Festa della donna? Come rispondere agli stereotipi, combattere gli abusi e costruire una nuova parità

di Alessia Gemma

Recensioni

“La lotta contro la violenza e la lotta per l’uguaglianza sono legate.” Judith Butler*

Illustrazione di Susanna Gentili, in Contro ogni violenza sulle donne

Il 25 novembre è la giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Siamo nel 2020 e ancora è necessario spiegare al mondo che le botte fanno male, che se date troppo forte ammazzano e che se date senza ammazzare segnano per sempre una persona. Il messaggio non arriva, perché ad oggi continuano a subire violenza migliaia di donne in tutto il mondo, anche vicino a noi, tra le loro mura domestiche e dai loro affetti prevalentemente. Spiegare poi che la violenza non è solo quella fisica è la grande impresa. 

Ricapitolando, la regola semplice semplice è:

non si ammazza.
Non si danno le botte.
Non si ammazzano le compagne.
Non si danno le botte alle fidanzate.
Non si condividono con gli amici o con quelli del calcetto i video intimi.
Non si violentano le ragazze. No sigifica no.
Non si violentano le ragazze che inviti alle tue feste.
Non si violentano le ragazze che inviti alle tue feste strafatti di coca.
Non si insultano le persone sui social.
Non si insultano le donne, neanche sui social.
Non si minimizza mai la violenza fisica, psicologica e verbale su chiunque.
Non si minimizza mai la violenza fisica, psicologica e verbale sulle donne.

Sembra l’ABC dell’asilo e invece sono le norme non di buonsenso ma legali che ancora in troppi non rispettano.

Francesca Sironi ha provato allora a costruire uno scudo, un prontuario, un kit di sopravvivenza per donne vessate e uomini sbagliati.

Il libro appena uscito Contro ogni violenza sulle donne parte raccontando che la colpa è innanzitutto degli stereotipi che “sono una rappresentazione che dà corpo a una certa idea, socialmente costruita, di genere, femminile e maschile. Ogni cornice che inquadra le donne come persone più deboli non è naturale. È un’architettura di potere. È il risultato di miliardi di immagini, parole ed esempi che si sono stratificati nelle coscienze e che portano a dare per scontato chi eredita lo scettro nelle relazioni e chi vi rimane escluso. Sono differenze di sistema, non di Dna.”. Pag 17

Il cammino verso la propria libertà è dunque di conoscenza, lotta e coraggio. È molto rischioso ma spesso funziona.

Sapere è potere ci dice l’autrice, eppure:
“Più di centotrenta milioni di bambine non possono entrare in classe, nel mondo. Non possono imparare a leggere e a pensare in modo indipendente. […] Eurostat, l’ufficio statistico dell’Unione Europea, rileva come nella popolazione fra i 25 e i 64 anni in Europa la presenza femminile all’università sia più alta di quella maschile: il 35 per cento delle donne europee ha una laurea, rispetto al 30 per cento degli uomini. Però… solo il 32 per cento delle cattedre universitarie in Italia vede di ruolo delle professoresse. Le donne studiano di più. Ma arrivano meno al vertice.” pag23

Anche questo rientra tra le violenze inflitte al genere femminile.
Le cose non migliorano dopo che hai studiato, quando e se entri nel mondo del lavoro: “secondo le stime del Forum economico mondiale, per arrivare allo stesso traguardo, ovvero alla parità salariale, il mondo impiegherà 257 anni. Per ogni dollaro guadagnato da un uomo, una donna prende oggi 77 centesimi. […] La differenza di retribuzione, a fronte di funzioni e competenze simili, è dovuta spesso alla difficoltà per una lavoratrice di ottenere aumenti in busta paga, a causa di stereotipi radicati secondo i quali una donna che domanda di più viene ritenuta presuntuosa.”. pag 29
Sì anche questa è violenza sulle donne, hai voglia.

Illustrazione di Susanna Gentili, in Contro ogni violenza sulle donne

Alla fine di questo resoconto si potrebbe pensare che si provi la voglia di essere uomini, perché per loro le cose sono evidentemente più facili. E invece no, perché lette così tutte insieme queste informazioni generano un po’ di disprezzo. L’impegno comune deve essere invece quello di immaginare una cultura che non discrimini così da ottenere giustizia sociale per donne e uomini.

Illustrazione di Susanna Gentili, in Contro ogni violenza sulle donne

«La Convenzione è un rinnovato invito a promuovere una maggiore uguaglianza tra donne e uomini, poiché la violenza sulle donne ha profonde radici nella disparità tra i sessi all’interno della società ed è perpetuata da una cultura che tollera e giustifica la violenza di genere e si rifiuta di riconoscerla come un problema.» Convenzione di Istanbul sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica.

da Contro ogni violenza sulle donne, Francesca Sironi, Centauria edizioni, pag 79

*Judith Butler è una filosofa post-strutturalista statunitense. Si occupa di filosofia politica, etica, teoria letteraria, femminismo e teoria queer. Dal 1993 insegna al dipartimento di retorica e letterature comparate all’Università di Berkeley, dove dirige il programma di teoria critica