Non è un Sanremo per vecchi? Forse

di Alessia Gemma

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Non è un Sanremo per vecchi? Forse

Il mio viaggio verso il Festival della Canzone italiana inizia su un treno Thello scassone Milano/Marseille delle 7e10 del mattino del giorno 4 febbraio 2019 e si blocca lo stesso giorno ad Albenga per linea scassata per poi continuare su un taxi da 8 persone Albenga/Sanremo guidato da un ligure che ha voluto i soldi prima di mettere in moto, compresi i 20 centesimi. In taxi con me una famiglia pugliese di Monza che non ha trovato i biglietti per il Festival ma va comunque in vacanza a Sanremo per vedere i vip, alloggiando dalle suore che per questa settimana fanno 90 euro a persona a notte ma con la colazione. Mi sento nel cuore del Festival.

Dopo 5 ore e 30 di pellegrinaggio e già carica di cliché tutti italiani giungo finalmente nell’isola che non c’è: il teatro Ariston. La conferenza stampa è iniziata e io devo ancora ritirare il pass. Non sarà un’operazione snella perché pare che non abbiano tagliato il compenso di Claudio Baglioni che faceva brutto, ma è chiaro che hanno risparmiato sul personale che accoglie la stampa: un nerd della musica che potrebbe essere mio figlio ma è già al 5° festival mi dice che l’anno scorso erano almeno 20 persone. Oggi erano 2, molto scazzate. Avevano i loro ottimi motivi. Mi fanno la foto, mi danno il pass. Sono schedata, se correrò nuda sul palco ora sapranno benissimo chi sono. Quindi depenno l’idea di un’eventuale operazione-femen, che dopotutto avrebbe fatto star male anche mia madre che spera che almeno a Sanremo mi vesta bene.

Claudio Baglioni, Claudio Bisio, Virginia Raffaele durante la conferenza stampa

Entro che Claudio Baglioni, tutto tirato a lucido, sta dicendo “Questo Festival da nazional popolare vorrei fosse popolar nazionale…”. Non capisco che cacchio significhi ma attribuisco questa incomprensione al mio ritardo.

“… ritengo che l’internazionalità del Festival sia implicita nel nome, infatti Bocelli è un artista internazionale, Cocciante è un artista internazionale…”. Deduco stia dicendo che non ci saranno ospiti stranieri.

“… dovrebbe essere il festival dell’armonia. Sembra strano perché non abbiamo avuto giornate armoniche. L’armonia per un musicista è fondamentale…”. Mi sento ancora arrivata in ritardo, confusa, stordita, Baglioni in conferenza stampa non parla, prova i testi per le sue prossime canzoni.

“Questa è la 69esima edizione del Festival di Sanremo, in genere tutti ragioniamo per associazioni e la mia associazione legata al numero 69 e poi sviluppata nella grafica della locandina è stata gli estremi che si pacificano, ho pensato a yin e yang…”. Va bene Claudio, va bene. Mi fa sentire così sporca e maliziosa.

E poi l’ho sentito che diceva: “sono con la coscienza a posto…” ma non so a cosa si riferisse perché mi sono distratta per colpa del giornalista nerd appostato accanto a me, che gli è caduto l’iPhone dal cavalletto e s’è incazzato con me, per imbarazzo suo suppongo. L’armonia del 69 di Baglioni mi ha già pervaso l’anima!

Grandi discorsi sulle telecamere, la scenografia, il talento dei co-conduttori Claudio Bisio e Virginia Raffaele, l’armonia, il 69… Ma stavolta di migranti non si parla più, anzi, pare quasi non se ne possa più parlare. Si ammicca in modo vago alle ultime dichiarazioni, ma si evita accuratamente il discorso. Insomma, compagno Baglioni pare si sia ritirato dalla lotta. La scenografia però è rimasta quella che aveva anticipato in altre interviste: segue l’idea del mare e anche le prime due file di spettatori si muovono come onde (con un effetto dal vivo tragicomico). E qua ti voglio: il Festival della canzone italiana, l’evento più nazional popolare credo dopo Natale, torna ad essere dichiaratamente e volutamente apolitico ma quest’anno si presenta ambientato nel mare (ne viene pure riprodotto lo sciabordio tra una canzone e l’altra). Non si può parlare di migranti né fare riferimenti politici ma l’orchestra è come stipata in una stiva e sopra di loro un trampolino e dietro una specie di onda blu… l’affondamento è la cosa meno politica e più leggera che ti può venire in mente. Continuo a chiedermi, l’Italia razzista come percepirà questa scelta scenografica? A cosa verrà associato il mare? E soprattutto a cosa volevano associarlo? Alle vacanze in Liguria? Al bagnetto?

Bisio promette garbo e ci fa sorridere quando prende per il culo l’armonia di Baglioni. La Raffaele simpatica e un po’ a disagio senza maschera di Belen o Fracci.

Canzoni italiane preferite di Baglioni, Bisio e Raffaele, nell’ordine: una canzone qualsiasi di Mia Martini, La terra dei cachi di Elio e Le storie tese, Perdere l’amore di Ranieri.

Seguono domande della stampa e poi per chi non ha fame (sono ormai le 14) c’è l’accesso in teatro alle prove dei cantanti. Boom!

Mi fanno entrare nella pancia della balena. Non posso fotografare né svelare niente sulle canzoni, se pubblico qualcosa anche solo sui miei social mi tagliano le mani e le gettano in pasto alla gente fuori che aspetta i Vip. Però posso anticipare che è un’edizione piena di giovani, rabbia, incazzatura, nichilismo, rap… A tratti ho pensato che potrebbe essere un Festival noiosissimo per gli anziani. Sicuramente sarà un festival da Twitter. Ho ascoltato una decina di cantanti e soltanto due testi parlavano d’amore. L’atra cosa che posso dire è che i cantanti in borghese, senza i vestiti da Festival di Sanremo, stanno meglio, come le spose senza il trucco. A parte Il Volo. Loro tre sono Il Volo pure in borghese: appena li vedi ti senti subito a un matrimonio sfarzoso.

Dicono del Festival di Sanremo che sia un osservatorio privilegiato sull’Italia. Questo, da vicino, fa paura.

1 – CONTINUA