Che bella parola Ribelli. Pensavo che ora non si usa più tanto. E poi chi sono oggi i Ribelli? Cosa fanno? Esiste ancora chi fa la Resistenza? E la Resistenza a cosa? A questa vita un bel po’ noiosa forse?! A pensarci bene per qualcuno oggi la parola Ribelle potrebbe avere soprattutto un’accezione negativa, pensa un po’! Sei Ribelle se ti oppone alle regole stabilite, se rompi le scatole…
No, la parola Ribelle e le persone Ribelli, quelle vere, hanno una storia bellissima e vitale: la storia di gente, di ragazzi e ragazze soprattutto, che si sono opposti alla dittatura, all’orrore, al fascismo, con forza e vitalità, con coraggio ma anche con l’incoscienza di chi proprio non vuole sottostare al male. Piuttosto la morte.
È andata così: qualcuno ci ha regalato il futuro e liberato dalla guerra e questo qualcuno sono ragazzi e ragazze molto giovani che hanno impugnato le armi, abbandonato le famigli e sono partiti a fare la Resistenza. Sono quelli che ci hanno regalato il 25 aprile e la Repubblica italiana: i Partigiani. Sono le persone che più al mondo mi stanno simpatiche.

Di loro parla il romanzo “R. Ribelli Resistenza Rock’n’Roll”.
Siamo nelle Langhe, in Piemonte, precisamente a Barghe, ancora più precisamente tra le montagne di Barghe e la villa della famiglia del conte Marcello Serafini-Meacci, Antifascista.
Cosetta e Astolfo sono i figli del conte, due adolescenti (17 anni lei, 15 lui) di buona cultura.
Stanno andando a messa e quella giornata gli cambierà la vita: fuori dalla chiesa si presenta un uomo a cavallo che demarcherà una linea immaginaria sulla terra tra bene e male, una linea netta tra fascisti e antifascisti. Tra buoni e cattivi, perché la differenza non è mai stata così chiara. È il momento di decidere da che parte stare. Due ragazzi e una ragazza non ci pensano su due volte e si mettono dalla parte dei giusti, così come il vigoroso Zama e l’intellettuale ebreo Emanuele Artom che non avrà bisogno di un nome di battaglia. Qualcuno si metterà dalla parte del torto, si sa.

Nasce così quella mattina il gruppo di Ribelli che saranno poi i compagni di vita e di lotta di Artuso e Cosetta ancora bambini. Inizia così l’avventura tragica e meravigliosa di Artuso e Cosetta e dei loro nuovi amici: Ester, Pietro, Zama, Emanuele Artom, Barbato, Lampo, Oscar… persone realmente esistite che vengono romanzate in questo libro perché possano arrivare a tutti con ancora più forza.
Persone d’estrazione sociale e cultura diversissime, che comunque si ritroveranno uniti per sempre da un’ appartenenza forte che alimenta la lotta.
In questa storia tutto si svolge tra il 19 settembre 1943, una giornata di fine estate, e il 25 aprile 1945, la Liberazione.
È in questo lasso di tempo che si progetta il futuro, che la disperazione arriva a ondate eppure non è nemica perché anche se fa male, malissimo, renderà questo gruppo di ragazz* invincibili.
“Non importa quanti anni si hanno, ragazzo, Importa solo se si è pronti”.
Pagina dopo pagina la paura che diventa adrenalina e urgenza. E l’odio per gli indifferenti.
È questo il romanzo di formazione, perché i protagonisti cambiano e crescono con il lettore, e il romanzo storico che racconta la Storia delle Storie: la Resistenza, che è una che ti tengono sveglio la notte.
Ho voluto allora fare 5 domande agli scrittori Marco Ponti e Christian Hill. Il libro è scritto a 4 mani. Dopotutto sono anche loro una piccola brigata.
A chi parla questo libro, che tipo di ragazz* vi siete immaginati scrivendolo. Insomma, a chi potrebbe piacere molto e chi potrebbe invece odiarlo?
MP: Io ho pensato al me ragazzo, tanto tempo fa in una galassia lontana lontana, ma anche a tutti i teen che conosco. Secondo me piacerà a chi lo legge a mente libera, e verrà odiato da quelli che saranno obbligati a leggerlo — spero che non diventi mai e poi mai un libro “obbligatorio”, sai, di quelli che poi devi scrivere il riassunto e magari ci scappa anche un brutto voto!
CH: Abbiamo scritto un libro di azione, frenesia, emozione, avventura. Ma poi vengono a galla le domande: perché si è arrivati a quella situazione? Come fa la guerra a fagocitare tutto e trasformare la bellezza in devastazione (e parlo delle cose, ma anche dei pensieri, delle idee…). Chi ama farsi coinvolgere dai personaggi, lo amerà. Chi lo odierà? Nessuno, spero!

È una storia di Resistenza, secondo voi interessa più a qualcuno?
MP: Mettiamola così: se resta prigioniera dei libri di storia, la Resistenza può forse interessare o incuriosire a livello teorico, come, che so, la Rivoluzione Francese, per dirne una. Ma nel momento esatto in cui si capisce che chi l’ha fatta era gente (anche) under 20 e che è a loro che dobbiamo la nostra libertà (di scrivere, leggere, fare, viaggiare, pensare, amare)… be’, lì cambiano le cose e può nascere una passione, un’emozione. La differenza, come spesso accade, la fa chi insegna — per fortuna ce n’è tanti, di professori speciali!
CH: Non lo so. Ma credo che dovrebbe interessare tutti. Perché ciò che ha portato a quella situazione è come un virus, ed è ancora in giro. Gli unici vaccini che possono sconfiggerlo sono parlarne, raccontarne le vicende, capirne le possibili conseguenze. Sono disponibili a tutti… ma vanno usati!
Leggendo il vostro libro viene una gran voglia d’agire, di fare, di esserci. C’è un riferimento sottinteso anche ai tempi che corrono?
MP: Eh sì. Cavoli, sì. In questi tempi di naufragi dimenticati, di porti sicuri negati, di muri ricostruiti e di dogane rigurgitate, di persone escluse e di insulti al pianeta… sì, c’è bisogno di agire. Perché poi un giorno ce lo chiederanno: ma voi, voi che cosa avete fatto? Niente? Davvero?
CH: Sembra assurdo dirlo, ma il problema più grande non sono i soprusi stessi ma l’indifferenza nei loro confronti. Lasciar correre. Voltarsi dall’altra parte. Non ribellarsi. E oggi, purtroppo, ci ritroviamo in una situazione di grande indifferenza.
I protagonisti delle vostre pagine sono i Ribelli. Oggi per voi che significa ribellione?
MP: Significa pensare sempre che un mondo migliore è possibile e che dipende anche da noi realizzarlo.
CH: Fare il bis di pastasciutta! Scherzo, ovviamente. L’importante non è la ribellione fine a sé stessa: le regole sono importanti e servono. Ma quando sono sbagliate, bisogna ribellarsi. (E, diciamocelo, un po’ di pasta in più non ha mai fatto male a nessuno.)
Ditemi 3 parole chiave di questo vostro libro e perché avete scelto queste 3 parole.
MP: Rock ’n’ roll, che significa correre verso il futuro senza nessuna paura.
Amicizia, che è l’unica cosa che alla fine ti salva la vita.
Ideali, che se non ne hai sei il più povero del mondo. E se non ne hai perché te li hanno rubati hai ogni diritto di essere arrabbiato.
CH: Ribelli: i nostri protagonisti, pronti a mettersi in gioco in prima persona per ribellarsi all’oppressore.
Resistenza: perché la lotta, ogni lotta, è faticosa e logorante. Si deve tener duro fino alla fine.
Rock ’n’ roll: uno stile di vita ma, nel nostro caso, anche di scrittura!
Madonna che bella parola Ribelli.

“[… ]si faceva una cosa semplice e complicatissima: si progettava il futuro. Parole, tantissime parole: che erano idee per una macchina che ancora non esisteva e che non si sapeva ancora bene come far funzionare, ma che, lo si sentiva chiaramente, era necessaria per attraversare quel fiume di guerra e raggiungere un posto che si chiamasse “vivremo”.
Una frase gli echeggia nella mente, nitida. È Barbato che dice: “Il male sta nel passato, nei fascisti e nei nazisti che si ostinano a perpetuarlo. Il bene sta nel futuro che tutti insieme, per una volta compiutamente italiani, vogliamo costruire”.
Comunisti e cattolici, intellettuali e persone d’azione, uomini senza passato e ragazzi con sogni infiniti. Militari e “politici”,
settentrionali e meridionali, montanari e gente di pianura.Sembra impossibile che da un gruppo così eterogeneo, da idee così diverse e spesso conflittuali possa nascere qualcosa di bello, una scommessa appassionata su un mondo nuovo.
Ecco, Astolfo sa che tutti quei mesi non sono stati solo guerra e distruzione.Sa che in quei mesi c’era anche pace e costruzione di un’Italia nuova e coraggiosa. Ecco, Astolfo sa, questa notte insonne sa che quello che hanno vissuto in quei giorni, per quelle colline, in mezzo a quelle battaglie e a quegli slanci irripetibili di futuro, è qualcosa che verrà ricordata negli anni come “la Resistenza perfetta””. Pag 148 R. Ribelli, Resistenza, Rock ’n’ Roll.
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