Il giorno più felice della mia vita

di Alessia Gemma

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Il giorno più felice della mia vita

Mi sono sposata, perché io sono pubblicamente etero, quindi ho potuto. In soldoni, la legge serve a questo, per potere o non potere, e tanticazzi dei sentimenti. Di questo stiamo parlando: del potere e non potere. Da etero sposata io posso allora affermare con cognizione di causa e con certezza che è un’ingiustizia se i gay non possono convolare a giuste nozze. È un’ingiustizia soprattutto per noi etero moderni che ci siamo piegati a questa pratica sociale, che abbiamo affrontato il rito di passaggio istituito dalla legge, tra la vita e la morte. Nel mezzo del cammin di nostra vita pare che per il Comune ci sia solo il matrimonio. Insomma perché noi sì e loro no?

Perché io ho dovuto alzarmi la mattina, andare da un messo comunale e dargli 16 euro e 50 centesimi per suggellare il mio amore e loro manco un soldino? Perché io ho dovuto telefonare alla mia famiglia ex comunista (fortunatamente poi tramortita dal PD) e ai miei amici precari convinti e dirgli piena d’imbarazzo che “Ciao, come va? Che tempo fa là? TRA UN MESE MI SPOSO! Qua il tempo è bello…” “Sei impazzita, è chiaro. Infatti non può esserci bel tempo a Milano.” e loro, i gay, no, nessun turbamento o confronto o dubbio o pubblica giustificazione a riguardo?
Ecco, io mi chiedo e chiedo: perché io ho dovuto affrontare, per mille motivi, non tanto il matrimonio quanto le rotture di cazzo legate al matrimonio e loro no? Perché io ho dovuto tenere a bada mia madre che voleva le bomboniere fatte bene, la zia di zia Concetta e Giuseppina, la sorella di nonna Nunzia, alla cerimonia e loro no? Sicuro pure loro c’hanno una zia Concetta cicciona e tirchia, quindi svantaggiosa.

Perché io ho potuto accanirmi sulla libera scelta del matrimonio fino a fingere di credere che sia un’istituzione naturale e invece loro, i gay, possono dirsi benissimo la verità, come fa Sebastiano, che “è un’istituzione naturale tanto quanto l’aria condizionata e i colpi di sole”?

Perché io ho dovuto ringraziare con falsa sincerità e poi smaltire il servizio completo di Thun Casa, pupazzetti ciccioni di ceramica, status symbol tra gli sposi ciociari e legame indelebile tra me e le mie origini di provincia e loro no, nessuna crisi d’identità?

Perché io ho dovuto combattere tra i “quando ti sposi che sei vecchia” e i moderni “ma perché ti sei sposata che è roba vecchia?” e i gay sono solo protagonisti del loro tempo? Perché io ho dovuto resistere al trucco e parrucco che rende brutta ogni donna così come non lo è mai stata e non lo sarà mai più in vita sua e loro no, non vengono lasciati liberi di deturparsi?

Perché io ho dovuto scegliere se spendere 8000 euro per un vestito preso al Mobilone della sposa che al massimo avrei riutilizzato come tenda in una casa che non ho o in bottiglie per la gioia degli amici che vale e costa più di un vestito tenda? Anche i gay hanno amici da ubriacare.

Perché io ho dovuto combattere e nascondere l’emozione fortissima che se legata al matrimonio pare retaggio borghese secondo gli amici più intellettuali e impegnati e i gay no, niente profondissima emozione da colite nonostante gli amici intellettuali, che per cliché sono più roba loro che nostra?

Perché, i miei amici finti di facebook hanno dovuto subire e condividere con noi 200 foto del fotografo, 400 degli amici, e 2999 moltiplicate per due della suocera che non si limitava a pubblicare ma taggava pure il gatto e i gay no? I gay c’avranno il gatto pure loro.
Perché io ho dovuto chiedere scusa a Cristosanto e alla Madonnamia se la cerimonia veniva celebrata in comune, in 15 minuti netti, a 16 euro e 50 di cui sopra, da un amico ubriaco e che ha aderito a tutti i vizi capitali e non da un prete illibato nella chiesa di Santo Eleuterio nel mio paese, che di matrimonio ne sa quanto io ne so di transustanziazione, e i gay manco questo peccato? Perché io ho dovuto inventare un’allergia letale ai fiori per non avere la sala addobbata da bara, come tanto sarebbe piaciuta a zia Concetta e i gay non si devono fare questi problemi?

Perché io ho dovuto affrontare il fallimento dei miei principi progressisti quando mi sono divertita tantissimo al mio banchetto e loro invece non vengono messi alla prova?

Perché io ho dovuto comprare al mercato sotto casa una tovaglia ricamata a mano, usata suppongo dal prezzo e spacciarla tra le amiche di città per uno scialle appena arrivato dallo Yemen e subire l’autosbugiardamento al terzo bicchiere e loro, i gay, no, neanche uno sforzo di memoria?

Perché io ho dovuto affrontare momenti di prepotente intimità con il mio allora futuro marito quando da soli nel tinello ci siamo guardati e ridendo ci siamo detti “Ma che cazzo stiamo facendo?” e loro no, tranquilli nel tinello del peccato?
Perché mio marito può ora portare un anello all’anulare sinistro, chiaramente, secondo le comuni e sane e civili regole sociali, modello da femmina perché uguale al mio, e avere comunque diritto al matrimonio pur manifestando femminilità, quindi un certo disorientamento sessuale, e i gay no?

Perché noi, io e Nicola, ci siamo potuti permettere di prenderci gioco di noi, delle tradizioni, della famiglia, degli amici, del senso di coppia delle istituzioni, aderendovi alla fine a modo nostro e come piaceva a noi, e i gay no?

Se è legale comprare e vendere una torta panna e cioccolato, la vendi a tutti, non è che fai distinzione di sesso, etnia o tratti fisici, sennò sei nell’illegalità e soprattutto sei scemo. Ecco, il matrimonio è una torta gigantesca, dovresti poter scegliere tu i piani e i gusti della tua fottutissima torta di nozze. E invece siamo scemi.

Sebastiano ci dice che siamo gli unici in Europa, insieme alla Grecia, a non aver legiferato sui diritti delle coppie dello stesso sesso. Ci è mancato il coraggio di accantonare vecchi luoghi comuni e di considerare che i pari diritti riguardano la vita di ognuno. È solo questione di tempo e che a scendere in piazza, a breve, saranno madri e padri, fratelli e sorelle, amici, vicini di casa e colleghi di qualsiasi orientamento affettivo. E, aggiungo io, tutti quelli che si sono potuti sposare e affrontare il Grande Passo!