Quello sopra è l’inizio del nuovo album di Kanye west, che si intitola Donda. Se per caso pensate che suoni strano, non siete i soli. Ovviamente la intro è diventata un meme tempo zero.
Ora, noi possiamo dire quello che vogliamo, ma: se ci sono comici italiani (pure famosi) che si preoccupano di prendere in giro un rapper americano, beh vuol dire che il tuo disco, rapper americano, sta girando davvero. Che per carità, ormai Kanye West ha una posizione talmente dominante nella cultura pop mondiale, per mille motivi, che vive di rendita. Però ogni volta riesce a mettere in piedi un hype pazzesco. Ogni volta.
Più di trent’anni fa, quando l’hip hop era bambino, i Public Enemy ti dicevano Don’t believe the hype: non crederci, a quello che propagandano i media. Oggi l’hip hop è diventato grande, è diventato quello a cui non bisognava credere, e soprattutto l’hype non è più solo hype: è vero.
The hype is real?
Nel caso di Kanye West, l’hype per il suo album Donda è così reale che gli ha fatto vendere 300.000 copie – o equivalenti di copie, perché adesso funziona così – del disco in una settimana, che gli ha fatto guadagnare una decina di milioni di dollari in vendite di magliette e felpe ancora prima che Donda uscisse, e… vabbè, è inutile continuare.
Donda è un caso mediatico che continua, una puntata dopo l’altra. Nel momento in cui scrivo, è appena uscito il disco di Drake, con cui Kanye sta litigando via social, via musica e via marketing, visto che ha comprato tutti gli spazi pubblicitari più grandi di Toronto, la città del suo rivale, per riempirli della sua pubblicità e togliere spazio a quella di Certified Lover Boy. E poi Kanye ha perfino dichiarato che in realtà la casa discografica ha fatto uscire Donda senza il suo consenso. Ogni giorno ce n’è una, insomma. E so che è banale dirlo nel 2021, ma non sarà che alla fine, se fai tutto questo rumore, alla fine non si sente più la musica?
Già perché poi c’è anche un disco vero, anzi enorme, due ore di musica, quasi trenta canzoni, pieno di cose, con le batterie elettroniche e gli organi della svolta cristiana, gli egotrip e la sincerità (qualche volta). Sarebbe facile, e anche molto vero, dire che servirebbe semplicemente un produttore, un editor che gli dicesse: “Ok Kanye, questo tienilo, questo buttalo, questo cambialo un po’“. Perché così è troppo per tutti.
L’ego di un artista
Ma il vero problema forse è semplicemente l’ambizione di un artista. L’ego, la voglia di superarsi, di fare qualcosa che rimanga, è importantissimo per un artista, può essere benzina per la creatività, ma qui un genio del pop vuole inseguire un’idea di arte più alta, più sperimentale. Come se ormai esistesse ancora quella distinzione lì. Se sei Quentin Tarantino, perché voler essere David Lynch?
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