Anche se il meteo ci conforta, mai come quest’anno la fine dell’inverno è stata così avara di nuove speranze. E forse la musica non basta a scacciare le nubi oscure che sembrano addensarsi sul nostro futuro, ma senza dubbio aiuta. Ecco dunque una selezione di dischi terapeutici, rigorosamente provenienti dal mondo dell’indie italiano.
Cisco, Canzoni dalla soffitta/Live dalla soffitta
Un bel regalo per i fan e per festeggiare i 30 anni di carriera quello che ha fatto Cisco con questo doppio disco, un doppio sogno uscito sul finire del 2021 (i trent’anni effettivi sarebbero invece a febbraio 2022): Canzoni dalla soffitta/Live dalla soffitta. Nel primo, nuove canzoni, alcune delle quali parlano della pandemia con titoli inequivocabili come “Andrà tutto bene” con ironia e voglia di vivere e ricominciare alla sua/nostra maniera), “La finestra sul cortile”, dove narra cosa vedeva dalla finestra di casa sua durante il lockdown. Ma anche la carnascialesca “Baci e abbracci”, cantata con Cristicchi, che immagina la fine di tutto questo male come una festa, come dopo una guerra, ma anche “Lucho” dedicato all’amico Sepulveda (scomparso per il covid19), con trombe, piano, un gran ritmo. Il secondo disco, ripropone chitarra/voce/armonica delle canzoni sue, o dei MCR o di altri, come Cisco faceva durante il blocco totale collegato dalla sua soffitta tramite web. Scelte originali, tra le quali vi dico solo “Manifesto” (Bandabardò), “La pianura dei sette fratelli” (Gang), “Ovunque proteggi” (Capossela) e “Grande famiglia”… un’ora e mezza in tutto, di gran bella musica. Grande, grande musica!
Nevica, QuanTi
Elettronica con l’anima dentro quella di Nevica, che con QuanTi (scritto così, non è un errore) ha fatto un cd particolarissimo. Estremo saluto al padre scomparso nel 2019, Gianluca Lo Presti in arte Nevica, mescola dialoghi con il genitore in epoche passate, momenti di elettronica, tastiere, un modo di cantare che ricorda Battiato, con testi metafisici che possono altresì avvicinarlo al cantautore siciliano. Fatto quasi tutto in solitaria nel suo LotoStudio 2.0, con in più le percussioni di Jader Nonni e la chitarra di Sara Ardizzioni. E poi un gran bel progetto grafico di Mario Danelli: etereo celeste chiaro in linea con la musica, e poi quella frase di Paul Klee “L’arte non riproduce ciò che è visibile, ma rende visibile ciò che non sempre lo è”.
Flo, Brave ragazze
Flo e le sue Brave ragazze è un disco di una ritrovata voglia di raccontarsi al femminile. L’artista napoletana dopo avere letto il racconto di Anna Banti “Le donne muoiono”, ha deciso di dedicare un lavoro in musica a donne dimenticate. Biografie straordinarie di donne incredibili, poco raccontate, ma meritevoli di esserlo. Dieci brani (sei rielaborazioni/traduzioni e quattro classici), che ci narrano della donna nata maschio, della femminilità selvaggia, della madre adottiva, di prostitute … e di Leda Valladares, ricercatrice messicana degli anni ’40, Gilda Mignonette, la cantante napoletana più conosciuta in America (morta nella traversata New York/Napoli nel 1953), di Gabriella Ferri e della cubana La Lupe. Voce e chitarra, più tanto impegno e passione, ospiti quali Peppe Servillo e Paolo Angeli, per un disco che lascia dentro qualcosa.
Andreotti, 1973
Andreotti, altre generazioni penseranno a un politico DC della I^ Repubblica, un potente che ne ha fatte… (e non aggiungo altro), ma è probabile che ai ragazzi del 2022 non dirà nulla. Forse dirà qualcosa un cantautore pop, nato negli anni ’90, con lo stesso nome, uscito con un disco particolare intitolato 1973 (MiaCameretta Records). Una voce, un modo strano di cantare, quello di Andreotti. Nostalgico e ironico, a volte forte e sfrontato, a volte, timido e riflessivo, ma sempre malinconico, con melodie che vengono da lontano. Otto canzoni così, con titoli pop tipo “Batman”, “John Wayne”, “Batistuta”, “Righeira” per ripensare a un passato che è stato e non tornerà (nel bene e nel male). Malinconia pop come la copertina del disco, a colori sbiaditi, per uno spensierato giro in campagna. È il suo secondo disco, dopo “1972”. Aspettiamo “1974”.
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