“Benvenuto in Israele… Benvenuto in Palestina… benvenuto in Israele… Benvenuto in Palestina…”
Continuava a scrivermi il mio operatore telefonico arrivata a Gerusalemme.

La storia di Gerusalemme è molto lunga e molto complessa. Da turista a Gerusalemme o ci vai determinato ed esaltato verso il tuo luogo di culto (il Santo Sepolcro, il Muro del pianto, la Spianata delle Moschee”) o ci vai sospendendo ogni giudizio, credo e non credo e osservando le più grandi religioni e culture che convivono tra loro in uno spazio piccolissimo e pieno di controlli armati, confini culturali, politici e preghiere.
E dopo un po’ ti chiedi da occidentale medio e turista privilegiato: ma come deve essere vivere in una città divisa, dove gli abitanti hanno da sempre confini territoriali e mentali, dove chi sta dall’altra parte della linea immaginaria è il nemico eppure bisogna conviverci, passarci accanto, stare insieme?
Come deve essere crescere in un posto che dovrebbe essere il simbolo di pace in assoluto, un posto dove convivono le religioni monoteiste fondamentali e l’esercito armato fino ai denti ad ogni passaggio? Come deve essere essere bambini e poi ragazzi in un posto così serio e colmo di regole e orgoglio?

Paola Caridi, storica e giornalista che ha vissuto a Gerusalemme tantissimi anni, ce lo racconta in un bellissimo e lieve libro per ragazzi: Gerusalemme. La storia dell’altro.
Due ragazze, una palestinese e una israeliana, convivono nella stessa città e sono divise, senza essersi mai conosciute, da odio profondissimo. Sarah israeliana e Samira palestinese hanno paura l’una dell’altra, ma non si sono mai viste. Poi un caso fortuito e le loro vite s’incrociano e si uniscono in quella casa che fu dei nonni di Samira e dove poi nacque e crebbe Sarah. Un luogo, due culture opposte. Sarà un frate loro amico comune a elevarle e portarle sulla luna per un giorno a osservare dall’alto che la storia non è mai solo una né solo come ce la raccontano da una parte.
Nel racconto sono inserite brevi schede che danno chiare e semplici spiegazioni sui passaggi storico politici di Gerusalemme, sulle lingue che convivono in città, sui diversi veli delle donne…
La storia che ispira la scrittrice e che è citata nel libro è l’amicizia vera tra lo psicologo Dan Bar-On e il pedagogista Sami Adwan. Un israeliano e un palestinese. Avrebbero dovuto vivere da nemici e invece insieme hanno fondato il Peace Research Institute in the Middle East e pubblicato un libro che insegna che non c’è un’unica storia condivisa, ci sono due modi di raccontarla. Due storie messe e narrate in parallelo e in mezzo al libro uno spazio bianco che rappresenta un territorio comune dove ogni studente può scrivere quello che vuole. Questo libro è stato pubblicato anche in Italia: La storia dell’altro (Una città editore, 2003).
Succederà un miracolo (per dirla alla cristiana!) che Sarah e Samira conoscendosi, conoscendo la storia dell’altro, diventeranno amiche fino a condividere le cuffiette per la musica su Spotify e una canzone in arabo (la lingua dei palestinesi) che fa così:
“Gli ho chiesto: “Di dove sei?”.
“Dei confini del cielo,” mi ha detto.
“E da dove vieni?” gli ho domandato.
“Dalla casa del vicino,” mi ha risposto.
Gli ho detto: “Di che cosa hai paura?”.
“Sono scappato dalla gabbia,” mi ha detto.

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