Sbullizzati 8 Uno scout su Instagram

di Salvatore Vitellino

Sbullizzati
Sbullizzati 8 – Uno scout su Instagram

Questa è una storia vera.

Alzi la mano chi non ha mai avuto a che fare con gli scout almeno una volta nella sua vita? Gli scout sono un’istituzione mondiale! Gli zaini, le escursioni, la vita in tenda e il cameratismo con i compagni. Quando si vedono le comitive di Lupetti con le loro divise sembrano tutti affiatati, eppure anche lì si annida il rischio di sputtanamento e la cattiveria.
Ne ha fatto le spese il nostro Simone. Lui è uno pacioso, l’antitesi del Rambo da tenda e da vita scout. Anzi, lui agli scout non voleva neanche andarci, hanno insistito la mamma e il papà pensando che anche per lui, come per il fratello maggiore, sarebbe stata un’esperienza utile e formativa.

Simone, invece, è un tipo da casa e divano, preferisce starsene a leggere i fumetti e giocare ai video giochi, anche a quelli violenti… Lo sa che non gli farebbe male un po’ di sport, che dovrebbe essere un po’ più competitivo, si dice fra sé e sé «se a volte avessi anche nella vita di tutti i giorni un po’ di quella grinta che ho quando gioco almeno saprei difendermi e non reagire come un’ameba». Ma ognuno è fatto com’è fatto, se non gli piace lo sport e ha altri interessi che male c’è?
Perché tutti questi pensieri? Perché da due notti Simone non dorme… la sua testa è un vortice di paure, frasi non dette che andrebbero dette e parole ascoltate e lette che andrebbero eliminate… eppure è tutto lì così presente. Lì, sugli schermi, sui social.

Durante il week end il suo gruppo scout ha organizzato un’escursione in montagna e Francesco e Giorgio, capo e vice squadriglia, hanno deciso di documentare con delle foto le loro attività. A Simone le foto non piacciono, perché con quell’aria un po’ nerd non è proprio fotogenico. Le foto avevano l’obiettivo di ritrarre la quotidianità del campo scout: Francesco che cucina il pollo sul fuoco, Giorgio che costruisce la tenda, Luca che scala un’altura e Simone… che scivola, Simone che russa, Simone che non trova gli occhiali.
Lunedì su Instagram l’album s’intitolava: Cosa uno scout non farà mai: Simone al campeggio, storia di uno sfigato.

La notifica è arrivata alle 11… quando è l’intervallo un po’ in tutti gli istituti, Giorgio e Francesco infatti frequentano un’altra scuola. Quindi lo hanno fatto apposta! Quando hanno pensato di fargli questa carognata? Mentre scattavano le foto o dopo, arrivati a casa mentre le scorrevano? Che importa, il fatto è che a lui Giorgio e Francesco non sono mai piaciuti, troppo perfidi con lui, poi lui manco voleva andarci in quel campo scout!

Pensa in fretta Simone, mentre gli viene un groppo alla gola di ansia, vergogna e rabbia. Non saprà scalare le rupi e montare in 5 minuti la tenda, ma sui social sa muoversi bene, ed è anche informato, a differenza dei suoi coetanei:  ad esempio sa che da qualche mese c’è una nuova Legge che rende possibile richiedere la rimozione dei contenuti imbarazzanti e offensivi al Gestore del social. Fa una veloce ricerca e trova come effettuare la segnalazione su Instagram dal proprio profilo: “posso anche farlo da me perché ho 15 anni… meglio che mamma e papà non vengano a saperlo o esagereranno come sempre”.
“Messaggio inoltrato… vediamo cosa succederà” – pensa Simone.
Il social gli risponde che i contenuti sono effettivamente dannosi per l’immagine del ragazzino e dopo poche ore l’album non si trova più… e anche tutti i commenti, spariti anche quelli!
È un sollievo… pensa Simone, ma in quelle poche ore chissà quanti avranno visto l’album della vergogna, Giorgio ha un sacco di followers che seguono il suo profilo… La catena di pensieri rotola fino a Licia, quella ragazza che a lui sembra gli parli con una simpatia genuina, una delle poche visto che in realtà non ha vere amiche. Orrore! pensa, forse l’ha visto pure lei, non mi parlerà mai più dopo aver visto la mia foto sul water…
Per tutto il pomeriggio si macera su questi pensieri, esce da scuola con la testa nel petto, quasi come un ladro che non vuole dare nell’occhio. Tornato a casa si chiude in camera. Vorrebbe parlare con qualcuno… ma con chi? Con gli amici meglio di no, non stuzzicare il can che dorme, magari non hanno visto l’album su Instagram e andare a sollevare la curiosità lo angoscia più della sua solitaria angoscia. Però se non indaga come fa a sapere a che punto è arrivato il contagio dello sputtanamento? Bel dilemma. Mamma e papà? Neanche a parlarne, sennò poi esagerano come al solito e magari finisce che vanno a reclamare con i capi scout, o peggio chiamano i genitori di Giorgio e Francesco, sai che figura!
Pensa a tutte queste cose per giorni, a scuola è un tormento, cerca di evitare il confronto con tutti e ogni sguardo gli sembra che alluda a sfotterlo. A casa, poi, rimugina su ogni singolo dettaglio della mattinata, mentre naviga a caso su internet.

Proprio il terzo pomeriggio, leggendo della legge contro il bullismo trova citato Telefono Azzurro. Lo conosce, ne ha sentito parlare, quando era piccolo e i suoi lo sgridavano li minacciava, diceva “e io chiamo Telefono Azzurro e gli dico che non mi date i giochi” e i suoi ridevano per l’ingenuo ricatto. Adesso anche lui ci sorride, ma lo stupisce scoprire che sul sito di Telefono può scrivere a una chat per avere un consiglio in casi simili al suo.
Accede alla chat dal sito e immediatamente riceve una risposta al suo «ciao… sei un computer?» No, non è un computer, è una persona e sembra anche simpatica.
Simone digita: «scrivo per chiedere se esiste un modo per far passare la vergogna… ho 15 anni e mi pesa scrivere questa cosa ma sono a pezzi… ho segnalato ad Instagram e quell’album ridicolo è stato rimosso… è stato utile ma sono già passati tre giorni e non smetto di essere nervoso… e se penso che sabato ci sarà la riunione scout in cui rivedrò tutti non so cosa fare… oltretutto i miei genitori non sanno nulla e di conseguenza vorranno che io vada… loro ci tengono che io mantenga i miei impegni.»

Le parole che gli giungono dallo schermo hanno il potere di calmarlo, anche se non è una persona in carne e ossa ma il suo pensiero. Guarda che non devi sentirti una pecora nera, gli dice l’operatrice di Telefono Azzurro, molti ragazzi e ragazze come te, più o meno della stessa età, hanno subito un’umiliazione sui social, e poi si sentono comunque umiliati anche a distanza di tempo; ce ne sono un sacco. E sai qual è il loro problema? La solitudine, perché nel loro silenzio l’umiliazione si ingigantisce. Vedi solo lati oscuri e nessun appiglio, pensi di non poterti fidare di nessuno e intanto ti maceri dentro. Se pensi che sabato sarà una tortura tornare dagli scout, scrive Telefono Azzurro, perché non informi il capo scout dell’accaduto?
Simone fa 2+2: così non vado da nessuna parte, più non ne parlo e più sto male, e tutto questo per colpa mia o per due stupidi che mi hanno preso in giro? E se non è colpa mia ma colpa loro è bene che si assumano le loro responsabilità, quindi che male c’è a informare di quanto avvenuto il capo scout? C’è un altro problema, però, lui lo sa e la tizia all’altro computer lo ha capito benissimo.
Ma tu Simone vuoi proprio andare agli scout?
No, li odio, odio la fatica, il disagio della tenda, le sudate.
Ma allora perché non parli con i tuoi genitori apertamente di  cosa ti piace? Di come vuoi impiegare il tempo libero?
In effetti Simone ha un desiderio segreto, nel senso che finora non ne ha parlato con i suoi: iniziare un corso di chitarra. «E allora diglielo», lo esorta l’operatrice. Sì, lo farò. Simone è deciso, sente di essere più sicuro di sé, delle proprie risorse e più consapevole delle proprie caratteristiche.
Era partito per risolvere un problema e ha capito che in fondo il problema era un altro. Ma fare quello che non si vuole davvero. Mai farsi imporre qualcosa che sentiamo contro il nostro talento. E se sono i genitori a farlo, perché pensano di fare il nostro bene, parliamogli, riveliamogli quello che ci piace sul serio, nel profondo.