Amore e “stopper”

di Fulvio Collovati su 16 mesi - Smemoranda 1986





Capelli biondi, occhi azzurri, sguardo penetrante, tanta classe e voglia di vincere. No, non è Karl Heinz Rummenigge, ma è Caterina, mia moglie, l’attaccante, l’unico attaccante, che non sono mai riuscito a fermare… Eppure, malgrado io sia uno “stopper”, e non proprio uno “stopper” qualsiasi (sono Campione del Mondo!), di questo sono felice e riesco pure a sorridere. Già, perché a me di bloccare Caterina, in fondo, importa davvero poco. Anzi, mi piace quando è lei a vincere i nostri piccoli duelli di tutti i giorni. Ma la domenica no, Fulvio Collovati non è così buono… No, a San Siro o negli altri stadi dove gioco con la mia Inter, io divento un mastino. Ed è così che ti vuole la folla, quando sei in campo; i tifosi ti vogliono “cattivo”, concentrato, infallibile. Sbagliare, per uno che deve cercare di annullare il giocatore più importante della squadra avversaria, significa perdere. E io non voglio mai perdere; o almeno, cerco di non perdere mai. Ma a volte capita, e, quando capita, ti senti crollare il mondo addosso, dentro. Dopo, però, quando torno a casa, distrutto dalla fatica, scontento per il risultato, magari con la rabbia per quell’errore stupido ed inspiegabile, non dimentico di essere nato “stopper”. E dico… stop alle mie emozioni, stop alla rabbia, stop alla malinconia. Fermo me stesso meglio di quanto abbia fatto con il mio avversario. Ed è subito un’altra vittoria. Ad aiutarmi c’è lei, Caterina, un amore di “stopper”.


Fulvio Collovati


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Smemoranda 1986


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