
Arriva un libro potente, ultimo (forse?) di una trilogia sul corpo, sulla transizione da un sesso all’altro, sull’adolescenza. L’autrice è Josephine Yole Signorelli, in arte Fumettibrutti. Si comincia da Romanzo esplicito (tutto rosso), si passa per P. Storia della mia adolescenza trans (tutto giallo) e arriva ora Anestesia (tutto azzurro). Puoi leggerli anche scombinati, torna tutto.
Yole, la protagonista, è una ragazza trans. Yole ovviamente è Josephine, l’autrice dei libri.
Anestesia, spudorato e vero, racconta il momento del cambiamento di sesso di Josephine. Si dice AFAB e AMAB e indicano rispettivamente Assigned Female at Birth e Assigned Male at Birth (assegnat* maschio/femmina alla nascita). AFAB include le donne cisgender e gli uomini transgender, AMAB include gli uomini cisgender e le donne transgender (ci sono poi ovviamente le persone non-binary di entrambi i casi).
Ho incontrato Fumettibrutti, ero molto curiosa di conoscerla per capire se fosse tutto vero. Lo è. Mentre aspettavamo di iniziare l’intervista le ho chiesto come mai circolasse il sospetto che la sua storia fosse tutta romanzata, che fossero tutte cazzate, “Perché è troppa roba, tutta questa roba che mi è successa e ho provato è troppa, per questo è più facile pensare che sia una cazzata!”.
Fa effetto vedere la protagonista di un fumetto in carne ed ossa. È forte e fragile insieme e dopo un po’ che ci parli ti accorgi e senti il disagio che ha provato e poi ti arriva anche tutto il percorso che ha fatto. Ci racconta che va in analisi da quando ha 18 anni, ora ne ha 28. Ad ogni domanda risposte fiume, un flusso interiore e un’analisi profonda che partono dalla sua esperienza e ci raccontano molto.
Josephine Yole Signorelli è la ragazza trans del fumetto italiano. Si definisce facile, prova a dire cosa sia il corpo tra i 13 e i 17 anni e ci parla della sua battaglia girl power.
Ciao Josephine, si dice di te che sei una ragazza trans, cosa significa?
È una domanda che alle presentazioni viene fatta spesso questa però a volte c’è il rischio di raccontare le persone trans solo in base al loro percorso. Io sono qui anche in veste di artista quindi non mi preoccupa tantissimo questa cosa però ci tenevo a precisarlo perché molto spesso sento che c’è ancora un minimo di ignoranza su questo tipo di argomenti perché comunque c’è grande attenzione da parte della massa e quindi se ne sta cominciando a parlare molto di più, e di questo sono molto contenta, però appunto se ho fatto un coming out è anche per questo, perché mi andava e perché questo fosse un argomento normalizzato e più che normalizzato, visto che la parola normalizzato non mi fa proprio impazzire, quotidianizizzato, cioè rendere questa cosa nel quotidiano. Ho messo il mio tassello facendo coming out e sicuramente la cosa assurda dell’essere trans è che, per come la vedo io, non ci dovrebbe essere nessuno a dirti chi e cosa è trans ma tu te lo devi solo sentire. Sono una trans medicalizzata, cioè prendo gli ormoni. Ho seguito un percorso psicologico e ormonale che tutt’oggi seguo.
In questa intervista stai parlando con Smemoranda a ragazzi e ragazze tra i 13 e 17 anni. Prova a raccontare loro secondo te cosa è il corpo.
Il corpo? A 13 17 anni? È un disastro! Nel senso che non credete che sia normale o giusto sentirsi sempre a posto. Cioè io l’ho notato nell’ultimo periodo, soprattutto aprendo Instagram, mi viene in mente proprio questa App perché è quella che si concentra di più sulle immagini. Ho smesso di seguire moltissime modelle, per quanto mi piacevano, perché vivevano una vita interessantissima, altissima, divertentissima, piena di… cioè frequentavano posti pazzeschi. E sinceramente chiudere quella finestra e poi renderti conto che magari sei in Italia o appunto nel tuo corpo di 13enne non è il massimo. E questa cosa è anche per noi che stiamo diventando adulti… io non lo so s sono un’adulta e sinceramente mi fa anche ridere perché ancora in realtà mi sento come loro. Cioè gli adolescenti non sono adulti, non sono macchine per il lavoro e quindi sono in fase di creazione e crescita ed è per questo che possono essere quello che vogliono. Quindi forse io oltre che come ragazza facile mi autodeterminerei come adolescente, non so come dire. Però riconosco anche che gli adulti che io ho conosciuto non mi piacciono e quindi se col tempo riuscirò a diventare l’adulto che vorrei essere probabilmente spiegherei ai ragazzi, alle persone più piccole che incontro per la mia strada e che riesco a raggiungere tramite i miei libri e i social che non c’è nulla di male nell’essere tristi o essere depressi.
Non è che tutte le mattine mi piaccio! Ho fatto un percorso, sono contenta di quello che sono però sicuramente non è semplice perché il primo compromesso che fai durante la giornata è aprire gli occhi e alzarti dal letto. Quello sicuramente è il primo compromesso e già detta così è molto più rilassante perché ti rendi conto che in realtà sono tutti così. Avere un rapporto travagliato anche con il proprio corpo non è una cosa sempre negativa, l’importante è avere accanto degli adulti che ti difendano e che ti facciano capire “guarda se una determinata pubblicità ti dice che tu devi prendere questa lametta per uscire con le tue amiche non lo sta dicendo perché tu con i peli o meno sei sbagliata, te lo sta dicendo perché sta cercando di venderti un prodotto!”
Quali sono stati gli adulti che ti hanno aiutato in questo?
Molti, Mi vengono in mente una serie di professori ma anche la mia prima psicologa. Sì sicuramente una lei, poi mia mamma che comunque nonostante non capisse niente, cioè non nel senso che non capisse niente, non ne sapeva nulla di questa figlia che è arrivata così. Lei è cattolica, quindi mi ha sempre vissuto come una specie di dono.
Parlando ti sei definita “ragazza facile”. Chi è una ragazza facile e soprattutto esiste una ragazza difficile?
Per ragazza facile non intendevo il contrario di ragazza difficile ma semplicemente quel tipo di ragazza che, per questi canoni della società, fa un po’ come le pare. Nel senso che vuole dormire con qualcuno la sera che non sia il proprio partner, perfetto, ha una vita intima aperta, senza disagi. Quella è ciò che io definisco una ragazza facile.
Perché mi piace autodeterminarmi in questo modo? Perché voglio che ogni ragazza facile che ora mi ascolta non si spaventi più a dire questa cosa. Perché non c’è nulla di più forte in questa società di una ragazza che sa esattamente quello che vuole e non si preoccupa del giudizio esterno.
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Ti disegni con la faccia che si squaglia quando soffri tantissimo, il tuo viso sembra si sciolga. Quando è che tu stai veramente male?
Io… sto sempre male. Però non lo voglio dire come una cosa che sia vista in negativo, nel senso che ci sono delle mattine in cui sono molto serena e sono felice: la felicità non è sempre, è a tratti. Cioè tu puoi levare la ragazza dal male, ma non levi il male dalla ragazza e non la vedo più come una cosa sbagliata semplicemente l’ho interiorizzata al punto che comincio quasi ad affezionarmici. Sono una che si dà da fare, non mi pace crogiolarmi nel dolore, però se non ammettessi questo non avrei questa fame di continuare a scrivere, continuare a raccontarmi, non avrei questa faccia da schiaffi per andare a dire queste cose, ecco!
Nei tuoi libri gli uomini sembrano sempre dei grandi stronzi. Li vedi tutti davvero così?
No. La cosa assurda è che anche le ragazze sono stronze ma è molto più difficile da raccontare, non per una questione di forma ma a me è capitato meno volte però per chi ha letto “P.” sa perfettamente che io non ho avuto fin da subito un ottimo rapporto con la mia bisessualità. Anche con Anestesia volevo raccontare questa parte. Non ho avuto da sempre un rapporto facile con le ragazze e che in realtà da un paio di anni è migliorato anche il mio approccio intimo con il corpo delle donne…
… Ti ho detto tutte queste etichette ma la cosa per cui combatto è che non ci siano più etichette perché non ci sarebbe nulla di più bello che sedersi a un tavolo bevendo qualcosa e non sentendo qualche stupidaggine maschilista che ti arriva alle orecchie e ti fa passare male la serata. Io non ce l’ho con gli uomini. Probabilmente a me è capitato di beccare questi stronzi ma stronzi loro erano e stronzi loro restano. Non penso che ci sia un gene nei maschi che li renda stronzi patologici.
“Anestesia” è il tuo ultimo libro che arriva dopo “Romanzo Esplicito” e “P. La mia adolescenza trans”. Dal finale di “Anestesia” sembrerebbe che to be continued o la sofferenza finisce con Anestesia?
Guarda non posso fare spoiler perché se lo faccio spiego una cosa che… cioè questi 3 libri non erano nati come una trilogia, però effettivamente anche se possono essere letti in maniera separata hanno una sequenza e non dico altro!
A un certo punto in Anestesia Yole che sei tu sbotta e dice “Basta, io voglio avere la vita di una ragazza normale”. Hai ottenuto la vita di una ragazza normale? E come è?
Servirebbe un’altra ora! Quando ho detto quella cosa l’ho detta perché ero convinta che fosse la cosa giusta per me ed era effettivamente quello che volevo in quel momento. Adesso cresciuta, passata “Anestesia”, passato “Romanzo Esplicito” ti dico la verità: non c’è nulla di normale nell’idea di ragazza normale che avevo in mente. E quindi che cosa è la normalità? Niente.
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