Michele Bravi: “Crescere significa praticare l’umanità costantemente”

di Irma Ciccarelli

Le Smemo Interviste
Michele Bravi: “Crescere significa praticare l’umanità costantemente”

In occasione dell’uscita del suo ultimo disco dal titolo “La Geografia del Buio”, abbiamo intervistato Michele Bravi.

Abbiamo ascoltato “La Geografia del Buio” e scelto di parlare di ogni singolo brano, percorrendo con lui questo viaggio onirico, intimo e personale senza tralasciare i suoi riflessi nel presente.

Perché questa scelta? Perché si affrontano tematiche di cui spesso, specialmente i più giovani, si fa fatica a parlare e la musica potrebbe essere un rassicurante invito a prendere per mano le paure, le fragilità, mostrarle a noi e agli altri, chiedendo rispetto, fiducia e amore.

“La Geografia del Buio” di Michele Bravi è , probabilmente, uno degli album più sinceri che questo artista potesse comporre: un atto di coraggio, di rispetto.

“Crescere significa praticare l’umanità costantemente. Entrare nella vita degli altri con empatia e gentilezza”.  (Michele Bravi)

Michele Bravi, l’intervista

Nel brano “La Promessa dell’alba” termini cantando: “Che la materia che si conosce meno è la geografia”. Secondo la tua esperienza, la scuola ha paura di affrontare con gli studenti alcuni delicati argomenti? Di cosa, per esempio?

Credo che si parli molto poco della legge di umanità che lega gli individui. Un’educazione alla gentilezza e al rispetto della vulnerabilità è la cosa che metterei al primo posto.

Tra sogni e fatti, tra ideali e gesti. In  “Mantieni il bacio” affermi che è l’amore che ci salva e inviti, appunto, a mantenere quel bacio nonostante il buio. È davvero così nella nostra realtà, o la musica resta quel luogo di speranza dove anche i rapporti non sono distruttivi?

La magia di trattenere la sensazione del bacio sulle labbra insegna a come convivere con il buio e non come uscirne. Accettare il proprio male e dargli uno spazio significa poter trovare un orientamento per muoversi, seppure in un luogo senza luce.

Fidarsi, potrebbe non essere facile, ma inviti a farlo nella canzone “Maneggiami con cura”: “Come un alieno tra la gente…e adesso che lo sai, maneggiami con cura”. Cosa significa fidarsi dell’altro? Non si ha paura di mostrare la versione integrale, anche fragile, buia, all’altro?

Ho imparato che raccontare le proprie fragilità e la propria vulnerabilità senza filtro è la protezione più grande, il più grande gesto di forza che si possa immaginare.

Inoltre, in questo album è presente anche un duetto con Federica Abbate per il brano “Un secondo prima”. Ci racconti come è nata questa canzone e il momento in cui lo hai registrato con Federica? Quali emozioni hanno accompagnato questo momento?

Avevo bisogno che questo disco raccontasse l’amore in tutte le sue forme, anche nell’accezione protettiva di un’amicizia. Federica è una delle persone che la mia voce l’ha protetta anche quando non riusciva a parlare e poter mescolare i nostri suoni nello spazio di una canzone è un privilegio immenso.

Un altro tema fondamentale è quello della libertà, raccontata e descritta nel brano “La vita breve dei coriandoli”. Quando questa diventa lei stessa una prigione, secondo te? Inoltre, qual è la sua essenza?

Le piccole immagini hanno un significato sempre più grande. I gesti sottili spiegano in maniera silenziosa le grandi cose del mondo. La storia di un coriandolo racchiude tutta la dolcezza di un momento felice e la malinconia del ricordo.

Sicuramente tra gli argomenti più spinosi e difficili c’è quello del rapporto con il proprio corpo e ne parli in “Storia del mio corpo”. Come te ne prendi cura? Molti giovani hanno un rapporto un po’ complicato con il proprio corpo.

Io credo che il corpo abbia un linguaggio segreto che va saputo ascoltare. Il corpo ha un potere enorme: è la casa della nostra mente e la sua cura deve essere primaria. Il corpo è una casa che ci portiamo addosso.

Le poesie da imparare a memoria, l’insegnante pronta a chiederci dei versi lunghi e interminabili, e l’emozione nel leggere quelle dediche d’amore come nella tua canzone “Tutte le poesie sono d’amore”. A quale poeta ti senti più vicino? Inoltre, quale poesia vorresti portare in musica?

Ogni espressione creativa del mondo è una poesia. Amo leggere e approfondire chiunque mi offra una visione del mondo che scuota la mia. Tra tutti amo la dolcezza così fragile di Alda Merini.

Quanto mancano i concerti? Cosa stai  preparando per farci rimanere “Senza fiato” al tuo prossimo live? Come te lo immagini questo incontro con il tuo pubblico?

Mi piacerebbe tanto poter ritrovare un pubblico dal vivo, soprattutto in un momento in cui il contatto umano sembra impossibile. Mi piacerebbe presentare la geografia di questo buio in un dialogo forte tra la mia voce e il suono legnoso di un pianoforte.

Ci si abitua davvero ad accettare la sconfitta e la perdita di un desiderio, di cui parli in “Quando un desiderio cade”. Credi che le nuove generazioni siano abituate a qualunque tipo di sconfitta, sanno perdere? 

Questa canzone è l’alternativa più umana per non accettare la sconfitta come una resa ma trasformarla in una forza propulsiva che costruisce un nuovo sogno.

“A sette passi di distanza” è il brano strumentale che mette un punto a questo album. Cosa dice all’ascoltatore?

Dice tutto quello che una voce non riesce a raccontare con le parole. La musica è un luogo dove anche se c’è distanza geografica con chi si ama, viene abbattuta.

Cosa significa per te “crescere”? E non mi riferisco ad un concetto anagrafico, di età, perché essere adulti non significa essere cresciuti.

Crescere significa praticare l’umanità costantemente. Entrare nella vita degli altri con empatia e gentilezza.

Sei un artista giovane, ma con una grande esperienza. Quali sono le trappole in cui può cadere un emergente?

Credo che un creativo debba sempre riconoscere la forza della propria visione e avere il coraggio di celebrare il proprio lavoro.

Che tipo di studente eri alle Superiori?

Ero uno studente molto affascinato dalle materie umanistiche. Mi piaceva molto studiare come la visione del mondo è cambiata e si è mutata attraverso le varie culture e momenti storici.

Quale frase di un tuo brano ti piacerebbe vedere sul diario di Smemoranda?

“È l’amore che ci salva dalla ferita del mondo”. Da “Mantieni il Bacio”.

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