Feminist Art: l’intervista

di L'Alligatore

Le Smemo Interviste

Un libro a fumetti affascinante e senza tempo Feminist Art – Le donne che hanno rivoluzionato l’arte, da due autrici che mi avevano già impressionato qualche anno fa con la biografia a fumetti di J.D.Salinger. Sono Valentina Grande (testo) e Eva Rossetti (disegni), che insieme hanno costruito questo nuovo gioiellino uscito con Centauria Libri.

Come si può capire dal titolo si occupano di artiste femministe, artiste che hanno fatto la storia dell’Arte nel secolo scorso, in particolare negli anni ’60 e ’70, anni di grande fermento politico e appunto, artistico. Vissute in particolare negli Stati Uniti, anche se di origini diverse, sono intellettuali che si sono imposte con una forte impronta politica e con la consapevolezza dell’importanza di metterci il corpo. Per questo vengono raccontate in modo diretto, anzi, sembrano raccontarsi direttamente loro.

Fantastici disegni a colori, parole e gesti rivoluzionari, salti nel tempo tra un capitolo e l’altro (non solo anni ’60 e ’70, ma anche ’50 e ’80), mescolanze di razze e contesti sociali, sesso esplicitato, l’importanza del corpo, cose che ora sembrano forse consolidate, ma allora non lo erano. Un libro unico e particolarissimo, un libro che mancava.

Come è nato “Feminist Art”?

VG Sono stata contattata da Marco Ficarra dello Studio Ram che pensava fossi la sceneggiatrice giusta per questo progetto, un graphic che si occupasse dell’arte femminista, ideato da Balthazar Pagani di Centauria. La proposta mi ha vista subito entusiasta perché il femminismo è un tema a me caro.

ER Il progetto è stato proposto dal nostro editor Balthazar Pagani a Valentina, che successivamente ha fatto il mio nome. Balthazar ha individuato nell’arte femminista un territorio inesplorato nel nostro paese e altrettanto urgente da raccontare.

Perché un libro che riguarda donne impegnate nell’arte, in particolare negli anni 60/70 del secolo scorso?

VG Le artiste che ho scelto non sono semplicemente donne impegnate nell’arte, perché, per quanto poco (e il libro spiega in parte anche le cause della loro scarsa presenza), le donne nell’arte c’erano da tempo. Negli anni ’60 però assistiamo alla nascita dei movimenti per i diritti civili, di cui il femminismo della seconda ondata è uno dei protagonisti. L’arte femminista è un’arte politica che coniuga la produzione artistica all’attivismo: queste artiste hanno inciso nella cultura dell’epoca permettendo a tutte quelle arrivate dopo di avere più spazio e riconoscibilità.

ER L’idea era quella di trattare un tema poco battuto all’interno del panorama artistico contemporaneo, eppure molto attuale per quel che riguarda i suoi risvolti politico/sociali. Quelle donne hanno aperto una strada, in un contesto di grandi lotte per i diritti civili, alle generazioni successive ma c’è ancora tanto da conquistare in quella direzione.

Per quale motivo non ci sono donne italiane?

VG Il libro accompagna la nascita del movimento, che è avvenuto negli Stati Uniti, e quindi era dispersivo scegliere più luoghi geografici, per quanto anche in Italia come nel resto dell’Europa ci fossero ottime artiste di cui parlare. Anche così ho dovuto fare un grande lavoro di sintesi: sono moltissime infatti le esponenti di cui avrei voluto parlare e, in parte, le note in calce al libro cercano di ampliare lo sguardo.

Raccontare queste in particolare mi ha permesso di dare voce a più femminismi: dal femminismo nero di Faith Ringgold a quello intersezionale delle Guerrilla Girls.

Come è stato il lavoro di documentazione?

VG Nella prima fase di studio serrato ho avuto la fortuna di poter usufruire della Biblioteca italiana delle donne di Bologna che ha un vasto catalogo riguardante l’arte femminista. Tutto in inglese, perché purtroppo in Italia si è tradotto molto poco sul tema.

I testi principali di riferimento sono stati “Arte e Femminismo” di Helen Reckitt e “Power of Feminist Art: The American Movement of the 1970s History and Impact” di Norma Broude. A questi libri si sono affiancate le biografie di Chicago e Ringgold, e per Mendieta l’intenso e importante volume “Where is Ana Mendieta?” di Jane Blocker.

ER Per quel che riguarda la parte grafica, il mio intento era quello di creare un universo che potesse in qualche modo omaggiare le artiste e il loro lavoro senza esplicitamente citare le opere realizzate. Nel capitolo dedicato a Judy Chicago, ad esempio, mi si chiedeva di rappresentare il suo “Dinner Party”, senza riprodurre però il progetto in nessuna sua parte. Ho cercato quindi, con un lavoro di documentazione attraverso filmati, testi e immagini, di estrapolare quello che per me era il senso dell’opera per poi esprimerlo a modo mio, cercando di omaggiare Judy così come lei aveva fatto con quelle donne.

Come avete lavorato insieme? Scrittura e disegno

VG Il libro è nato quasi in contemporanea, mentre scrivevo la sceneggiatura Eva disegnava, e capitava che costruissi dei testi partendo proprio dalle sue tavole. Condivisione, libertà creativa, creazione di immaginari che riprendessero il lavoro delle artiste e la loro storia: un esercizio di forte fiducia reciproca, come nella miglior tradizione delle pratiche femministe.

ER Valentina e io avevamo già collaborato col nostro primo fumetto “Il mio Salinger” e da lì è nato un bellissimo rapporto di amicizia e professionale, quindi è stato molto facile rapportarci di nuovo in un progetto così stimolante. Abbiamo lavorato davvero a quattro mani, in totale armonia, nel rispetto di quello che l’una o l’altra potesse aggiungere con la propria sensibilità al fumetto. Tra noi Il confronto è fondamentale e costante e costituisce un continuo arricchimento.

Ci sarà un seguito a questo libro? Con altre donne, magari in altri campi, tipo la musica, la letteratura …

VG Più che un sequel servirebbe un serio e cosciente recupero di tutta la produzione artistica, letteraria, musicale etc delle donne. Una storicizzazione che inquadri sia gli ultimi decenni del Novecento, caratterizzati dal femminismo, ma non solo, sia i secoli precedenti.

C’è molto sommerso sul lavoro artistico delle donne, perciò mi piace pensare che questo libro sia la tessera di un grandissimo mosaico tutto da comporre. In Italia abbiamo molto lavoro da fare, come dicevo prima, è difficile trovare testi tradotti o originali, ma per fortuna qualcosa si muove.

ER Chi lo sa? Sicuramente si tratta di un tema caldo e necessario, il pubblico in questo momento ha bisogno di queste storie e noi lo stiamo percependo. Ho notato anche una crescente sensibilità da parte degli uomini per la questione della parità tra gender e questo mi fa molto piacere.

Vostri progetti futuri?

VG Con il disegnatore Francesco Di Battista sto lavorando a un graphic novel per Bao, una fiction che si muove su temi correlati a questo lavoro. Mi auguro che in futuro ci sia ancora la possibilità di lavorare con Eva, magari proprio con Centauria e con Balthazar Pagani che ci ha permesso di crescere molto professionalmente e con cui è stato un piacere lavorare.

ER Amo provare cose nuove, quindi sono aperta a tutto purché ci veda delle potenzialità di crescita artistica e professionale. Al momento ho anche un paio di progetti miei che ho ritirato fuori dal cassetto perché più di ogni altra cosa mi piacerebbe sperimentare il lavoro dell’autore unico.

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