Gianna è un libro a fumetti straordinariamente bello e prezioso, uscito dalla testa e dalle mani di Arianna Melone, nata a Caserta nel 1996.
Siamo a Bologna sul finire degli anni Settanta, Gianna, come quella della famosa canzone di Rino Gaetano, è una ribelle, una donna libera, che combatte nel movimento studentesco. La questione dell’aborto è centrale per lei, per motivi personali, ma anche perché era una battaglia centrale in quegli anni. Ma non vi voglio dire altro, Gianna è un libro da leggere assolutamente.
Bravi quelli di BeccoGiallo ha scovare questa autrice e farla esordire nella collana Rami diretta da Alice Milani. La Melone descrive in modo onirico, con i suoi disegni a colori, quel periodo storico con molta forza, parlando di una realtà e di alcune problematiche di peso ancora attuali: non solo l’aborto, ma anche il diritto a un lavoro dignitoso, le diversità di genere, il conformismo, il sesso, il maschilismo. Lo fa con una maturità invidiabile e una padronanza del mezzo perfetta, rendendo sotto forma di fumetto quella magnifica canzone, anche se non è il libro di una canzone.
L’intervista a Arianna Melone, autrice di Gianna
Come è nato Gianna?
L’idea di realizzare Gianna è nata ascoltando l’omonima canzone di Rino Gaetano. Al tempo ascoltavo molto le canzoni di Rino e le ho sempre trovate un po’ criptiche. Rimasi affascinata in particolare da “Gianna”, che già conoscevo da tanto ma che non avevo mai ascoltato attentamente. Mi venne allora l’idea di scrivere una storia su una ragazza ipersessuale. Con il tempo, ovviamente, la figura di Gianna si è ampliata, ha assunto un proprio spessore ed è nata una storia più complessa e ricca di temi. Nel corso del fumetto sono però presenti vari omaggi al testo della canzone.
Perché un libro apparentemente lontano da te, ambientato nella Bologna di fine anni Settanta?
Nel 2018 ho visitato Bologna e ne sono stata molto colpita, non solo per la struttura della città ma anche per il clima politico che è ancora oggi molto sentito. Inoltre il singolo “Gianna” è uscito alla fine degli anni Settanta, quindi ho pensato di ambientarlo in quel periodo e in quel luogo. Ero già a conoscenza del fatto che Bologna fosse stata una delle città centrali per quanto riguarda le rivoluzioni sociali del tempo, ma, documentandomi e facendo ricerche più approfondite, ho avuto la conferma che sarebbe stato il luogo e il tempo perfetto per far risaltare alcune caratteristiche della protagonista: non volevo che fosse perfetta, anche se politicamente attiva, volevo fosse genuina e, per certi versi, ingenua.
Un tempo apparentemente lontano da me, ma non troppo. Ritengo che molti temi siano ancora molto attuali (come la questione femminile e l’aborto), inoltre anche mio nonno, che era politicamente attivo in quegli anni, ha partecipato a molte manifestazioni … ho sempre ascoltato i suoi racconti con ammirazione.
Il libro è uscito poco dopo il lockdown. Come hai vissuto questo periodo in relazione al libro? Hai lavorato a Gianna in questo periodo di stallo? Oppure era già tutto pronto e il lockdown ne ha solo ritardato l’uscita?
L’uscita era prevista ad aprile, al Comicon, quindi a marzo avevo già consegnato e concluso le tavole. Abbiamo approfittato del periodo di lockdown però, per curare meglio alcuni particolari, dunque la consegna effettiva c’è stata dopo. Ovviamente mi è dispiaciuto non aver potuto portare “Gianna” al Comicon, anche perché è una fiera alla quale sono molto affezionata, però è andata così e spero di poter partecipare ad altre. Tardare l’uscita è stato comunque utile, tuttavia non vedevo l’ora che arrivasse questo momento. Il periodo del lockdown è stato un periodo difficile, ma la pubblicazione di “Gianna” è riuscita a donarmi momenti di gioia ed è stato un ottimo modo per ripartire.
Gianna può essere un libro fortemente politico?
“Gianna” può essere un libro politico ma non è quello il suo intento. Non si pone di essere un libro femminista ma descrive una donna con la mia sensibilità di donna. Ho cercato di rappresentare la politica del tempo in maniera piuttosto oggettiva e imparziale, evidenziandone anche gli aspetti un po’ più estremi e non per forza condivisibili. Le emozioni, il dramma, le angosce e le speranze sono però vissute. I veri temi del racconto, infatti, sono la diversità, la sensazione di sentirsi sbagliati e fuori posto, l’empatia, i pregiudizi, argomenti che possono toccare tutti senza esclusione di genere.
BeccoGiallo come editore. Come è nata la collaborazione con loro?
A “Napoli Comicon 2019” ebbi un colloquio con Federico Zaghis, gli mostrai il mio portfolio che conteneva anche 5 tavole di “Gianna”, al tempo in fase embrionale. Ero a conoscenza della collana “Rami” di BeccoGiallo e speravo potessero essere interessati al mio progetto. L’idea e i disegni furono apprezzati e poco dopo fui messa in contatto con Alice Milani, curatrice della collana. È partita così una lunga collaborazione fatta di telefonate, compromessi e crescita. Ringrazio anche Guido Ostanel e Mattia Ferri che si sono occupati della postproduzione e del marketing.
Ci sarà un seguito a Gianna?… anche con una storia ambientata prima di questa.
È una domanda che mi è stata posta spesso: da una parte mi rende felice perché forse i lettori si sono affezionati ai personaggi e vorrebbero saperne di più, dall’altra mi dispiace ammettere che un seguito non è in programma in quanto penso che la storia sia completa e si realizzi nel suo scopo.
Progetti futuri di Arianna Melone?
Al momento sono in cantiere un paio di collaborazioni con sceneggiatori, una delle quali all’estero e spero presto di poterne parlare. Ho intenzione comunque di tornare a raccontare storie di mia invenzione, una è già in preparazione!
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