Le novità indie rock e pop direttamente dall’underground italico, freschissime e selezionatissime. Questo mese il menu prevede: mood anni Settanta, organetto preparato, elettronica giocattolosa, cantautorato alla Jannacci.
Cassandra Raffaele – Camera Oslo
Ho seguito l’evolversi del disco di Cassandra Raffaele sul web, in particolare su Instagram, dove nelle storie metteva anticipazioni, tra uno scherzo e un quiz. È nato anche così, in questi anni pandemici Camera Oslo, e, in alcune canzoni si sente. Anche se il mood è dichiaratamente anni Settanta, sia nell’etica che nell’estetica. È un album musicalmente sul filo della nostalgia, sui ricordi di quando appena bambina la Raffaele andò a Oslo, con la famiglia, per seguire il padre musicista. Da qui si dipanano le sue storie, tra amore e anarchia, cose intime, omaggi a Morricone (la title-track, in apertura, ha come sottotitolo “Waiting for Ennio”), farfisa e archi in libertà, psichedelia, certe canzoni alla Bertè o alla Baustelle. Un gran disco, che mostra personalità. Disponibile in vinile o formato elettronico.
Alessandro D’Alessandro – Canzoni
Solo da Squi[libri], probabilmente, poteva uscire questo Canzoni, del giovane talentuoso Alessandro D’Alessandro (sottotitolo “per organetto preparato & elettronica”). L’organetto preparato è lo strumento d’arte del D’Alessandro, che in questo cd mette a disposizione, con maestria e l’uso ben calibrato dell’elettronica, in quindici canzoni e una bonus track. Un esordio più che maturo, con un solo originale (“La tiritera delle canzoni che volano”, scritta con Riondino che la canta con Elio), e poi grandi classici della canzone italiana e internazionale, da De André a Elvis. Per non dire degli ospiti prestigiosi, che non cito per il rischio di scordarne qualcuno. Il cd conta canzoni di epoche e stili diversi, paesi e idee musicali diverse, ma questo organetto preparato, le interpreta tutte in maniera originale esaltandone il lato popolare. Copertina e disegni interni di un certo Sergio Staino, esaltato dal genio di D’Alessandro.
Monofonic Orchestra – Carnival
Carnival, quale titolo migliore per un disco su questi anni grotteschi, mascherati, ingabbiati, dove non si riesce più a distinguere il vero dal falso? E chi, meglio della Monofonic Orchestra, li poteva interpretare? Come saprete la Monofonic Orchestra è il progetto di battaglia musicale di Maurizio Marsico, qui al meglio della forma con accanto Mauro Tondini agli effetti sonori, Roger Stanza alla produzione artistica, più una serie di amici fidati (Stefano Di Trapani, il duo post-industriale ODRZ, la chitarra di Francesco Zago). Il disco è un vero e proprio oggettino di culto, un vinile trasparente in 300 copie originali, ognuno diverso dall’altro come grafica e stick (se sfortunatamente non riuscite prenderlo, avrete la versione digitale). La musica è elettronica, musica moderna, funk, giocattolosa, indefinibile, ma che a ogni ascolto crea consapevolezza di noi come esseri messi in gioco ogni giorno. Label Plastica Marella … non poteva essere altrimenti.
Beatrice Campisi – Ombre
Mi piace questa nuova voce del cantautorato italico, mi piace come canzoni, testi, musica. Parlo di Beatrice Campisi, che con il nuovo suo lavoro, Ombre, ha fatto un gran disco. Ombre che con le luci, mi ha detto lei stessa in un’intervista, contraddistinguono ogni essere umano. È così, lo si sente nelle sue canzoni, calde e forti, come il sud da dove proviene, o umide e timide, come il nord dove abita. E questo mi ha fatto pensare a una sorta di Enzo Jannacci dei nostri giorni. In lei si sente l’enfasi da grande voce del cantautorato italiano, una voglia di cambiamento in questi anni stagnanti (il disco è nato durante il lockdown, e si sente, per la voglia di liberazione, di librarsi in alto, direi meglio). Ne sono veramente innamorato, l’ascolto spesso: la sua voce al piano, e poi gli archi a dare la direzione, le linee di basso della sorella, certi momenti cantati in siciliano. Segnatevi il suo nome: Beatrice Campisi.
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