Miti: Bob Marley

di Redazione Smemoranda

Rivoluzionari

Quest’anno ne avrebbe compiuti settantacinque, Robert Nesta Marley. È morto che ne aveva poco più di trentacinque, e mai come in questo grigio 2020 mancano le vibrazioni positive della sua musica, che aveva sorprendentemente conquistato il mondo negli anni Settanta.

Un regista giamaicano bianco, Perry Henzell, realizzando The harder they come, un film sulla storia di un rude boy di Kingston, musicista e assassino, interpretato da Jimmy Cliff e distribuito negli USA nel 1973, contribuì in modo decisivo a rendere il Reggae non un fenomeno locale e per pochi intimi, ma un sound cantato e ballato in tutto il mondo.
Le radici del reggae affondano nella schiavitù della gente di Giamaica: Cristoforo Colombo trovò ad accoglierlo sulla costa nord di St. Ann gli indiani Arawak, una tribù con uno stupefacente patrimonio di canti e danze che successivamente venne pesantemente contaminato dalla cultura africana, prodotta dallo schiavismo importato in Giamaica negli anni dell’occupazione coloniale inglese, e dalle successive dure lotte per la libertà.
Solo verso la metà degli anni Sessanta il reggae cominciò a varcare i confini dell’isola e ad affacciarsi sulle sponde nordamericane influenzando la musica rock ben oltre il “peso specifico” commerciale del movimento reggae.

Bob Marley, gli inizi

Il merito dell’affermazione della musica reggae nel mondo va indiscutibilmente attribuito a lui, Bob Marley, nato a Nine Miles, in Giamaica, nel 1945 da padre inglese e madre giamaicana. Bob adorava Ray Charles e come tanti altri giovani vedeva nella musica la possibilità di fuggire dalla povertà del ghetto di Kingston. A soli sedici anni tentò di registrare il suo primo album quando in Giamaica impazzava un genere musicale inventato nell’isola, lo ska.
La vera svolta avvenne nel 1964, quando Marley, con Peter Tosh e Bunny Livingston, diede vita ai Wailers di cui divenne leader indiscusso. L’anno successivo suonarono un po’ ovunque, raccogliendo consensi diffusi.
L’evoluzione inevitabile portò nel 1966 Bob e i Wailers ad abbandonare il genere ska; si lanciarono nella musica reggae ottenendo grande successo. Nel 1971 stipularono un contratto discografico con la Island Records; per la prima volta la musica reggae aveva accesso ai grandi circuiti discografici, al pari della musica rock.

Il primo album fu Catch a fire a cui seguì Burnin’. Eric Clapton incise un clamoroso singolo di Marley, I shot the sheriff.
Il successo in tutto il mondo di Bob Marley & The Wailers fu esplosivo; seguì l’immediata scalata alle classifiche discografiche, non solo nordamericane.
Numerosi concerti in Europa, nel 1975, consacrarono Bob Marley profeta della musica reggae nel mondo; il concerto di Londra diede vita a un album live che si piazzò ai vertici delle classifiche: ancora oggi è venerata, quella versione live di No woman no cry.
Fu in quel periodo che Peter Tosh, da sempre al fianco di Bob, decise di intraprendere con successo la carriera di solista.

Da No Woman, no Cry al successo mondiale

Nel 1976 i nuovi Wailers vennero proclamati band dell’anno dalla rivista Rolling Stone: negli USA scoppiò la reggae-mania e l’album Rastman vibrations riuscì a devastare il mercato discografico. Bob fu anche vittima di un attentato, per fortuna senza gravi conseguenze. Divenuto ormai una superstar di livello internazionale, la sua vigorosa vena politica si fece ancora più esplicita, fino a farlo diventare il simbolo delle lotte di liberazione del terzo mondo.
Il nuovo album Kaya svelò un artista diverso che rendeva omaggio all’amore e al potere della ganja, che i rastafariani fumano per essere più vicino a Dio.

La morte e l’eredità

Durante una tournée americana nel settembre del 1980 le condizioni di salute di Marley, ammalato di cancro, precipitarono. I medici di New York diagnosticarono un tumore ormai esteso al cervello, ai polmoni e allo stomaco. Alcuni mesi dopo, l’11 maggio 1981, Bob Marley si spense in un ospedale di Miami. Centinaia di migliaia di giamaicani lo accompagnarono nel suo ultimo viaggio e ancora oggi il suo mausoleo è meta di pellegrinaggio per i fans di tutto il mondo.

Musicista, cantante, poeta, portabandiera della musica reggae e coscienza nazionale del popolo giamaicano, Bob Marley è entrato nella storia e nel mito nonostante abbia vissuto solo 36 anni. Una vita breve che ha lasciato un segno indelebile nella storia del rock, e soprattutto ci ha regalato un grandissimo sound.