Live: Massimo Bubola

di L'Alligatore

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Live: Massimo Bubola

Quello che non ho è una camicia biancaquello che non ho è un segreto in bancaquello che non ho sono le tue pistoleper conquistarmi il cielo per guadagnarmi il sole…” continua a ribalzarmi in testa questo pezzo che Massimo Bubola ha eseguito nella serata di presentazione del nuovo disco nella sua Verona. Ai primi di febbraio, un concerto nel corso del quale ha mischiato canzoni del nuovo disco “In Alto i Cuori” con perle del suo repertorio, cosette tipo “Andrea” e “Fiume Sand Creek” (ho ancora la pelle d’oca), scritte con l’amico De André. Fanno parte della nostra Storia.

“In Alto i Cuori – Tour” è bagnato dalla Storia, o dalle storie di cronaca che diventano storia collettiva come tutte le canzoni di questo gran nuovo album. Pezzi come “Hanno sparato ad un angelo”, dedicato all’assassinio di un bambino cinese e del padre nella Roma del 2012, “Tasse sui sogni”, ironico riepilogo sulle troppe gabelle finte/vere/possibili cresciute negli ultimi anni, “Un paese finto”, sull’Italia di oggi. Canzoni cantante senza enfasi, senza alzare finte bandierine, ma sicuro di quello che dice e senza rinnegare nulla, come quando presenta “Al capolinea dei sogni”, sorta de “Il grande freddo” in musica, che racconta poeticamente le illusioni/sconfitte della sua generazione. E poi la rivoluzionaria “A morte i tiranni”, da Cesare alla Rivoluzione Francese, “Lacrime parallele” in memoria di un amico scomparso, e la speranza affidata alla title-track “In Alto i Cuori”, appunto.

Tra i pezzi dei dischi precedenti menzione speciale per “L’usignolo”, rock intenso dal sapore cinematografico, che sembrerebbe perfetto per un film di Tarantino. Ambientato in un pub della sua amata Irlanda: una giornata di pioggia, un uomo e una ragazza, dei baci e un assassinio. La voce roca di Bubola a proiettare immagini come fosse un film. Stracult!

Il concerto gira tra il folk-blues e il rock, verso il quale sembra propendere il Bubola oggi, con la fidata Eccher Band accanto: lui con la chitarra acustica e l’armonica da cantautore di razza, poi ben due chitarre elettriche (il sicuro e attentissimo Simone Chivilò, che ha pure prodotto e arrangiato l’album, e il fantastico fantasista Enrico Mantovani), la voce di Erika Ardemagni, dolce presenza che duetta magnificamente nei momenti più folk, la sezione ritmica presente ma mai invadente (il basso di Piero Trevisan e la batteria del nuovo Virginio Bellingardo).

A fine concerto Bubola, rilassato e contento, si concede al pubblico. Foto e autografi sui suoi molti dischi. Un ragazzo se ne fa autografare una decina. Con un po’ di emozione mi avvicino pure io e mi faccio firmare “In Alto i Cuori”. Il mio batte forte, consapevole di essere vicino ad un pezzo di Storia del nostro rock decisamente vivo. Non perdete l’occasione di sentirlo, in questo periodo può essere un vero toccasana.