La vita oscena

di Alessia Gemma

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La vita oscena

Andrea nella realtà sarebbe Aldo Nove, che veramente veramente si chiama Antonio Centanin, ma questo era il nome della vita da dimenticare, quella de La vita oscena di adolescente che gli muore prima il padre e poco dopo la madre, che era speciale perché figlia dei fiori e quando rideva sembrava che il mondo facesse davvero ridere. Andrea resta solo come un cane, nel suo mondo sgretolato, solo con la zia che gli cucina i sofficini mentre lui si ammazza di canne. 

Solo come un cane a cercare di non soffrire più facendo un pastone di droga, alcol e psicofarmaci. Fino a che… BOOOOM, fa esplodere l’appartamento, tutto a fuoco, compreso se stesso. Si salverà. E di nuovo una sofferenza insostenibile, quella di cui sono capaci solo gli adolescenti, amplificata e aggravata dalla solitudine totale. E ancora canne su canne. Un solo interesse, la poesia. “Mi interessava la poesia. Perché potevo leggerla per una pagina e chiudere il libro senza dovermi chiedere come sarebbe andata a finire. Perché era a frammenti, come la mia vita. Perché sapeva raccontarmela in modo aspro, senza la compassione che si da a chi non sta bene. Aprendone squarci improvvisi. Perché cercava la verità e non il successo. Perché la vera poesia è crudele… Perché la vera poesia fa male.”. Ma non basta più.

Andrea cambia vita, va a studiare a Milano, ma mica studia. A Milano decide di ammazzarsi, nel modo del suo poeta Georg Trackl: con 17 grammi di cocaina. Un’unica lunga striscia nella sua stanza: una miccia corta. Inizia da qui la parte più psichedelica e assurda del libro, del film e della vita di Aldo Nove. Un groviglio di corpi e visioni, di culi e malessere e tette e dolore. Tutto con cuore all’impazzata e le narici sporche di bianco…

Una fuga veloce dal mondo e dalle cose “Perché la morte è quando tutto resta fermo.” fino a riempirsi meccanicamente…

Il film in più rispetto al libro ha la fotografia di Ciprì, lo skateboard di Andrea (interpretato dal bravissimo Clément Métayer), i grattacieli nuovi di Milano (che non c’erano quando Aldo Nove era ragazzo), la mamma Isabella Ferrari, il regista Renato De Maria, (sì, quello di Paz!), che ha letto e fortemente voluto girare La Vita Oscena: “Lo skateboard e la figura fragilmente adolescenziale di Andrea viaggiano in un mondo deforme, onirico, colorato, vicino alla grafica del fumetto, poetico e spettacolare insieme.”…

Per Aldo Nove il punto di partenza de La vita oscena, il libro, è stata l’ispirazione dell’album di Lou Reed Magic & Loss

Passa attraverso il fuoco verso la luce...

“Il buio spietato di un’adolescenza che, una volta perduta, ha liberato tutta la sua magia…” Aldo Nove

ATTENZIONE SPOILER:

Andrea nella realtà diventaterà Aldo Nove, prenderà una laurea in filosofia morale e tra le altre cose entrerà a far parte del gruppo di scrittori pulp, i Cannibali. Ultimo di tanti libri è Un bambino piangeva, Mondadori, 2015.