
Sbullizzati (rubrica creata in collaborazione con Telefono Azzurro) serve a parlare di un problema che colpisce in un modo o nell’altro quasi tutti: il bullismo. Quasi tutti, perché più se ne parla e più si scopre che nessuno ne è immune. Il bullismo non riguarda solo i casi di violenza di alcuni ragazzi verso loro compagni più deboli e isolati. Il bullismo è più insidioso, comprende ogni genere di esclusione, le crudeltà del linguaggio che fa più male delle botte, mette in discussione la nostra stessa identità, le nostre sicurezze e quindi ci fa stare male. Ci fa crescere male.
Abbiamo deciso di affrontarlo attraverso lo strumento della testimonianza: ogni quindici giorni chiameremo a parlarne ragazzi e adulti, che hanno vissuto il bullismo sulla loro pelle o che il bullismo affrontano ogni giorno sotto vari aspetti. Crediamo che il racconto in prima persona e l’esempio siano molto più semplici, diretti ed efficaci di ogni spiegazione. Speriamo possano aiutare chi sta subendo violenza, angherie, esclusioni, isolamenti che fanno malissimo, e sono difficili da affrontare.
È successo anche a Benji & Fede.
Davvero? Possibile?
La loro ascesa è da manuale del perfetto successo: sono partiti da youtube, hanno pubblicato un libro e negli ultimi due anni sono esplosi come star della musica, con ottimi successi di vendite, di classifiche e di premi. Quindi, che dire: belli, bravi, osannati dai fan e soprattutto dalle fan.
Che c’entrano col bullismo loro, che hanno tutto quello che si può desiderare? Bè, c’entrano, perché gli haters sono sempre in agguato.
Smemoranda: Benji, Fede, voi vi siete conosciuti nel 2010 su Facebook, all’età di 16-17 anni. A quell’età vi era già capitato di subire o di assistere a fenomeni di bullismo?
Benji: Ho avuto la fortuna di crescere in un ambiente molto tranquillo dove le esperienze di bullismo sono state poche e di scarsa gravità. Certo, c’erano quelli che mi prendevano in giro facendo commenti sulla mia provenienza, l’Australia, mi chiamavano canguro… ma in fondo non era niente di grave, momenti che ho superato con tranquillità con l’aiuto degli amici e dei genitori. Sono al corrente però che il bullismo nelle scuole danneggia gravemente la vita di tanti adolescenti, atti di violenza psicologica e fisica che nel 99% dei casi passano inosservati agli occhi degli adulti, e purtroppo anche degli insegnanti che a volte non conoscono la reale situazione dei fatti.
Fede: Anche io sono stato fortunato, nel senso che i fenomeni di bullismo durante il mio percorso scolastico non mi hanno toccato particolarmente da vicino, tralasciando qualche episodio. Tra le cerchie di amici che frequentavo, invece, sì, ricordo gente di, come dire… scherzi poco simpatici, soprattutto durante il corso delle scuole medie. In generale i professori nella maggior parte dei casi non erano quasi mai al corrente di ciò che succedeva tra gli alunni, quindi tutto passava inosservato, anche episodi che possono davvero ledere la personalità in crescita di un ragazzo. Penso che ogni genitore deve stare attento allo stato d’animo dei propri figli e intervenire subito se si viene a conoscenza anche indirettamente di persone o situazioni che li mettono in difficoltà.
Benji, tu hai vissuto due anni in Australia, tra i sedici e i diciotto. Com’è il mondo dall’altra parte del mondo?
Benji: La mia esperienza in Australia è avvenuta negli ultimi anni delle superiori, quando avevo già affermato la mia personalità. A quell’età inizi a formare una maggiore identità di te stesso e hai la possibilità di far valere di più le tue idee. Sicuramente il bullismo è una realtà esistente anche nelle scuole che ho frequentato all’estero, ma devo ammettere che lì i professori sembravano più attenti a questa problematica. Una volta a settimana la prima mezz’ora di lezione si passava con un tutor, per l’esattezza 1 ogni 8 studenti. Con lui potevi confrontarti e ricevere consigli, parlare dell’andamento scolastico, del tuo rapporto con i professori e gli altri studenti. Ricordo inoltre una presenza del preside più attiva e interessata alla vita degli studenti, con il quale potevi chiedere un colloquio in caso di necessità.
La vostra ascesa sul web è iniziata più o meno nel 2011, e in un’intervista tu, Fede, hai detto che «all’inizio proprio sul web ci massacravano». Quando è stata la prima volta che vi siete confrontati con le offese sul web?
Fede: Forse all’inizio eravamo visti come “diversi” perché invece di andare a giocare a calcio al parco con gli amici (che poi facevamo anche quello, in realtà!!), ci vedevano come due ragazzi che passavamo molto tempo in una cameretta a fare musica, scrivere canzoni e inseguire un sogno.
Alcuni ci scrivevano commenti molto negativi, e francamente non eravamo abituati a gestire tutto questo. Poi, con il passare dei mesi, abbiamo imparato come ignorare questo tipo di negatività, anche grazie al sostengo delle persone che credevano in noi.
Diciamoci la verità, però. Gli insulti fanno male, anche a due come voi che magari non sono stati mai davvero bullizzati e incarnano il prototipo dei belli-occhi azzurri-e sorriso-fascinoso. Benji, tu nell’ottobre del 2016 hai lanciato un video in cui senza mezzi termini dicevi chiaramente che non siete solo un bel faccino, ma che lavorate sodo per raggiungere il successo che vi siete meritati. E si vedeva che eri incazzato!
Come mai alla fine di un anno di successi splendidi avete sentito la necessità di prendere posizione pubblica contro chi vi offendeva sul web?
Benji: In realtà il problema degli haters non è mai stato così rilevante per noi in questi anni… abbiamo sempre accettato gli insulti sia come un effetto collaterale del nostro mestiere, sia come mezzo per migliorarci, e non ci siamo fatti influenzare dalla negatività esterna. La decisione di fare quel video era per spiegare alle persone che ci seguono che non siamo dei bambolotti incapaci di rispondere e reagire alle offese, ma abbiamo fatto la scelta matura e consapevole di non alimentare la negatività rispondendo a persone che chiaramente non cercano un confronto costruttivo. Oggi il problema non penso si sia “sgonfiato”, gli haters ci sono sempre, semplicemente con il tempo impari a dargli l’importanza che meritano, a migliorare e a crescere.
Fede: Abbiamo voluto prendere una posizione per spiegare che le critiche fini a se stesse, non quelle costruttive, non hanno nessuno scopo.
Oltre ad una bella faccia, penso che in questo lavoro ci voglia caparbietà, capacità di comunicare con le persone in un certo modo e spontaneità. Abbiamo dimostrato di credere nel nostro lavoro e di non essere costruiti da terzi. Rappresentiamo esattamente quello che siamo.
Ci sono casi in cui gli hater arrivano a istigare alla violenza fisica contro un personaggio pubblico, è successo ad esempio mesi fa a Bebe Vio. In quel casopensate ci sia il rischio che un folle passi dalla parola ai fatti? Come pensate che si possa riconoscere il rischio vero?
Benji: Penso che con la diffusione dei social network sia diventato più facile per alcuni sentirsi liberi di giudicare e insultare qualcuno da dietro ad uno schermo, usando termini e parole che onestamente queste persone non userebbero mai di persona, nella vita reale. Ogni situazione va però valutata singolarmente e se insorgono minacce di qualsiasi tipo, penso che sia sempre meglio tutelarsi denunciando il fatto e la persona alla Polizia Postale.
Dopo il vostro video del 2016 contro gli haters sono nate community di vostri fan per difendervi. Ma non è tutto esagerato? Non possiamo semplicemente goderci due cantanti e le loro canzoni, oppure non ascoltarli? Dobbiamo per forza decidere se spandere invidia oppure odiare gli odiatori?
Benji & Fede: A volte su Internet le cose diventano assolutamente esagerate e si va oltre. Noi abbiamo imparato col tempo a gioire della parte sana della rete, che assolutamente esiste ed è la maggioranza, e a gestire i cosiddetti haters senza alcun odio. Le opinioni che contano per noi sono quelle dei nostri amici, delle famiglie, delle tante persone che ci vogliono davvero bene e vogliono il nostro bene, compresa una crescita positiva della nostra carriera. È a loro che – anche online! – dedichiamo il nostro tempo, le nostre attenzioni, e ovviamente la nostra musica, perché alla fine si torna sempre lì: è solo grazie alle persone che credono in noi che riusciamo a vivere facendo quello che per noi è il mestiere più bello del mondo.
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