Coma_Cose, l’ironia per sentirsi in equilibrio col mondo

di Michele R. Serra

Le Smemo Interviste - News

Abbiamo raggiunto Fausto Lama, metà del duo che ha rotto l’internet tra 2017 e 2018 con singoli come Post Concerto e French Fries, e adesso sta portando in giro per i palchi d’Italia il primo album Hype Aura. Questi sono i suoi pensieri sparsi, scritti sulla Smemo. Tutto il resto è scritto chiaramente (o no?) nelle canzoni dei Coma_Cose.

La Smemo 2020 si intitola “Mai Senza”: qual è il vostro personale Mai senza?

Se rispondesse Francesca credo che direbbe una cosa molto semplice e concreta, tipo: mai senza accendino. Io veramente ho smesso di fumare da qualche mese, quindi al momento sono senza mai senza.

A proposito di Francesca, ovviamente la cosa più bella che ti è successa grazie al progetto Coma_Cose è stato conoscere lei. Ma tipo, la seconda qual è?

Ritrovare libertà, in un certo senso. Io facevo già musica prima dei Coma_Cose, ma ero diventato un po’ schiavo del percorso canonico, fare una serie di uscite, i singoli: quando mi facevo chiamare Edipo, quattro anni fa, l’industria discografia era indietro, era ancora molto più simile a quella di venti anni fa. Sono stati gli ultimi anni a darci una vera libertà creativa. Io ho sempre fatto musica perché ne sento la necessità, non per il discorso soldi-successo-fama, quindi è chiaro che la libertà creativa diventa ancora più importante. Avevo spento la fiammella della musica, poi l’ho riaccesa quasi per gioco. E le cose sono andate bene…

Dire che hai sempre fatto musica è quasi riduttivo. Praticamente hai attraversato varie fasi della musica italiana degli ultimi vent’anni, hai cambiato anche diversi stili… C’è qualcosa che è rimasto uguale?

Sicuramente quello che è rimasto uguale è che uso la musica per cercare gente simile a me. Per me la musica è sempre stata un modo per lanciare un razzo di segnalazione, per dire: “Io sono qua”. La musica si fa per tanti motivi, no? Credo che il mio sia questo. Certo, c’è anche – come dire – il tentativo di espiare qualcosa, e poi l’insicurezza… Io non ho ancora chiuso i conti con me stesso, vivo sempre in una sortia di precarietà emotiva, però ormai la musica è diventata la mia quotidianità. E mi permette di entrare in una sorta di empatia con gli altri. Io riesco a farlo con la musica, chiacchierare al bar mi viene più difficile.

E invece cosa è cambiato, tra Baristi stagionali e Hype aura?

Beh, soprattutto che ho abbracciato completamente la bandiera della band, per così dire. So che può sembrare altisonante, però mi fa vedere tutto quanto da una prospettiva diversa. Il mio diventare adulto è stato in qualche modo portare la musica in famiglia. “Comunque vada l’inizio, alla fine saremo solo io e te“, non è una frase buttata lì a caso.

Domanda tecnica. Perché le produzioni affidate in toto ai Mamakass? Perché sono perfetti per i Coma_Cose?

Alla fine la prima cosa è stata un momento umano, nel senso che loro come noi stavano cercando un momento di riscatto: avevano fatto cose molto interessanti, come il lavoro con Andrea Nardinocchi, ma avevano sempre avuto problemi che non gli permettevano, come dire, di trovare uno sfogo. C’era una voglia comune di condividere qualcosa, ancora prima di arrivare concretamente alla musica. E infatti il nostro rapporto ormai è molto oltre la musica.

Parliamo di ironia, visto che tutti dicono che i vostri testi sono molto ironici (ok, è vero). Ma l’ironia serve ancora a qualcosa, o solo a riderci sopra se sei disperato?

L’ironia oggi forse è diversa da com’era un tempo. Penso a quella che nasceva con la satira, quella degli anni Settanta… forse erano anni in cui si pensava di poter cambiare qualcosa con l’ironia. Oggi i valori che abbiamo – il superuomo, il superbello, il superfigo – non lasciano più molto spazio all’ironia. Però io mi sono sempre divertito. L’ironia è quello che mi ha tenuto in equilibrio col mondo.

Domanda Smemo. Che tipo eri, ai tempi della scuola? Ti consideravi uno “popolare”?

Mah, ni. Nel senso, non ero totalmente fuori da tutto, ma ero abbastanza poco popolare, diciamo. Nella scuola dove andavo non c’era molta gente che ascoltava hip-hop, ai tempi andava molto di più il rock, o la musica elettronica. Mi ricordo che una volta ho preso una nota sul registro perché avevo i pantaloni larghi. Giuro. Sembra la preistoria, no?

 

 

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Questo contenuto è realizzato in collaborazione con Indiegeno Fest, dove i Coma_Cose hanno suonato la sera del 4 agosto.