Prendiamola con Filosofia…

di Antonello Taurino

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Prendiamola con Filosofia…

Oggi tocca alla mia materia preferita, la Filosofia. Diceva Adorno che la Filosofia – vado a memoria -, “pur portando con sé un’istanza universalistica e pur fornendo risposte ad esigenze sentite da ogni individuo, è costretta a dotarsi di un linguaggio specialistico, che, in quanto tale, non può essere compreso da chiunque”. Detto altrimenti: parla di cose che riguardano tutti noi ma mischiando le parole per metterla giù dura.

Ovviamente la considerazione di Adorno tende a valere per qualsiasi disciplina. Ad esempio, se un epatologo, invece di chiamarlo “fegato”, dicesse “ghiandola extramurale anficrina a secrezione endocrina ed esocrina”, sarebbe difficile capire che si riferisce ad un organo che abbiamo dentro tutti quanti, con l’esclusione di alcuni esponenti della minoranza PD. Lo stesso vale per abigeato (quando ti rubano le mucche, per quanto non sia tanto frequente) o, ad esempio, infundibulo (più o meno buco, ma estrapolare un aracnide da un infundibulo suona complicato).

Chi insegna filosofia al Liceo sa bene che il miracolo da compiere – e non tutti ci riescono – è proprio questo: come far capire allo studente che quella cosa lì è il frutto del pensiero di uomini vivi in carne e ossa, e non il delirio di uno che ha sparato cagate dopo essersi incendiato il cervello a colpi di chupitos? Come fargli intuire che Kant, al netto che non si capisce una beata fava di quel che scrive, potrebbe aver provato le stesse sue emozioni? E come fargli apprezzare che le risposte di Immanuel potrebbero andare bene anche per lui?

Sono le stesse domande che ognuno di noi si pone a colazione, tra un pavesino e un dolce manfollo di Papà Barzotto: cosa c’è dopo la morte, chi siamo, da dove veniamo, dove andiamo, perché ci conciamo così, perché la gente applaude ai funerali, perché quando scatta il verde non partono tutti insieme, perché non hanno picchiato quello che ha inventato il bastone per l’iPhone… E sono quesiti che a maggior ragione interessano anche gli adolescenti perché, a ben vedere, la filosofia è la materia “adolescenziale” per eccellenza. Quale altra materia si pone domande così a cazzo, si dà risposte così a cazzo e si fa capire così a cazzo? Chissà, forse la parola “Filosofo” è solo la versione antica per indicare chi oggi etichetteremmo con: “Quello lì ha la sindrome di Peter Pan”. Oppure: “Quello è della minoranza PD”. O è Civati. Che infatti è un filosofo: vedi che tutto torna?

Dai miei anni di liceo emerge il ricordo di quando, studente imberbe, proprio su Kant mi chiedevo, visto che a Konigsberg regolavano gli orologi sulla maniacale precisione oraria delle sue passeggiate quotidiane, “che orologi di merda avevano, che dovevano regolarli ogni giorno?”. O quello del compagno Rizzo, fulgido esempio d’ardite virtù scolastiche, che dopo una lezione su Eraclito aggiunge ribaldo al “TUTTO SCORRE”, vergato dal prof. sulla lavagna, le lettere “GGIA” (avranno fatto sicuramente qualcosa di simile, ma in sottrazione, nei licei veneti con la MONADE leibniziana). O di quando immaginavamo il dialogo ne “La Scuola di Atene” di Raffaello tra Platone (con il dito verso il cielo) e Aristotele (con il dito verso il basso):
– “Guarda, c’è un ciuccio che vola!”
– “L’ho visto, ecco l’ombra”.
E tutto questo, ancora una volta, come a confermarci che forse davvero è un problema di linguaggio.

Quindi, come venirne a capo? Beh, perché non provare ad abbattere le invalicabili mura dell’Accademia? Perché non far parlare questi sapientoni come gente normale? Ovvio, proprio perché solitamente è vero il contrario: quelli, come la metti la metti, una cosa semplice non la sanno dire. Se domandassimo a tutti i filosofi della terra anche soltanto “Ehi, zio, come butta?”, quelli non risponderebbero “Niente sbatti, spina, qui tutto in bolla”… No, anche lì, piuttosto ti butterebbero in faccia tutta la forza del loro pensiero. È così che risponderebbero, alla semplice domanda: “Coma va?”:

Socrate: “Non so, e nemmeno so se lo so davvero
Cartesio: “Bene, penso. Anzi proprio perché penso sto bene”
Kant: “Situazione critica”
Schopenhauer: “La volontà non manca”
Eraclito: “Non bene, ma passerà”
Marx: “Sai… sempre a lottare”
Nietzsche: “’Na potenza!”
Cacciari: “Bene, Santoro”
Diogene: “In una botte de’ fero!”
Hegel: “Ma sai, alla fine tutto si risolve”
Einstein: “Relativamente bene”
Heidegger: “Ci siamo”
Galilei: “Mah, ci muoviamo…”
Darwin: “Meglio di ieri”
Leibniz: “Sai, sono single…”
Pascal: “Mah, scommettiamo che domani migliora?”
Giordano Bruno: “C’ho un po’ un bruciorino allo stomaco…”
Newton: “Ho mangiato una mela che m’è rimasta qui”
Epicuro: “Male, ma la cosa non mi riguarda”
Kierkegaard: “Eh, troppa ansia!”
Leopardi: “Guarda, son talmente giù che vado da Kierkegaard che mi tira su il morale”
Hobbes: “Eh, tempo da lupi!”
Popper: “Bene, ma potrei sbagliarmi”
Aristotele: “Quale è la causa di questa tua domanda?”
Sartre: “Che cazzo me lo chiedi a fare? Ora sono condannato a essere libero di risponderti”
Platone: “Discutiamone”
Agostino: “Guarda, basta che non mi chiedi del tempo”
Parmenide: “Guarda, basta che non mi chiedi chi sono…”
Voltaire: “Non ti dirò come sto, ma lotterò con tutte le forze perché tu possa continuare a chiedermelo”

E chiudiamo con Freud, che tra tutti è il più bastardo. Bastardo perché stavo così bene senza un inconscio che gioca a rimpiattino con il mio cervello, e bastardo perché non è nemmeno un filosofo puro e duro.
– “Come va, Sigmund?”
– “Sai, ho un po’ di problemi con mia madre…”
– “Non me lo dire amico, da quando ho preso 4 in filosofia, i miei cazzi con mamma ce li ho pure io.”

Potreste continuare il gioco estendendo questa lista ad altri filosofi, oppure provare a far rispondere questi maestri del pensiero ad altre domande, di ogni tipo: cosa mangerebbero? Dove andrebbero in vacanza? Come sarebbe il loro profilo Facebook? A tal proposito, vi consiglio il ricco canale di Riccardo Dal Ferro (Rick DuFer), che si diverte un po’ in questo modo… https://www.youtube.com/c/RiccardoDalFerro, e vi obbligo a far vedere ai vostri studenti almeno questo: https://www.youtube.com/watch?v=0AORIsB8DIw .

In ogni caso, quale che siano i vostri metodi, cari prof. di Filo, il segnale inconfutabile che avrete fallito è proprio quando vi porranno la domanda fatidica. Se ve la fanno, allora è finita:

“Scusi, prof, ma che serve la Filosofia?”.

Datemi retta, avete perso, prendete e uscite dall’aula, perché tanto lì non li ripigliate più. Nemmeno con la furbata di Aristotele vi tirate fuori: “La Filosofia non serve a nulla, perché la Filosofia non è una serva”. No. Al massimo vi è concesso provare a batterli sul loro terreno:

“E baciarvi nel cortile di scuola, a che serve?”.

 

(con la filosofica partecipazione di Carlo Turati)