La storia (vera) delle Ragazze di Wall Street

di Michele R. Serra

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La storia (vera) delle Ragazze di Wall Street

Le ragazze di Wall Street – Business is business è il film per cui Jennifer Lopez si è allenata di brutto. Perché interpreta una stripper, e per di più di vent’anni più giovane di lei, che ne ha cinquanta. E pare (forse sono leggende urbane messe in giro ad arte dalla produzione del film, ma fino a prova contraria…) che effettivamente lei non abbia una controfigura per le scene di ballo in questo film. Intendiamoci, non perché Jennifer Lopez non sappia ballare: è che qui bisogna ballare in tanga, e a 50 anni è possibile che una non si senta così a suo agio. No? Beh pare che lei abbia fatto tutto da sola, che per interpretare questo ruolo si sia allenata come una bestia, facendosi persino installare un palo nella sua casa. Anzi, un palo per casa: uno a New York, uno a Los Angeles e uno a Miami. La sua personal trainer ovviamente è un’artista del Cirque du Soleil, quindi si capisce come in tre mesi abbia imparato la pole dance come noialtri non potremmo fare in tre anni. O neanche in trenta, ma insomma. C’è però qualcosa di più interessante, nel film, che vedere J-Lo twerkare come se non ci fosse un domani. E cioè la storia a cui è ispirato.

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Manco a farlo apposta, è una storia vera: quella di quattro donne che mettono in piedi una specie di associazione utile a spillare soldi a clienti facoltosi in uno strip club di New York. Voi direte: ma gli strip club sono già costruiti per spillare soldi ai clienti, che problema c’è? Giusta obiezione, in effetti. Però queste signore andavano un po’ oltre: loro, i clienti li rimbambivano di ketamina. E quando erano tutti fatti gli strisciavano la carta di credito, addebitando decine di migliaia di dollari. Che poi, se sei ricco, chi te lo fa fare di andare alla polizia, e dire “agente, ho speso 20.000 dollari in uno strip club, aiutatemi!”. Chiaro che nessuno denunciava: le vittime se la mettevano via, e tornavano a cenare con la moglie e i figli.

Quando la giornalista Jessica Pressler ha scritto questa storia nel dicembre 2015 sul New York Magazine, l’ha resa una versione riveduta e corretta del mito di Robin Hood. Perché da una parte c’era il gruppo delle spogliarelliste, tutte povere, figlie di immigrati, classi popolari, e dall’altra c’erano le vittime, i derubati: “ricchi, disgustosi e patetici uomini”. Certo, l’intento di queste ragazze non era quello di dare i soldi dei ricchi ai poveri, bensì a loro stesse. Ma non stiamo a sottilizzare.
Quello che ci può interessare più di questa svolta diciamo balorda della trama, è che il film racconta uno spaccato di questi strip club dei primi Duemila, in cui di soldi ne giravano parecchi – Manhattan, finanzieri, banchieri, gente che può spendere 30, 40, 100mila dollari in una sera. Ne giravano tanti, di soldi, fino al 2008. Poi è arrivato il crac della Lehmann Brothers e tutto quello che ne è conseguito, ed è piuttosto divertente il fatto che il film racconti la crisi economica dal punto di vista delle ragazze, che si trovano improvvisamente con clienti molto più poveri, e quindi sono davvero colpite in prima persona dal crollo della borsa. Sapete quando si dice: eh, ma la finanza non ci interessa, l’economia reale è un’altra cosa… Ecco, in questo caso qui, no.

Bene, ma com’è il film?

Dunque, Jennifer Lopez è una potenza. Trasuda carisma, anzi lo suda proprio: suda carisma dal tanga, ecco. Anche le altre star della musica americana – che hanno parti minori – fanno la loro figura, da Cardi B (lei faceva davvero la stripper, tra l’altro!) a Lizzo (che tutti quanti amiamo). Ma nel film non c’è praticamente niente di quello che potrebbe renderlo un po’ interessante. Tipo una scena in cui si approfondiscano un po’ i discorsi sociali e politici che stanno sotto il film, no? Le differenze di classe, i rapporti di forza, ma anche il sesso. Le ragazze di Wall Street è un film dove praticamente non c’è sesso. Cioè, ogni scena lo evoca, ma il film non ne parla mai davvero. È un po’ strano, anche perché siamo in un’epoca in cui – per dire – in America le serie televisive non si fanno problemi a parlare di sesso in modo molto chiaro. Boh. E questa è solo una delle cose potenzialmente interessanti che si perdono in un film fatto di lunghe scene musicali, in cui si vedono le tipe che vanno a fare shopping, lanciano in aria i soldi negli attici di Manhattan, indossano gioielli, vestiti, borse… insomma, oggi basta aprire instagram per vedere ste scene, non c’è bisogno di andare al cinema. E allora, a cosa serve un film?