Disney Magical World 2: altro che bambini

di Redazione Smemoranda

Recensioni

E voi, che rapporto avete con Topolino? Cioè, intendiamoci, non voglio fare domande imbarazzanti. È che alla fine la Disney ha un po’ questa fortuna: che i suoi personaggi prendono i bambini, però poi rimangono. E conosciamo personalmente uomini di venti, trenta, quaranta, cinquant’anni che ancora Topolino lo comprano, che smaniano per andare a Parigi a Disneyland almeno due volte all’anno (la scusa di fratellini-figli-nipotini è, davvero, solo una scusa).

Tutto questo per dire che è arrivato su Nintendo Switch un gioco 100% Disney, che infatti si intitola Disney Magical World 2, e dovrebbe essere un gioco per bambini, ma di certo ci giocheranno anche quelli molto meno bambini, con una scusa o con l’altra.

Se avete già sentito questo titolo, Disney Magical World, è perché effettivamente questo gioco era già uscito più di sette anni fa sul Nintendo 3DS, e l’idea geniale di Bandai Namco e Disney è quella di non sviluppare un gioco nuovo – che si sa, costa soldi – ma di riportarti sulla Switch quel gioco lì, ovviamente un po’ ampliato, riveduto e corretto dal punto di vista tecnico, ma fondamentalmente quello. Che da una parte gli concediamo: bravi, avete risparmiato, minima spesa massima resa. Dall’altra possiamo almeno dire che potrebbero essere un po’ meno pigri? Almeno quello.

Animal Crossing + Disney

Poi per carità, Disney Magical World 2 Enchanted Edition è un giochino super godibile, perché già l’idea di base era ottima. Nel senso che era un Animal Crossing in salsa Disney, un cosiddetto life simulator in cui ci sono un sacco di cose da fare, ma niente di urgente da fare. Che non so a voi, ma a me come idea per la vita piace sempre tantissimo.

Quindi, siete in una piccola città, siete i vicini di casa di Topolino, potete andare al negozio di Minni, sulla barca di Paperino, o ai grandi magazzini De Paperoni. Incontrare gente, chiacchierare, dare una mano ai personaggi Disney a fare tante piccole cose. Tutto senza sbatti, perché questo è un gioco per bambini. Ma forse quelli che ne hanno veramente bisogno siamo noi, che bambini non siamo più.