Dischi freschi contro la canicola 2: Augustine, Gerardo Balestrieri, Chiara White

di L'Alligatore

Recensioni

Questa fine agosto italiana è una delle più calde del secolo, rinfrescatevi con una ventata di musica indie! A ogni puntata, tre uscite da non perdere.

Augustine, Prosperpine

Augustine, che nome suggestivo!… e non avete sentito ancora il titolo del disco: Proserpine. Per non parlare delle canzoni in esso contenute, tredici pezzi con la voce della ragazza sempre al centro, la sua chitarra e molte, moltissime emozioni. Del resto, per un disco nato in completo isolamento (ma questa volta il covid19 non centra), ispirato al quadro di Gabriel Dante Rossetti “Prosperina”, con la dea latina dell’oltretomba nell’atto di guardare fugacemente verso uno sprazzo di luce apertosi dalle porte del palazzo dell’Ade, non c’era d’aspettarsi altro. “Prosperine” è un disco tra antico e moderno, rock e barock, sognante e tantrico. Ci sono tante cose dentro, dilatazioni spaziotemporali a mille, momenti mistici e momenti sensuali. Poche parole per descriverlo, bisogna ascoltarlo. Garantisce la label intelligente e alternativa I Dischi del Minollo, garantisce l’Alligatore.

Gerardo Balestrieri, Elettro Gipsy Pandemika

Be’, non mi sarei mai aspettato un album così dal cantautore veneziano Gerardo Balestrieri. Elettro Gipsy Pandemika è un prodotto musicale elettronico, nato in casa durante i vari lockdown, tra pc, sintetizzatori e vocoder. Del resto, se l’elettronica è entrata in pianta stabile nella nostra musica, non c’è da scandalizzarsi se anche un cantautore classico, ne fa uso. Un bell’uso massiccio ne ha fatto Gerardo a dire il vero. Le dodici canzoni dell’album sono un divertissement per fare qualcosa e non scoraggiarsi durante il blocco dell’attività musicale, facendo comunque musica. I pezzi hanno titoli tanto ironici quanto emblematici, tipo “Pandemik”, “Anti Social Network”, “Paracetamolo”, “Telefunken”, “Chomsky”, “Pantanjali”, “Metereologika”, e anche il “cantato elettronico” è sul filo dell’ironia. Copertina in linea con tutto questo discorso: c’è la famosa ferrovia monorotaia sospesa in quel di Wuppertal, dove nel 1971 il Balestrieri nacque, mentre a qualche chilometro di distanza i Kraftwerk pubblicavano il loro primo album.

Chiara White, Pandora

Tempo di scoperchiare vasi di Pandora? Chiara White, giovane musicante toscana di origini inglesi, l’ha fatto, intitolando il suo secondo disco proprio così Pandora. Un vero e proprio concept-album dedicato ai mostri dentro di noi, anzi, di lei. Un lavoro nato da un periodo di crisi, durante il quale ha provato a guardarli dal di fuori, per comprenderli e accettarli. “Ho scoperchiato il vaso di Pandora e ho trovato me” è l’interessante ritornello finale, della title-track messa strategicamente in apertura. Poi le altre canzoni analizzano, con spirito rock cantautorale altri sette mostri fino alla liberazione finale. Liberazione? Provate ad ascoltare questi nove pezzi intensi, a tratti giocattolosi, a tratti elettrici, per scoprirlo. Da dire che “Pandora” era stato pensato prima della pandemia, prodotto anche tramite il crowdfunding, è uscito solo a maggio di quest’anno. E io l’ascolto ancora adesso…