I diari dei prof in maturità la prof d’italiano critica le tracce della prima prova

di La Redazione

Storie di Smemo
I diari dei prof in maturità – la prof d’italiano critica le tracce della prima prova

Vi diranno che “sono uscite” tracce belle ma difficili, tracce interessanti, tracce innovative e figlie del nostro tempo.
Non credetegli.
I commentatori della maturità, puntuali come le feste comandate, ogni anno ci propinano la loro opinione sull’esame di Stato, ponendosi di fronte alle prove come agiati professionisti della scrittura, con un ricordo nostalgico per gli anni del liceo (naturalmente il più prestigioso di Roma o Milano) senza minimamente conoscere la scuola dell’anno corrente, i suoi programmi, i suoi cambiamenti, i suoi problemi, i suoi pregi, i suoi limiti e soprattutto i suoi studenti.
Le tracce di quest’anno, alla faccia delle larghe intese, sembrano preparate con un intento quasi punitivo, per spiazzare più che conciliare.
Va bene che gli zelanti funzionari ministeriali vogliono svicolare dalla ridda delle previsioni (i 150 anni di D’Annunzio, il Pirandello dimenticato, la Montalcini da omaggiare) e quindi via tutti gli autori del programma (troppo banali), via gli argomenti di storia che sono oggetto di studio interessato ed approfondito (troppo scolastici) via i temi di attualità su cui i ragazzi possono avere sviluppato una loro capacità argomentativa (troppo facile).
Cosa rimane?
Una serie di titoli complessi, densi di documenti ostici e difficilmente interpretabili. La solita minestra all’italiana che vuole strizzare l’occhio alla letteratura contemporanea e alle neuroscienze, passando per Pasolini e le teorie neoliberiste.
Senza considerare che i titoli proposti sono gli stessi identici per tutte le scuole della regno, dall’ultimo istituto professionale di una periferia difficile al più blasonato dei licei classici.
Ora chi li corregge questi elaborati stentati, imprecisi, spaventati e sudati? Quasi quasi fuggo ai BRICS…!