SmemoTop: videogame, 3 momenti storici

di Michele R. Serra

News
SmemoTop: videogame, 3 momenti storici

 
Tra fine 2019 e inizio 2020, tutti hanno giocato al classificone, cercando di rispondere alla domanda: quali sono stati i videogame del decennio? Ma in fondo, abbiamo pensato, è così importante eleggere il gioco migliore?

Quello che fa davvero pensare, è quante cose sono cambiate. Il 2010 è un’era geologica fa, soprattutto se pensiamo all’industria dei videogiochi, che è per definizione velocissima. Sembra una vita fa, quando esploravamo lo spazio in Mass Effect 2, ci infiltravamo in Vietnam o in Russia negli anni Sessanta di Call of Duty Black Ops, giocavamo a PES 2011 contro la Juve di Marchisio e Del Piero.

Nel 2010 non sapevamo nulla di Playstation 4 o Xbox One, o nintendo Switch. Nel 2010 non esistevano parole come soulslike, roguelike o walking simulator… Nel 2010 il live streaming dei videogame era un fenomeno di nicchia, e se qualcuno ci avesse detto che la realtà virtuale per i videogiochi sarebbe diventata una roba normale (più o meno) probabilmente gli avremmo riso in faccia. Non avremmo potuto immaginare la Apple senza Steve Jobs e la Nintendo, tanto per rimanere in ambito più nerd, senza Satoru Iwata. Nel 2010 non avremmo mai immaginato che i videogame sarebbero potuti trasformarsi in una macchina per succhiare soldi dalle nostre tasche in modo molto peggiore, infinitamente peggiore delle sale giochi degli anni Novanta. Non avremmo mai immaginato di vedere decine di migliaia di persone fisicamente presenti nello stesso luogo a vedere la finale di un torneo di videogame. Ecco, tante cose positive e negative sono successe ai videogiochi in questi dieci anni. Ma possiamo iniziare a dire che si tratta di una decade che è stata forse la più intensa per velocità e profondità dei cambiamenti, sin da quando i videogiochi sono stati inventati.

(E anche per quel che mi riguarda, la decade in cui ho speso più soldi in videogame: non so come sia andata a voi.)

Comunque, una decade importante. Che ci permette di fare qualche riflessione sul modo in cui sono cambiati i videogiochi in questo decennio. Individuare alcune pietre miliari, per la precisione tre. Che magari non è il numero perfetto, ma è un buon punto di partenza.

1: La presammale di Mass Effect 3

Mass Effect 3, a.k.a. il gioco protagonista della prima e più grossa shitstorm degli anni Dieci. Riassunto.

Quando esce il gioco nel 2012, le recensioni della stampa non sono mica male. Parlano di un gran finale per la serie, di un grande racconto di fantascienza, di un’esperienza indimenticabile. Invece le recensioni degli utenti sono quanto di peggio si possa pensare: parlano di tradimento, di schifezza, di rabbia e delusione. Ecco, questa rabbia di internet monta come una valanga. E provoca una reazione da parte di Electronic Arts, che solo 4 mesi dopo la versione base, rilascia in fretta e furia una Extended Cut che cambia il finale, che era tipo il punto fondamentale per cui si lamentava la gente. Quindi in pratica ci dimostra una cosa, e cioè che se un gruppo di utenti riesce a fare abbastanza rumore, può ottenere qualcosa di impensabile. James Cameron cambierebbe il finale di Avatar, se non fosse piaciuto agli spettatori? È una cosa che non esiste. Invece, dopo ME 3, nei videogame è possibile. Non era mai successo prima.

2: Palmer Luckey inventa Oculus

Questo qui sopra è Palmer Luckey, un ragazzo che oggi non ha neanche trent’anni, e che a venti era chiuso nel garage di casa dei suoi genitori, in California, con in testa l’idea di costruire un casco per la realtà virtuale. Roba fantascientifica. Aveva lanciato una campagna su Kickstarter per raccogliere 250.000 dollari per avviare la sua azienda: Oculus. Appena lanciata, ricevette istantaneamente donazioni per dieci volte quella cifra. Due anni dopo Facebook avrebbe comprato Oculus per una cifra vicina ai tre miliardi di dollari, e oggi la realtà virtuale è una realtà concreta (ah ah) nelle nostre case. E come al solito tutto è nato da un ragazzino genialoide ossessionato da un’idea. Sembra solo un sogno americano, invece è tutto vero. Poi magari la VR di oggi non è perfetta, certo, ma possiamo star sicuri che il prossimo decennio vedrà un salto in avanti anche per questa tecnologia.

3: Ninja passa a Mixer

L’annuncio risale a quest’estate: il più importante streamer al mondo, Ninja, lasciava la più nota piattaforma di streaming al mondo, Twitch, di proprietà di Amazon, per passare alla nuova Mixer di Microsoft. E pare che il signor Tyler Blevins con questa mossa abbia guadagnato svariate decine di milioni di dollari. Quindi Ninja è la prima superstar degli esports della storia, arrivato a raggiungere questo status dal basso, con una specie di plebiscito popolare internettiano. Adesso è un professionista che si collega a determinate ore del giorno, un po’ come fosse parte del palinsesto di una televisione o di una radio. Quindi non è più un gamer a rischio esaurimento nervoso che deve stare collegato 12 ore al giorno perché se si alza per andare in bagno perde 10.000 utenti. Quello che fa è un lavoro. Un lavoro che nel futuro potrebbe essere esattamente come quello del giornalista o del presentatore. Uno dei primi nuovi lavori creati da zero dall’industria dei videogame in questo meraviglioso decennio, gli anni Dieci.