
L’intervista di oggi è dedicata a Pablo Trincia, famosissima Iena, che per due anni ha condotto la trasmissione #Mai più bullismo, su Rai Due (qui trovate tutte le puntate!).
Smemoranda: Hai raccontato sui giornali che alle medie hai subito aggressioni. Ci racconti com’è andata, e com’è finita?
Trincia: Be’ in prima media, qui a Milano, c’erano i classici bulli che mi avevano preso di mira… poi io avevo un modo di scherzare che forse li irritava, quindi peggioravo la situazione. Erano dei bei soggetti, con famiglie un po’ disagiate alle spalle, e mi sono beccato calci e qualche occhio nero. Poi, quando mi sono reso conto che io per primo dovevo avere un atteggiamento diverso, le cose si sono sistemate…
Ma l’hai detto ai tuoi? Sono intervenuti i prof?
Sì, l’ho detto ai miei, anche perché se vai al pronto soccorso per una mano slogata devi spiegare ai tuoi cos’è successo. E loro sono stati molto comprensivi, anziché arrabbiarsi mi hanno aiutato. Non abbiamo coinvolto i professori, però. Mio padre è stato molto concreto e mi ha detto: da un lato impara a difenderti e fatti rispettare, ma dall’altro rispetta gli altri e non creare situazioni che possono infastidirli. Il giorno dopo uno di questi bulli, tanto per sfregio, mi tira un calcio, ma io sono riuscito a prendergli al volo la gamba e a farlo cadere. Tutti si sono messi a ridere e da quel giorno sono finite le prese in giro.
Pensi che oggi il bullismo sia cambiato rispetto a quando eri ragazzo? O se ne parla solo molto di più perché i social fanno da cassa di risonanza, ma alla fine le cattiverie sono le stesse oggi come 20 o 30 anni fa?
È tutto uguale ad una volta. Non si è evoluta la cattiveria dei bulli, sono i social, i video che lo rendono più visibile! Non è che prima non ci fosse il bullismo, è solo cambiato il modo di informare sul tema. Culturalmente se ne parla di più, ma questa sovraesposizione mediatica non sempre fa bene…
Vuoi dire che più se ne parla e peggio è? Che magari vedendo quei video che girano di umiliazioni a compagni o di aggressioni ai prof qualcuno si mette a imitare?
No, non voglio dire questo, è che quando c’è troppa attenzione su un fenomeno, può esserci sempre il rischio che si creino meccanismi perversi. Si crea un clima di odio verso i bulli sui social, gli si augura la morte, il peggio… e questo non è mai un bene. Poi si dà la colpa alla scuola; e c’è sempre il rischio di creare una sorta di isteria collettiva che porta a vedere il bullismo ovunque, anche dove magari c’è solo un’ incomprensione. È un rischio, non è sempre così, ma basta leggere i commenti sui social dopo le puntate di Mai più bullismo, per rendersi conto che gli animi sono esagitati… Ad esempio, l’idea di base del programma era “non diamo ragione a priori ai bullizzati, impariamo ad ascoltarci e ricominciamo daccapo”. Ma una delle cose sgradevoli che notavo dopo ogni messa in onda delle puntate era che non potevi mai prevedere l’esito e gli sviluppi sui social. Per quanto tu voglia mandare un messaggio positivo di dialogo, quando posti il video delle storie parte sui social il massacro anonimo, e c’è chi attacca i compagni di classe della vittima dicendo cose tipo: “pezzi di merda, picchiateli, cacciateli dalla scuola! I loro genitori sono dei dementi!”. Se già è stato difficile far parlare fra loro questi ragazzi, non fa piacere ritrovarsi bersaglio, e non aiuta a ricreare un clima sereno in classe. Per non parlare poi delle famiglie, dei genitori…
A proposito dei genitori… Nella trasmissione, dopo le riprese eseguite in classe di nascosto dalla vittima, con il ragazzo incontravi il preside, i bulli, e ovviamente i genitori del bullizzato. Ma i genitori dei bulli no. Perchè? Non si vogliono mettere in discussione?
Be’ su questo aspetto devo dire che spesso il vero, grosso problema sono le famiglie: dei bulli certamente, ma – ahimé – anche dei bullizzati. Caricano i ragazzi di ansie. I figli hanno i loro problemi in classe, poi arrivano in casa e magari le madri rispondono al posto loro per prenderne le difese. Ma ti sembra giusto che dei genitori si mettano a litigare via chat con i compagni del figlio? Purtroppo in molti casi c’è una immaturità di fondo dei genitori. Anziché cercare di capire il perché della violenza, che sia contro o da parte del proprio figlio, invece di parlarne con lui e gli altri genitori, finiscono per chiudersi a riccio. Non vogliono vedere il problema e difendono i figli a spada tratta, anche se sono responsabili. Se non venivano filmati i genitori dei bulli era proprio per questo: non erano disposti e mettersi in discussione. C’era chi diceva: “Ah, ma mio figlio non fa queste cose!”, oppure “Ma così parlate male della scuola”. C’era anche chi criticava il fatto che la vittima fosse venuta in classe con la microcamera, qualcuno ha minacciato di fare causa per questo. Ho anche assistito a madri che litigavano fra loro. Insomma, alla fine quasi nessuno si poneva la domanda fondamentale: cosa possiamo fare per i nostri figli, che magari sotto sotto sarebbero pure disposti a parlarsi tra di loro?
Perché secondo te i ragazzi sentivano il bisogno di rivolgersi alla tua trasmissione per risolvere il loro problema? Non hanno avuto il coraggio di parlarne con i genitori? Vuol dire che il loro principale nemico, oltre ai bulli, è la solitudine?
Tecnicamente non è così, perché è vero che a volte le vittime ci contattavano per conto loro, ma in ogni caso tutto doveva poi passare dall’autorizzazione e dal confronto con i genitori. Se vogliamo vederla in maniera più ampia, allora torniamo a quello che dicevo prima, le ansie di cui i genitori caricano i figli alla fine li rendono insicuri. In questo senso sì, sono soli.
Negli ultimi mesi le minacce ai professori sono state tante: la professoressa di Caserta accoltellata al viso da un suo studente che non voleva essere interrogato; i ragazzi di Lucca che minacciavano il loro prof con tanto di video postato. Così come i genitori che pestano un prof perché ha osato rimproverare il figlio. Come possiamo ridurre il bullismo, se non c’è più il rispetto per l’autorità degli adulti? Se i genitori non rimproverano i figli ma pestano i prof?
Bel problema, ma non ho una risposta. Lo so, è grave. Ci vuole un cambio generazionale e la famiglia è il centro di tutto. Spesso i genitori incontrati durante la trasmissione dicevano che era colpa dei professori perché non era possibile che non si accorgessero di nulla. Ma non è sempre così, perché spesso e volentieri le angherie dei bulli avvengono negli intervalli o quando non ci sono adulti di mezzo. Mentre invece i professori ci raccontavano che i genitori si schierano contro di loro se danno un brutto voto ai figli. Ai miei tempi se prendevo un voto basso erano cavoli miei, mio padre mi diceva “Studia” e nessuno pensava che andasse messa in discussione la figura del prof, ma al massimo la mia buona volontà. È una questione ampia, di cui il bullismo è una parte: in ufficio si chiama mobbing, in certi contesti estremi si chiama mafia. La differenza la fa la risposta. Purtroppo il rapporto scuola-famiglia è esemplare: i genitori sono i primi a non accettare l’autorità dei professori, i prof si chiudono sulla difensiva, e i ragazzi sono soli e senza riferimenti. Adesso, con la nuova legge, ci sono centri di ascolto nelle scuole, dove chi vuole e ha problemi può rivolgersi, parlare con un docente preposto o, dove c’è, con uno psicologo.Mi sembra un servizio utilissimo per i ragazzi, ma credo che dovrebbe coinvolgere anche i genitori. La vera rivoluzione deve partire dalla famiglia, che deve collaborare con la scuola, non viceversa.
Be’, insomma, per tirare le somme, la tua opinione sull’immediato futuro sulla capacità dei genitori e della scuola italiana di affrontare il problema “bullismo” mi sembra abbastanza pessimista…
Sì, abbastanza… a meno che non ci sia quel vero cambiamento generazionale che auspicavo…
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