
(Testo di Elena, disegno di Andrea)
“Che occhioni: esprimi pensieri di una donna con la gioia di una bambina. Quanta vita c’è in te? E quella bocca! Che manine: belle, sono così piccole!“
E se tutto questo non bastasse? Se dopo le mie verità, i miei occhi non fossero più tanto grandi? E se la mia bocca gli comparisse solo come una bocca, e i miei pensieri, addirittura, diventassero banali?
E le mie mani?! Troppo piccole? Se quella parola di tre lettere una volta pronunciata avesse il potere di sciogliere l’incantesimo…
Cenerentola si è trovata seduta su una zucca, passata la mezzanotte, sciolto il suo incantesimo. Io come sarei agli occhi di chi mi ha lodata, una volta spogliata delle mie fragilità? Me lo chiedo sempre…
Vivo tutto bene, ma l’amore no.
Perché quello si vive in due; se da una parte oggi puoi proteggere fisicamente una persona che ami in molte maniere, dall’altra l’unico modo per proteggerla non spezzandogli il cuore è mettergli in mano la verità. E con questa “cosa” in mezzo, ci metti un attimo a perdere tutto.
C’è una frase che mi piace e molto, dice più o meno così: “Vorrei tu sapessi cosa si prova a stare dietro questi occhi“. Si prova tanto, di bello o meno…
La conoscete la fiaba del soldatino di stagno e della ballerina? In posa su una gamba sola lei, “difettato” con solo una gamba lui. La ballerina decide di amare il soldatino: non vede quello che lui non ha, ma vede quello che è: il suo complementare.
Io mi sento così: un soldatino imperfetto, in attesa di essere amato per quello che sono.
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