
Per una come me che non segue nessuno sport, se qualcuno mi chiedesse cosa sta succedendo in quel mondo lì direi: alle Olimpiadi ci sono dei gay, e a Putin non piace. Ah, e i tedeschi si sono presentati alla cerimonia di apertura con la tuta con i colori dell’arcobaleno, per dimostrare la loro solidarietà. Pare che Putin debba cominciare a capirlo: lo sport e il coming out non sono più, finalmente, parte di un ossimoro. E adesso parlo per stereotipi, ma lo sapevamo già da prima delle olimpiadi russe che i ballerini sul ghiaccio avrebbero potuto passare per gay: il trucco, lo sculettamento, il pacco sotto le calzamaglia bianche, la lacca. Insomma, non è stata una grande sorpresa.
Ha fatto più scalpore, da questa parte dell’oceano, il coming out di un giocatore di football americano. Talmente tanto scalpore che anche io, che del football so solo che se le danno di brutto, ho sentito la notizia. Si tratta di Micheal Sam, un metro e novanta e centodiciotto chili di uomo, uno dei migliori giocatori tra gli studenti universitari, che adesso ha finito la scuola, ed è stato addocchiato da molte squadre professionali del NFL (National Football League) perché è il migliore, e aspetta delle proposte concrete. Ma prima che lo scegliessero ha pensato di dire che è gay, come dire, sapppiatelo: io non mi nascondo. Lo dice senza se e senza ma, davanti alla telecamera dell’ESPN, il canale sportivo più seguito: il coming out di un giocatore di football americanoSono venuto per dire al mondo intero che sono gay, e fiero di esserlo». E continua: «Capisco quanto sia grossa questa mia affermazione. Nessuno ha mai osato farla prima di me. Ammetto che è abbastanza difficile dirlo, ma io so cosa voglio essere nella vita: un giocatore di footbal della NFL’.»
Considerato il fatto che quello che porta avanti il gioco del football è il machismo, la forza bruta ed erculea, la potenza fisica, la mole, l’essere duri e senza pietà, pronti a picchiare l’avversario pur di catturare quella maledetta palla (che poi non è neanche rotonda), infatti, nella storia di questo sport non è mai successo che un giocatore si dichiarasse gay. È un mondo sicuramente omofobico, e comunque non abituato a uscite di questo genere. Stiamo tutti ad aspettare e vedere se Micheal Sam si è bruciato la carriera ancora prima di cominciarla, ma intanto ha obbligato le squadre professionali a confrontarsi con la sua sessualità, e stabilire se questa potrebbe essere un intralcio per il gioco.
Micheal Sam può anche essersi bruciato la carriera, ma ha tirato un sasso contro il vetro dell’omofobia che esiste nel football e l’ha scalfito, diventando immediatamente un eroe. Insomma, ai miei occhi ha già vinto.
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