Effenberg, Elefanti per cena

di L'Alligatore

Recensioni
Effenberg, Elefanti per cena

Ecco un nuovo cantautore da anni doppio zero, Effenberg, al secolo Stefano Pomponi, da Lucca. Un nuovo Vasco Brondi? Forse, ma con più vibra, un piglio alla Rino Gaetano, certi momenti alla Battiato, e altre canzoni da ascoltare. Canzoni intime e sofferte, particolari allegri e altri più tristi, come una relazione soffocante, giunta alla fine, ben rappresentata dal titolo che ha dato il nome all’intero disco “Elefanti per cena”.

Interessante nei testi, come nelle soluzioni musicali di tutti e nove pezzi da “Non mi riparo mai”, chitarra/voce, pezzo profondo apparentemente effimero (solo apparentemente), per dare il ritmo giusto a tutto il cd alla conclusiva “Firenze mare”, intima confessione di una crisi sentimentale oggi. Il mio pezzo preferito è “Le vigne di Bergamo”, per le belle vibrazioni (dal vivo deve fare la sua porca figura), ma trovo molto buone anche “Elefanti per cena”, dal suono rotondo e la storia minimalista ben raccontata, “Aprile”, per la chitarrina coinvolgente e le tante cose dentro, “Le badanti”, perfetto bozzetto generazionale (un altro), con tastiere e un bel finale voce maschile/voce femminile.

“Elefanti per cena” mi piace molto ascoltarlo in auto, o mentre prepariamo cena. Sembra di essere in un film con colonna sonora dei classici del cantautorato italico. Invece sono canzoni nuove, attuali, un disco d’esordio, quello ufficiale di Effenberg, dopo la prima prova mai distribuita, ma solo “provata” live “Piazza affari chiude in calo” … spero di sentire altri suoi titoli così in futuro.