#CES2014 nulla è per sempre…

di Colette Depero

Attualità
#CES2014 nulla è per sempre…

La scorsa settimana c’è stata la fiera dell’elettronica a Las Vegas. Si chiama CES. Io sono molto immanicata con quelli che scrivono di tech, perché una volta ero una di loro. Forse lo sono ancora, non lo so ragazzi, non mettetemi in difficoltà. Smettetela, tutte le volte è la stessa storia: volete entrarmi nell’anima.

Tant’è. Ho intervistato Maurizio Pesce, tech editor a tutto tondo per Wired Italia alla sua quarta edizione di CES che si sta riprendendo ora dal jet leg, con la ferma intenzione di sapere se a Las Vegas si fosse sposato con una portoricana nerd programmatrice di giorno e lapdancer di notte. Ma per farlo ho dovuto prima chiedergli le novità in ambito games, video games, software e bambini

selfie di Maurizio Pesce

– Ciao Maurizio

Ciao.

(al telefono sento che mi odia)

– Le interviste su Smemoranda funzionano che devo essere divertente quindi riporto i tuoi virgolettati correttamente, ma in un quadro dalla dubbia trasparenza.

– Ok. 

(l’odio si taglia col coltello)

Oculus Rift 

– Entriamo subito in medias res (ma noi sappiamo che il dunque è quella cosa del matrimonio…). Dimmi che cosa ti ha più colpito nella sfera games:

Oculus Rift. E lo spiego bene in un mio pezzo per Wired. E’ un visore alla sua terza edizione, io ne ho provato il prototipo. Si tratta di una maschera che ti fa giocare in una realtà virtuale. Avevo provato i prototipi anche le scorse edizioni e mi avevano nauseato. 

– E che hai visto? Hai potuto giocare?

Purtroppo non ho giocato perché è un prototipo e quindi ho esperito un ambiente di sviluppo: vulcani, elfi, ci si poteva muovere fra queste realtà…

– Qual è il futuro dei videogiochi, o il presente?

Due cose si uniranno nei futuro dei videogiochi: la realtà virtuale e le wearable technologies. Sarà possibile immergersi in un’altra realtà e giocare indossando una tutina. Ho visto un esoscheletro fatto di elastici, che tracciava la mia presenza. Uno strumento del genere dà estrema liberta di gioco. E poi c’è la connessione sempre e comunque.

– Ovvero?

Tramite le wearable technologies come braccialetti, orologi, e con le varie app è possibilie tenere un tracciato di tutto, anche dell’attività di gioco.

wearable tech

– E la nostra privacy è a rischio?

Dipende da quali paletti vengono messi. Tutto sta nel non condividere quello che non vogliamo si sappia: una localizzazione, uno status. Si possono usare dei lucchetti, le liste di distribuzione sui social. Oppure Snapchat, che cancella dopo pochi secondi la foto.

– Eh appunto, parliamo di Snapchat. Tu ce l’hai, lo usi?

Io l’ho provato ma nessuno dei miei amici ce l’ha. Nick D’Aloisio, il giovanissimo londinese che ha venduto Summly a Yahoo (un aggregatore di notizie ndr) sostiene che Snapchat riporti la comunicazione sui social alla normalità: nella realtà nulla è per sempre. Mentre sui social network resta tutto per un po’ di più che una manciata di secondi.

– Secondo te la Smemo continuerà ad esistere?

Perché no? Asssolutamente sì, con l’utilizzo di appiccicarci cose materiali, dediche. E’ un aggregatore di contenuto.

– E’ successo qualcosa di strano a Las Vegas, che so, ti sei sposato con una portoricana nerd programmatrice di giorno e lapdancer la notte? Sei entrato in contatto con dei casi umani?

C’erano cose strane. Uomini che indossavano i Google glass e prendevano appunti su di un blocchetto di carta. Però non ho fatto tanta vita mondana: al CES chi si ferma è perduto.

(l’odio ha raggiunto le stelle).

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