
C’è ancora qualcuno che vede i supereroi come belli, muscolosi e perfetti salvatori della patria in calzamaglia? Ormai, i tempi son cambiati: ha iniziato la Marvel negli anni Sessanta – con la premiata ditta Lee-Kirby – a raccontare storie di supereroi con superproblemi, depressi, sfigati, perfino mostruosi, se si pensa ad esempio alla rocciosa Cosa dei Fantastici Quattro, oppure a Hulk. Hellboy è indubbiamente figlio di quella tradizione, anche lui un mostro, addirittura un demone che cammina tra gli uomini. Lui però non c’entra niente con la Marvel, anzi è stato creato proprio da un autore transfuga della concorrenza DC, Mike Mignola.
Protagonista di un pugno di storie disegnate con stile cupo ed espressionista dall’autore californiano, Hellboy, rosso, grosso e con un gran brutto carattere, è giunto al secondo film, opera di un regista dalle grandi potenzialità (forse ancora – in parte – inespresse) come quel Guillermo del Toro che ci ha regalato piccoli capolavori come Il labirinto del fauno e La spina del diavolo. Del Toro è un vero, sincero fan della serie a fumetti, e ha chiesto l’aiuto di Mignola per mettere insieme un adattamento cinematografico che non delude certo i fan, ma ha le carte in regola per piacere anche al grande pubblico. Di seguito, i vari motivi.
1) Il protagonista è simpatico e accattivante, il classico burbero dal cuore d’oro; in più, Hellboy ha una visione del mondo da adolescente, il che renderà piuttosto facile l’identificazione da parte del pubblico teen.
2) Quasi tutti i personaggi che appaiono sullo schermo sono non-umani; quindi, uomini-pesce, fantasmi di nebbia, troll, ghoul, nani, fatine mostruose, freak di ogni tipo: un vero spettacolo per gli occhi.
3) Il materiale narrativo fornito dal fumetto – un mix straordinario di schemi supereroistici e fantasy – si sposa perfettamente con la grande immaginazione visiva di Del Toro, che si diverte a mettere in piedi una serie di sequenze altamente spettacolari: nulla hanno da invidiare agli altri blockbuster para-supereroici dell’estate visti finora, come Iron Man e Hulk.
Guillermo Del Toro diverte e intrattiene lo spettatore, citando George Lucas, Ridley Scott e perfino John Landis. Il bello di Hellboy II: The Golden Army è che anche le scene NON d’azione sono ben riuscite; su tutte, quella in cui Hellboy e il suo amico Abe Sapien, sensitivo dai tratti ittici, cantano ubriachi un vecchio successo di Barry Manilow.
Se non fosse per qualche caduta nel finale, che non fa il botto che ci si sarebbe potuti aspettare, ci troveremmo davanti a una macchina da entertainment pressoché perfetta. Già così, comunque, Hellboy si può tranquillamente definire un altro pezzo della migliore estate di fumetti al cinema mai vista (e il bello deve ancora venire!).
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