metti insieme le forze, e poi credi con tutto te stesso che ce la puoi fare, che ce la farai.. anche se quel mondo fuori non ascolta, e non cambia. Il cuore si ferma per un attimo. Riprendi a respirare, e riapri quegli occhi che non ti eri accorto di chiudere. Lì davanti, tutti i tuoi sogni da realizzare. E le persone che ami. Io sono convinta che quel pensiero respirato, non percepibile dall’orecchio.. se state attenti giuro, che lo potrete ASSAGGIARE. E sono convinta che stia proprio qui, la forza di “COSA NE PENSI SERGIO”, che sa essere un pezzo intenso senza essere noioso, leggero ma non frivolo, attuale ma non retorico o politico. Proprio lì..in quei quattro secondi.
Bugo con questo singolo ha già vinto, ma non lo so se gli basta. Perché c’è molto di più di quel che appare. C’è molto di più anche di sé. Più di quel che sembra.
Lascia un commento