È uscito il film e non vediamo l’ora di vederlo. Intanto vi riparliamo del libro! Ebbene sì perché Maraja, Pesce Moscio, Dentino, Lollipop, Drone, i protagonisti de “La Paranza dei Bambini” di Roberto Saviano, sono sul grande schermo nella pellicola diretta da Claudio Giovannese, che è anche in concorso per l’Orso d’Oro al Festival di Berlino.

Uagliù, chesta è na storia ca’ parla di guagliune che ann’a appartené a nisciuno e che vonn cummannà.
Questi i toni de “La Paranza dei bambini”, il romanzo di Roberto Saviano ambientato, guarda caso, a Napoli (se vuoi acquistarlo, clicca qui). Nella zona di Forcella soprattutto, cuore della camorra. “Personaggi e fatti narrati sono immaginari, è autentica invece la realtà sociale e ambientale che li produce”.
Nicolas Fiorillo detto Maraja (il capo), Briato’, Tucano, Dentino, Drago’, Lollipop, Pesce Moscio, Stavodicendo, Drone, Biscottino e Cerino. Una banda, una paranza, di quindicenni che ambiscono a diventare camorristi, a spaventare ‘a gente, a cummannà, a lottare solo per un privé in quel locale dei potenti, col la terrazza abusiva sul mare. Attirati e illusi dal sogno della ricchezza come pesciolini ingannati dalla luce delle barche a vela usate per la pesca a strascico che li lascerà morire boccheggianti. La paranza, che è la rete da pesca a strascico tirata da due barche da pesca di legno, ma è anche, nel gergo camorristico napoletano un gruppo di barche per il trasporto di merce di contrabbando oppure la batteria di fuoco di un gruppo.
Un racconto crudo, storie senza scampo, verismo da sala giochi, scorribande contromano con i motorini, pistole, ‘o ferro, portate in cameretta nelle mutande, cacca sulla faccia per punizione a un like di troppo su Facebook… Perché “A Napoli non esistono percorsi di crescita: si nasce già nella realtà, dentro, non la scopri piano piano.”.
I protagonisti del degrado non sono più i figli dei bassifondi ma della borghesia media, che disprezzano i padri perbene perché n’accummannano a nisciun, disprezzano i genitori con un lavoro normale come l’insegnante di educazione fisica perché solo gli strunz faticano per quattro soldi. Per loro giusti e ingiusti, buoni e cattivi sono tutti uguali, l’unica distinzione è tra forti e deboli, tra chi nella vita fotte e chi è fottuto.
“Bambini li chiamavano e bambini erano veramente. E come chi ancora non ha iniziato a vivere, non avevano paura di niente, consideravano i vecchi già morti, già seppelliti, già finiti. L’unica arma che avevano era la ferinità che i cuccioli d’uomo ancora conservano. Animaletti che agiscono d’istinto. Mostrano i denti e ringhiano, tanto basta a far cacare sotto chi gli sta di fronte.
Diventare feroci, solo così chi ancora incuteva timore e rispetto li avrebbe presi in considerazione. Bambini sì, ma con le palle. […] “Se crereno ca simmo creature, ma nuje tenimmo chesta… e tenimmo pure cheste. E con la mano destra Nicolas prese la pistola che teneva nei pantaloni (…) mentre con la sinistra indicava il pacco, il cazzo, le palle”.
Dopo “La Paranza dei Bambini”, Roberto Saviano è tornato a raccontare la storia di Nicolas “Maraja” Fiorillo e della sua banda in “Bacio Feroce”, secondo romanzo dedicato ai ragazzi di camorra (se vuoi acquistarlo, clicca qui). Sigillano silenzi, sanciscono alleanze, impartiscono assoluzioni e infliggono condanne, i baci feroci. Baci impressi a stampo sulle labbra per legare anima con anima, il destino tuo è il mio, e per tutti il destino è la legge del mare, dove cacciare è soltanto il momento che precede l’essere preda.
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