Siccome è l’ultima recensione dell’anno 2021, regaliamoci un gioco che rischia di passare un po’ inosservato, e che invece ha molto più da offrire rispetto alla media di quello che siamo abituati a vedere sui nostri PC. (In questo caso, a dire il vero, sui nostri PC e sulle nostre Xbox, ma il succo non cambia).
Exo One è un gioco di esplorazione spaziale strano ed evocativo. Sullo schermo c’è solo un disco volante, o meglio una sfera volante che poi diventa un disco, e questa navicella non deve far altro che essere guidata, ovviamente da noi, attraverso una serie di pianeti. Pianeti con dei paesaggi alieni sempre molto strani, ed evocativi. L’ho già detto?
Fantascienza poetica
Non pensate di capire granché della trama, nel senso che pure la storia è strana ed evocativa, e rimane abbastanza misteriosa fino alla fine. Però si capisce subito quello che bisogna fare, e cioè: trovare e raggiungere un enorme monolite nero che spara energia nell’iperspazio. E se l’idea dell’enorme monolite nero vi ricorda un certo famoso film di fantascienza, bè non è un caso.
Ok, in Exo One non c’è la colonna sonora di Strauss, però i riferimenti a 2001: odissea nello spazio si sprecano, e anche ad altri film di fantascienza degli ultimi 50 anni – tanto per dirne uno, Interstellar. Ma il fatto veramente stupefacente è che Exo One è il frutto della mente di un solo autore, che si nasconde dietro l’etichetta della software house australiana Exbleative, ma che in realtà è sempre lui, il signor Jay Weston. Ci ha messo cinque anni a costruire questo gioco, che dimostra se ce ne fosse ancora bisogno che anche nell’industria del videogame, che è fatta per i grandi team di sviluppo con i grandi budget, beh c’è ancora spazio per un singolo autore con un’idea un po’ folle. Ecco perché, per chiunque ami i videogiochi, Exo One è davvero un bel regalo di fine anno.
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