A volte per raccontare se stessi basta un oggetto, un’ispirazione, un ricordo. Questi sono i pensieri sparsi di una ragazza che – quando era solo una bambina – ha saputo che la sua vita sarebbe stata un po’ diversa da quella dei suoi coetanei. Ma alla fine, chi non ha una vita un po’ diversa da quella degli altri?
1- QUEL LIBRO, E SOLO QUELLO
Mi piace riordinare i cassetti di camera mia, perché ogni volta che ritrovo un oggetto importante amo ricordare la sua storia.
Lo scorso sabato mattina è successo qualcosa di simile mentre spolveravo la libreria: c’era un titolo che ha nuovamente attirato la mia attenzione. Nuovamente perché non era la prima volta, certo. Erano anni oramai che non lo rileggevo. Mi sono accorta che in un certo senso mi mancava.
Mi è tornata in mente una me quindicenne, in viaggio verso la solita meta di famiglia delle vacanze estive, verso un posto profondamente odiato, invidiando addirittura le amiche che erano rimaste a Milano. Quell’anno avevo portato con me, nello zainetto, quel libro.
Il primo pomeriggio di mare di quell’anno era iniziato nel peggiore dei modi: litigando con mia nonna non sopportava che stessi sempre sotto l’ombrellone a leggere, e io esausta a spiegarle per la milionesima volta come vorrei passare le mie vacanze. Così avevo deciso di fare un giro nei dintorni. Ho camminato per dieci minuti sul bagnasciuga con il libro sotto il braccio, e sorprendentemente mi sono ritrovata nel più bel posto che avessi mai visto. Ero sola, l’acqua quasi trasparente. Dopo aver messo al sicuro il libro, in un posto perfetto sugli scogli, avevo deciso di fare il bagno. Raramente capitava che mi venisse voglia di immergermi nel mare, ma quel giorno era come se mi chiamasse. Dopo il bagno ho ricominciato a leggere: era la terza volta che lo ricominciavo, ma in quel luogo era come se non l’avessi mai visto. Ho continuato ad andare nel mio posto privato per tutta la durata della vacanza, la migliore che abbia mai avuto.
2- QUELLA CANZONE, E SOLO QUELLA
Una canzone può portare la mente a ricordare le più svariate cose. Molte persone hanno una playlist della loro vita. A me invece, di canzone ne basta una. Colpa del caso.
A pensarci non è neppure tra quelle che mi piacciono di più, ma è a tutti gli effetti la colonna sonora della mia vita. Quando ora l’ascolto, chiudo gli occhi e ripercorro con la mente molti degli episodi più importanti della mia vita.
Dal primo giorno di scuola elementare, quando la sua melodia mi ha accompagnata durante il tragitto, all’ultimo di scuola media, quando i miei compagni l’hanno messa a tutto volume per festeggiare la fine di un capitolo importante.
E ancora – non poteva mancare – il giorno in cui ho scoperto perché andavo a fare gli esami del sangue più spesso delle mie amiche. Niente mi faceva pensare che quel giorno fosse diverso da altri. Solo quando ho visto mia madre trattenersi un po’ troppo a parlare con i dottori ho cominciato a capire. Ho pensato che la mia vita sarebbe cambiata radicalmente, per sempre. Ma poi, durante il viaggio di ritorno a casa, ho sentito di nuovo quella canzone, per caso, alla radio. Ho capito che non stava cambiando tutto, ma che era solo successa una cosa. Qualcosa che mi avrebbe resa molto più forte.
Sono fortunata ad avere così tanti ricordi, belli e brutti, legati per caso a quella canzone. Così, al posto di ricordarmi un momento della mia vita, me la ricorda tutta.
C.

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