Miti: J.K. Rowling

di Redazione Smemoranda

Rivoluzionari
Miti: J.K. Rowling

J.K. Rowling, si dice scrivesse storie sin da quando aveva imparato a scrivere. A sei anni scriveva già racconti (protagonista un coniglio col morbillo) e li leggeva alla sorellina Dianne. Sarà vero? Boh. Però è probabilmente vero che a scuola lei abbia incontrato una serie di persone capaci di ispirare i personaggi di Hogwarts. Il suo migliore amico diventerà Ron Weasley, il preside sarà Albus Silente e il suo odioso professore di biologia Severus Piton. Hermione Granger, lei ha detto, “sono io quando avevo 11 anni”.

La vita di J.K. Rowling è abbastanza triste, fino al momento della pubblicazione del primo Harry Potter.

La vita di J.K. Rowling prima di Harry Potter

Nel 1982 sostiene l’esame per frequentare Oxford, ma non lo supera. Intanto la mamma si ammala di sclerosi multipla, malattia che la ucciderà otto anni dopo. La Rowling intanto si sbatte: va a studiare un anno a Parigi, si trasferisce a Londra. Trova lavoro come ricercatrice e segretaria bilingue ad Amnesty International. Poi si trasferisce a Manchester col suo ragazzo per lavorare alla Camera di Commercio. Nel 1990 le viene l’idea di Harry Potter, proprio poco prima che sua madre muoia. Forse non è un caso che Harry sia orfano.

Joanne Rowling trasloca ancora. Stavolta in Portogallo, a Oporto, dopo fa l’insegnante serale d’inglese. Si sposa con un giornalista portoghese, ha una bambina, ma divorzia appena un anno dopo, fugge con sua figlia a Edimburgo, e a questo punto la sua vita è un mezzo disastro: separata, disoccupata sotto sussidio, con una figlia a carico. È molto depressa, deve affrontare una battaglia legale col marito per il divorzio, insomma ha solo la scrittura come rifugio. Nel 1995 termina la stesura del suo romanzo per ragazzi e lo intitola Harry Potter e la pietra filosofale. Sceglie un solo agente letterario a cui mandare i primi capitoli, perché ha un nome “da bambino” che la ispira. Si chiama Christopher Little, ha un ufficio a Fulham e decide subito di cestinare il manoscritto perché reputa che i libri per bambini non vendano più. Cambia idea solo dopo la recensione entusiasta di una delle sue collaboratrici.


(J.K. Rowling legge Harry Potter – Sottotitoli ON!)

Gli editori che rifiutarono Harry Potter

Christopher Little porta un po’ in giro il manoscritto e riceve rifiuti da 11 (undici!) case editrici. D’altronde è un classico, no? Sono leggendarie le storie dei manager delle case discografiche che negli anni Sessanta dicono: “No, questi Beatles non mi sembrano un gruppo promettente, non mi interessano…

Stessa cosa succede al manoscritto di Harry Potter, che viene rifiutato da tutti. Solo il presidente della Bloomsbury di Londra prova a far leggere i cinque capitoli a sua figlia Alice, la quale chiede entusiasta di avere il seguito. La Bloomsbury (esclusivamente per fare contenta la figlia del capo, a occhio) emette una prima, cauta tiratura di sole mille copie, e poiché secondo gli editori i nomi femminili sulle copertine respingono il lettore maschio, si decide di sostituire “Joanne” con un neutrale “JK” che secondo loro dovrebbe richiamare vagamente JRR Tolkien. Poi le vendite vanno un filo meglio del previsto…

Insomma, una vita che è già di per sé una specie di poster motivazionale, quella di Jk Rowling.

Poi non è che succeda così a tutti quelli che hanno delle grandi sfighe, però insomma… il fatto che possa esistere anche in questo mondo una storia così, ci dà un po’ di speranza per il futuro.