Fresh Mula: “Stile genuino e good vibes”, intervista al rapper Coolkidz

di Laura Giuntoli

Le Smemo Interviste - Senza categoria

Il rapper Fresh Mula, bergamasco classe ’98, mamma italiana e papà senegalese, sembra uscito dalla Los Angeles di fine anni Ottanta. Di certo un tipo così dalle nostre parti, non si era ancora visto. Sfreccia per Milano col suo skate come Michael J. Fox in Ritorno al futuro, ma vestito come Willy, il principe di Bel-Air. E come The Fresh Prince è super colorato e stilosissimo e quando si esibisce ti stende con le sue good vibes. Franklin, il suo ultimo singolo, è un omaggio a Will Smith e racconta le notti milanesi mescolando black music, hip-hop ed elettronica.

Fresh Mula è forgiato dalla pop culture degli incredibili anni a cavallo tra eighties e nineties, ma con l’estetica affinata del nativo digitale. Achille Lauro, che lo ha preso sotto la sua ala paillettata – l’etichetta Elektra Records/Warner Music Italy – dice di lui: “Giovane promessa in ascesa che fa della sua originalità e del suo talento i suoi assi nella manica. Gli anni Ottanta segnarono un’epoca di fiducia nel futuro e grande spensieratezza, i giovani avevano bisogno di divertirsi, di ballare, di scappare con le tipe. Penso sia esattamente il sentimento che comunica questo progetto all’ascoltatore, e quello che serve oggi ai giovani.” Insomma, proprio quello di cui abbiamo bisogno.

Quando chiedo a Fresh Mula il segreto dei suoi capelli super vaporosi – sì, lo ammetto, sono invidiosa – mi risponde: “Se hai pensieri positivi lo saranno anche i tuoi capelli.” Lui del pensiero positivo ha fatto una vera e propria filosofia di vita, e gli ha dato un nome: Coolkidz, tipi fighi (o fichi, a seconda della regione di chi sta leggendo). 

Hai creato un piccolo mondo intorno alla tua musica, al tuo stile, alla tua visione: il movimento Coolkidz. Di cosa si tratta?

Chiunque può essere un Coolkidz. Vestirsi colorati, supportare l’ambiente, avere uno stile genuino e lanciare messaggi positivi con la musica, con lo sport, con la moda, con il ballo. Siamo ragazzi a cui non serve indossare cose che non ci possiamo permettere per essere cool. L’importante per noi è diffondere un’ondata di energia positiva. Il nostro fine è di esprimere rispetto e solidarietà per le persone e per l’ambiente.

E com’è che ti è venuta in mente questa filosofia di vita?

Anni fa quando andavo in giro con gli amici per Milano ci fermavano un sacco di persone e ci dicevano che eravamo super cool e avevamo uno stile assurdo e tanta gente ha iniziato a supportarci per questo. Così è nato il movimento Coolkidz: ho aperto una pagina IG e ho iniziato a postare le nostre foto. Abbiamo anche attirato l’attenzione di alcuni brand.

Che rapporto hai con la moda? 

Il mio rapporto con la moda è unico, dietro ogni cosa che indosso c’è un riferimento culturale. Amo il vintage, ho dei gusti molto particolari e cerco di far diventare cool ciò che mi piace, non il contrario. La mia è una ricerca continua, mi ispiro a Spike Lee e al Principe di Bel Air, ma cerco sempre di interpretarli con il mio gusto personale e adattarli allo stile italiano. Cerco uno stile genuino che non segua i trend del momento, per me la moda è una forma d’arte. Moda genuina, materiali genuini: più riciclati possibile, frequento i recycled shop dove trovo dei pezzi vintage unici.

Cos’altro fai per supportare la causa ambientale?

Provo a spingere fenomeni come lo skate e la bmx, promuovo il piacere di muoversi a piedi per la città per viverla a pieno. Siamo giovani e in una metropoli come Milano i mezzi di trasporto uniscono tutto. Ci sono un sacco di motivi per non stare appoltronati in macchina immersi nel traffico: muoversi a piedi è più stiloso, fa meglio alla salute e ti fa godere la città. E poi è un motto dei Coolkidz, una regola per portare rispetto al mondo, alla natura. Che è una roba troppo importante.

È uscito da poco Franklin il tuo ultimo singolo, come nasce questa canzone?

Franklin racconta le notti milanesi, o almeno quelle prima della pandemia. Dentro c’è anche un omaggio a Nina Simone: se ascolti bene sentirai la chiave di pianoforte di Sinnerman, un’idea del mio produttore che poi mi ha ispirato nella scrittura del testo.

Come sei entrato in contatto con l’universo musicale degli anni 80 e in particolare con Will Smith, che Franklin omaggia?

Ho avuto una tata che mi ha cresciuto sulle note jazz e soul del movimento Motown. Ho ascoltato fin da bambino la musica black, da Michael Jackson a James Brown. Provare a riportarla in chiave moderna è una cosa che mi sentivo in dovere di fare, almeno con le tracce che sono uscite finora. Will Smith in particolare è una figura iconica che mi ha sempre rappresentato, e adesso sto cercando di onorare quello che mi ha trasmesso.

Che rapporto hai con Achille Lauro, direttore creativo di Elektra Records Italia?

È una persona che stimo un sacco, da cui ho preso esempio e che dal punto di vista artistico mi ha insegnato tanto. Sono contento di avere a che fare con lui a livello lavorativo. Achille nei miei riguardi è molto positivo, mi gasa un sacco e per me è un onore che lo faccia. È una persona molto cool.

Per lanciare il tuo singolo “Hood” uscito a giugno hai girato la città a bordo di un un bus a due piani portando la festa in giro per le strade Milano. Che rapporto hai con la città? Qual è il quartiere più Coolkidz di Milano?

Adoro vivere a Milano, e adoro Nolo, il quartiere degli artisti, quello più pop della città. Qui si respira la vera cultura urban dei graffiti, con la musica delle feste che – quando si facevano ancora le feste – invadeva le strade.

Com’eri sui banchi di scuola?

Facevo fatica a starci, seduto al banco, perché non riuscivo a stare fermo. Ma i voti erano buoni.

Lasciaci una dedica sulla Smemo…

Ok, anche perché io la Smemo ce l’ho sempre avuta. Scelgo una frase da My God! – il suo singolo di esordio uscito nel 2019 ndr -: “cresciuto tra le vipere / mi sentivo invisibile / ora sono invincibile”. La dedico ai ragazzini che vivono una situazione simile a quella che ho vissuto io in quegli anni.

Che successe?

Sono cresciuto in un posto di montagna molto diverso da Milano, ad Alzano Lombardo, dove tante persone erano razziste nei miei confronti. Non ho passato un’infanzia serena e facile, sono cresciuto in dinamiche particolari. Prima, quando vivevo nel mio piccolo quartierino, cercavo di fare comunque quello che mi piaceva ma venivo schiacciato dalla realtà di quella comunità. Adesso che sono in una città gigante come Milano, riesco a fare la mia musica e a essere apprezzato anche nel resto d’Italia, e provo una sensazione di rivalsa che mi fa sentire invincibile.

Il razzismo non è un tema che affronti direttamente nelle tue canzoni, ma diciamo che il nome che ti sei scelto – Fresh mula significa mulatto fresco – pone l’accento sulla questione. Da artista, come ti poni nel movimento antirazzista?

La mia musica non ha bisogno di sbattere in faccia un messaggio antirazzista, che faccia discutere. Io faccio musica in base al mio vibe, a quello che voglio raccontare, ma il fatto stesso di farla e di portare un messaggio positivo che nel mio piccolo funziona e piace alla gente, è la dimostrazione che sono accettato anche se vivo in un posto diverso dalle mie origini. E come me, tutti i ragazzi di colore possono essere accettati. Il fatto che la mia musica passi in radio e che io lavori con dei brand mi fa capire, e fa capire alle persone che mi seguono, che il mio è un esempio di antirazzismo. Il mio messaggio passa da quello che faccio, e se lo faccio io lo potete fare anche voi.