
Dopo Warcraft arriva al cinema un altro videogame di enorme successo, ma stavolta si tratta di qualcosa di completamente diverso. Se Warcraft aveva il problema di far stare un universo enorme dentro due ore di film, Angry Birds ha il problema contrario: stiracchiare una piccola idea fino all’oretta e mezza necessaria alle esigenze dei distributori.
Intendiamoci, non che sia una missione impossibile: prendete The Lego Movie, che è uscito un paio d’anni fa. Era un film divertente fondato su un marchio che non ha alcuna forza narrativa, che domostrava come si possa cavar sangue anche dalle rape.
L’idea, la riassumo per chi non avesse mai giocato, è la seguente: da una parte gli uccelli-arrabbiati-che-non-volano (che siete voi), dall’altra i maiali verdi (nemici). Con una fionda dovete sparare gli uccelli arrabbiati contro i maiali verdi, fino a distruggerli. Fine.
È un gioco semplice e divertente, che se ci pensate ha un tocco assurdo e surreale. Sarebbe stato meglio non spiegarlo troppo, e invece il film è costretto a farlo, a raccontare come siamo arrivati a lanciare uccelli contro i maiali con una fionda. Il problema è che non si tratta di una spiegazione granché affascinante.
Si potrebbero fare diverse analisi sociali e perfino politiche su questo Angry Birds – Il film. Potremmo dire che è una storia contro l’immigrazione: i maiali arrivano dal mare sulle coste del paese degli uccelli, vengono ricevuti con fiducia e amicizia, ma finiscono per piazzare bombe nelle case di chi li ha accolti (!). Oppure, guardando il lato positivo, potremmo dire che è una parabola sull’accettazione della diversità: il protagonista, Red, è arrabbiato solo perché è un emarginato nell’insopportabile, ipocrita società tutta perfettina degli uccelli. E ancora, in questo film c’è il primo personaggio gay che io ricordi in un cartone animato per bambini di produzione hollywoodiana, e non è poco.
Poi però ci pensi, e capisci che tutte queste letture sono poco importanti, perché Angry Birds è un film costruito per il marketing, per rilanciare il brand Angry Birds, per conquistare nuovo pubblico. E di conseguenza, importa solo rispondere alla domanda: Angry Birds è un film divertente?
Ecco, mica tanto.
Ovvio che questo sia un film per bambini, e sia sbagliato giudicarlo con il metro di chi ha più di dieci anni. Però francamente io ho più di dieci anni, ho visto il film in sala con il pubblico, c’erano un tot di bambini e non mi pareva si divertissero molto più di me.
Imitare le cose-che-fanno-ridere-in-altri-film, tipo la gag in cui un personaggio cade al rallentatore, e anche la sua voce si rallenta coooooosì, ecco, non sempre funziona. Soprattutto se lo rifai tre volte nei primi dieci minuti: non fa necessariamente ridere sempre. Se mi do tre volte una martellata sullo stesso dito, fa male tutte le volte, ma ridere, bè, non funziona nello stesso modo.
Personalmente, sono uscito dal cinema un po’ incazzato. Se era questo l’obbiettivo di chi ha prodotto Angry Birds, bè, missione compiuta.
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