L’interrogazione

di Antonello Taurino

Storie di Smemo
L’interrogazione

Secondo me, sarebbe da abolire quella roba lì che il prof chiama un poveretto vicino alla cattedra, lo ascolta per un po’ con la stessa espressione sveglia di una vacca frisona da latte e poi scrive un numero sul registro con la scioltezza di Zorro sulla pancia del sergente Garcia. Ma se proprio non riusciamo ad abolirla, mi piacerebbe che fosse almeno resa “umana”: la pressione, soprattutto quella inutile, serve solo a peggiorare la prestazione, sia che abbiano studiato o che non si ricordino manco che materia insegnate. Non dico che da domani nella vostra classe i ragazzi scalpiteranno per essere interrogati; dubito che si avventino sulla lavagna cantando “Io, volontario che son io, volontario che non sono altro!”; o che sgomitino come per sgattaiolare vittoriosi da una rissa di rugby e riuscire per primi a fare mèta sulla cattedra urlando “Io interrogato!”, o che presentino i lavori di gruppo con una haka preliminare, tipo All Blacks:

Kamate Kamate oh

Veniamo in Latino, pro’

Taora Taora ah

faccimo un lavorone accà!!

Non pretendo questo, ecco, ma sapete che l’ideale sarebbe riuscire a personalizzare l’esperienza, tenendo conto delle caratteristiche del ragazzo e delle sue possibilità. Ne abbiamo viste tante: c’è chi prima dell’interrogazione fa il segno della croce e si avvia alla cattedra come Fabio Filzi al patibolo; chi alzandosi detta al compagno le sue ultime volontà: “Dite a mia madre che le ho sempre voluto bene”; e chi si appella al V° emendamento e non risponde se non in presenza di un avvocato. Voi direte: “Beh, non è che spegniamo la luce, puntiamo la lampada in faccia e urliamo all’alunno: “Dimmi i nomi dei principali capi della Rivoluzione Francese, bastardo!”. Lo so, ma forse si può usare un po’ di fantasia e teatro anche in questo campo.

Prendiamo storia, come esempio.

Argomento: Giulio Cesare. Sì, l’autore della massima scambiata da quell’alunno come ammissione del fatto che Cleopatra non fosse poi tutto ‘sto granché, anzi era proprio “un cesso, prof! Lo disse anche Giulio Cesare: ‘veni, vidi, wc.”. Ecco, lui. E allora, perché, invece di farci spiattellare la lezione, non ci inventiamo una cosa tipo Fazio che intervista Giulio Cesare?

PROFFAZIO – Chi abbiamo adesso, Filippa? (detto tra noi, solo una gnocca così può permettersi di farsi chiamare Filippa. Chiamare una figlia Filippa vuol dire condannarla ad un’eterna presa per il culo)

FILIPPA –  È un gran piacere avere con noi, di ritorno dalla vittoriosa campagna di Gallia, Giulio Cesare!

(Applausi della classe, stacco su Giulio Cesare)

PROFFAZIO – Caio Giulio, che bello averti qui…  ho letto che sei appena tornato dalla Gallia.. Hai ottenuto una vittoria meravigliosa!

CESARE –  Grazie, Fabio, troppo buono!

PROFFAZIO – So che è in uscita un libro per Mondadorium… che per inciso è..?

CESARE – Ma, direi… nominativo neutro singolare? Mondadorium, mondadori… o anche un genitivo plurale della terza, da mondador-mondadoris… con il suffisso in ium.. no?

PROFFAZIO – …Il De Bello Gallico. Che, permettimi una battutina, più che De Bello, è De Bellissimus!

CESARE – Ah ah ah! Ma chi te le scrive, Marziale? Fai più ridere tu di Bruto e Ottaviano che si picchiano!

PROFFAZIO – No, seriamente, ti sembra di essere lì in mezzo a tutte quelle battaglie… raccontaci un po’!

CESARE – Sì, guarda è stata una bella esperienza.. era dal 58 a.c, che cercavamo di stanarli, questi Galli…

PROFFAZIO – …guidati da?

CESARE – Vecringe, Vetritorige… ehm.. Vercingetorige!

E così via,  fino a concludere con:

PROFFAZIO – ..Cesare, per i tuoi fans.. prossimi progetti per il futuro? Questa idea del Primo Triumvirato?

CESARE – Mah, è un progetto neo-dem con alcuni amici… Ci sono degli sviluppi interessanti ma non  anticipo niente per scaramanzia. Sai come diciamo noi latini, no? Merda merda merda… e non sto parlando di Pompeo e Crasso…

Per geografia, una volta ho provato una cosa che ho chiamato “Lo sketch dell’agenzia di viaggi”. Funziona così: il ragazzo interrogato fa la parte dell’addetto dell’agenzia. Un altro alunno sarà il cliente che entra e chiede: “Vorrei fare un viaggio, ma sono indeciso su dove andare..”. Se l’argomento dell’interrogazione, è, per dire, la Svezia, l’addetto/interrogato comincerà con “Guardi, ha mai pensato alla Scandinavia? La Svezia è fantastica, gliela consiglio vivamente, perché c’è questo.. e quest’altro.. a Nord ci sono i monti.. i fiumi.. può visitare queste città.. ma è consigliabile andarci l’estate perché il clima..” ecc. ecc. . Il gioco dovrebbe essere alimentato dall’alunno/cliente che risponderà sempre in modi scettico ad ogni stimolo su quella destinazione, per costringere l’addetto dell’agenzia a tirar fuori sempre nuove informazioni (ma con uno scopo, anche se giocoso, il che è fondamentale).E soprattutto, sarà costretto a rielaborare le sue conoscenze, a usarle in modo concreto, a utilizzarle fuori dalla closed box in qui pensava di esporle e a tradurle in ciò che la geografia è davvero: il mondo là fuori.

Se, però, vi toccano due alunni insieme da interrogare, magari su due paesi diversi, potete anche essere più perfidi e fare voi il titolare dell’agenzia: causa crisi nel settore, dovete tagliare il personale e solo il più efficiente, il più sprint resterà. Quindi arriva il cliente, il solito rompiballe trituramaroni indeciso sulla sua vacanza. Il fresatesticoli può scegliere una sola destinazione, evidentemente quella dell’addetto più preparato e più convincente. Suonate il gong e godetevi la battaglia per la sopravvivenza.

E, sempre per geografia, passiamo al Paese inventato, gioco creativo per verificare la capacità dei ragazzi di mettere insieme ciò che sanno in modo geograficamente, culturalmente e storicamente coerente. Compito: inventare un paese di sana pianta, localizzarlo dove vogliono, grande come vogliono e con la storia che vogliono. Sembra semplice, ma il vero lavoro è quello di disegnare uno scenario geograficamente che stia in piedi. Ad esempio, se si tratta di in paese ex colonia inglese, poco probabile che abbia il francese come lingua ufficiale; se è un’isoletta nel Pacifico, la sua economia probabilmente si baserà principalmente sul turismo; se si trova in America Latina, allora la religione ufficiale sarà la Cattolica; se il territorio è completamente montuoso, difficile che la voce più importante dell’economia sia l’agricoltura..; e così via.

Bello se si sbizzarriscono facendo la cartina con i monti, fiumi e città, ma volevo citare le memorabili genialate geopolitiche di alcuni miei alunni: un Presidente della Repubblica donna in uno Stato mussulmano; fauna con leoni e coccodrilli in una nazione vicina al Polo e un’economia “basata sul terziario avanzato” in un piccolo Stato sistemato al centro del Sahara.

A che serve tutto ciò? Beh, può essere che chi ha voglia di studiare, durante l’interrogazione si diverta un po’ di più. E magari mi diventa pure un grande attore.. e magari lo invitano davvero da Fazio!

Se però, quando è da Fazio, invece del suo ultimo film, comincia a parlare di Giulio Cesare che conquista la Svezia, abbiate l’onesta intellettuale d’assumervene la colpa.

(Scritto con l’amichevole partecipazione di Carlo Turati)