
Il principe cerca figlio, seguito del Principe cerca moglie. E in mezzo al film c’è una scena in cui il figlio, quello del titolo, discute proprio del fatto che, tipo, “non è possibile che al cinema ci siano tutti questi seguiti di cui nessuno sente il bisogno”. Ecco, appunto. Beh, se non altro possiamo dire che Eddie Murphy e compagnia siano dotati della giusta dose di autoironia.
Sono passati 33 anni dal Principe cerca moglie, cult assoluto diretto da John Landis, che è uno che di cult se ne intende. E per il principe cerca figlio, sarebbe stato fantastico riavere a bordo anche Landis, oltre ad Arsenio Hall, a James Earl Jones e a tutto il cast del primo film riconfermato in blocco. Così non è, e sulla sediolina del regista si siede Craig Brewer, che già aveva lavorato con Eddie Murphy in Dolemite is my name, un paio d’anni fa. E certo non è Landis, ma il suo lavoro lo sa fare piuttosto bene.
Il principe cerca figlio è esattamente il contrario del Principe cerca moglie, nel senso che questa volta non è il principe di Zamunda ad andare in America, ma un trentenne americano, figlio illegittimo e mai visto prima dal principe, a trovarsi catapultato a Zamunda. Quindi l’idea è sempre quella del pesce fuor d’acqua, ma al contrario rispetto all’altra volta. Però Il principe cerca figlio è anche molto simile al predecessore: ad esempio riprende il concetto che l’America è modernità e l’Africa è tradizione, quindi alla fine non è che le cose siano cambiate granché. In più, è un film che quasi in ogni scena ha un riferimento all’originale. Quindi chi non ha visto il primo episodio probabilmente se lo gode al 20%. Ma forse questa è una possibilità che non è stata neppure presa in considerazione da Eddie Murphy.
Intendiamoci, si tratta davvero di un seguito inutile. E funziona solo se siete grandi fan del primo film e quindi vi godete tutti gli omaggi, tutti i riferimenti, le citazioni, eccetera. Però questo non significa che non ci siano momenti molto riusciti. Ad esempio, un funerale che diventa una festa, grazie alla presenza di miti dell’rnb americano come Salt-N-Pepa, En vogue e Gladys Knight. Oppure, tutte le scene in cui appare un folle Wesley Snipes. Che forse è più famoso per i ruoli muscolari, ma qui ci ricorda che è anche un grandissimo attore comico.
Per il resto, il film è nostalgico e rassicurante, e quindi, come la vita ci insegna, non può essere davvero divertente.
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