
Ad aprile ci siamo chiesti, preoccupati, come stessero i ragazzi. Sono stati i primi ad entrare in lockdown e gli ultimi che ne usciranno. E poi come è l’adolescenza imprigionata? Il corpo che mentre cambia viene messo a freno avrà delle ripercussioni sulla testa? Lo avevamo chiesto ad Andrea Panìco, psicoanalista e psicoterapeuta, presidente dell’associazione Telemaco di Jonas – Milano, Centro di clinica psicoanalitica per l’adolescenza.
Siamo a dicembre e poco è cambiato per i ragazzi e le ragazze: moltissimi seguono ancora le lezioni in DAD, escono poco e niente e hanno la vita congelata tra le mura di casa.
Allora Andrea Panìco ha voluto mandare una lettera a tutti quelli che adesso sono a casa o… sulle montagne russe. Svelando un trucco….
“A tutti è capitato almeno una volta di salire sulle montagne russe. La tensione nell’attesa del proprio vagone, la sensazione di non poter tornare indietro una volta abbassata la sbarra, il silenzio durante la salita, quei secondi interminabili prima della discesa… e poi le grida e l’euforia dei giri della morte, gli avvitamenti a centrifuga, le sterzate repentine… il senso di leggerezza a fine corsa, la gioia e l’adrenalina per essere (ancora) vivi.
Quello che sta accadendo ora è qualcosa di molto simile. L’unica differenza, oltre al fatto che non siamo in un parco divertimenti, è che il tempo di sospensione e attesa dura molto più di una manciata di secondi. Un’incertezza lunga giorni e settimane e più il momento in cui l’ansia si scatenerà tarda ad arrivare, più l’ansia aumenta; più non riusciamo a indirizzarla altrove, più si coagula; più si gonfia, più forte sarà l’esplosione al momento della detonazione.
È una cosa che ho potuto vedere con i miei occhi tra il lockdown di primavera e le zone colorate d’autunno. Durante il periodo di arresto delle attività, quando le strade erano deserte e si sentiva solo il suono sinistro delle sirene, tutto taceva; le emozioni e i pensieri sembravano avvolti nella nebbia, ovattati come il rumore dei passi sulla neve. Le giornate si trascinavano una dietro l’altra senza note particolari, le faccende quotidiane erano un brusio nell’avvicendarsi delle ore sull’orologio. Un senso di estraniamento ci ha invasi al ritorno della cosiddetta normalità, come quando dopo una giornata nel parco ci ritroviamo persi nel traffico verso casa.
È innegabile che ci troviamo tutti quanti in una situazione eccezionale. Ciò rende questa pandemia ancora più speciale delle precedenti è il fatto che la partita si gioca su un terreno particolare. Pensateci un momento, qual è la differenza tra la peste del Manzoni, quella del Boccaccio, l’epidemia di Spagnola del secolo scorso, e la nostra? Niente meno che il contesto storico direte voi, giusto! E questa differenza in cosa si concretizza alla fin fine? Questo ve lo dico io: nel margine di libertà col quale siamo abituati a convivere. Per rimarcare questa differenza con una metafora: se non esistono gli aerei, non ti può mancare volare.
Ora vi chiedo un piccolo sforzo di attenzione perché vi sto per rivelare un trucco, uno di quei giochi di prestigio che quando li sveli ti fanno vedere le cose da un’altra prospettiva. Pronti? Vai: la libertà non è fare quello che si vuole. La libertà non è quello che vi hanno raccontato, le connessioni super veloci, l’assenza del coprifuoco, la telecamera spenta per sfangare l’interrogazione di scienze. Non credete a chi vi biasima, a chi vi dice che rimarrete traumatizzati a vita, che questa è una guerra e che non potete fare più nulla. La libertà è Altro da tutto questo, è nella mancanza, nel rapporto.
Se i vagoni dell’ottovolante non fossero agganciati ai binari, se voi non foste legati con la cintura, non potreste neanche cominciare il giro. Ma l’adolescenza non è forse a sua volta un rollercoaster? Un viaggio fatto di giri della morte, di cambi improvvisi di direzione, un’esperienza che chi la guarda da fuori non può capire? L’adolescenza non è forse salire sulle montagne russe del desiderio spingendo all’impossibile la tenuta dei binari?
Non vi resta allora che sbugiardare chi vi dice che le montagne russe sono pericolose: ci siete già sopra. Si tratta invece di trasformare un treno imperfetto, traballante e scomodo nel mito dell’Orient Express, che rispetto ai nostri treni supersonici in effetti è un trenino sgangherato, sfigato, ma dal quale si gode un gran paesaggio.”
Andrea Panìco
Lascia un commento