
Joan Baez, mito vivente della controcultura Usa, leggenda vivente del folk antagonista, sta per sbarcare in Italia per quattro imperdibili date del suo tour mondiale, l’ultimo della sua splendida vita di musicante contro. Cinquant’anni dalla parte del torto, si potrebbe dire, parafrasando quel famoso slogan.
Cinquant’anni di battaglie per i diritti civili, da quelle contro la guerra del Vietnam alle tante venute dopo, contro il razzismo e per i diritti dei lavoratori, dei nativi americani, dell’ambiente. Vicina al primo Bob Dylan (sarebbe stato diverso, senza di lei, il poeta di Duluth?), interprete di pezzi memorabili, fino al suo recente “Whistle Down The Wind”, uscito a marzo 2018, ritorno a un album in studio da dieci anni a questa parte.
Un disco fresco e immediato, registrato in soli dieci giorni a Los Angeles, con la collaborazione del noto Joe Henry, e canzoni scritte da gente tipo Tom Waits, Anohni di Antony and the Johnsons, Josh Ritter, Eliza Gilkyson, Mary Chapin Carpenter, Tim Eriksen e lo stesso Joe Henry.
Solo quattro occasioni in Italia per assistere a un suo concerto del tour d’addio: 5 agosto a Verona (Teatro Romano, tutto esaurito), 6 agosto Roma (Terme di Caracalla), 8 agosto Udine (Folkest/Castello), 9 agosto Bra, Cuneo (Cortile dell’Agenzia di Pollenzo).
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