Secondo voi cosa induce maggiormente un cervello all’attività onirica? Del vino bianco fermo o del rosso barricato? Una cena a base di formaggi stagionati o un brasato di lepre in salmì? Secondo voi cosa scatena nella nostra testa il verificarsi di un incubo ricorrente? Un tamponamento contro un’ Hammer nero metallizzato o il crick scagliato con forza sulla vostra testa dal proprietario dell’Hammer a cui avete poc’anzi sfondato il retro? Ma soprattutto qual è la differenza tra il sogno e la realtà?

Io sinceramente non saprei rispondere, so solo che l’incubo iniziò allo stesso modo di sempre.

Il medico del Pronto Soccorso, vestito da somellier, dopo avermi schiaffeggiato più volte nel tentativo di rianimarmi (si sa, i sogni si prendono delle licenze narrative alquanto bizzarre,anche se ho sempre trovato quella pratica medica non proprio ortodossa e alquanto sbrigativa, ma evidentemente dopo il dodicesimo ubriaco che ti si presenta cominci a non poterne più della deontologia e delle buone maniere), il medico, appunto, mi chiese se ricordavo perché mi trovavo in un ospedale. Immediatamente rammentai la cena dei coscritti, il formaggio, il salmì, il vino barricato, il bianco fermo, un carroarmato nero metallizzato parcheggiato in seconda fila attaccato dai ribelli a bordo di una Fiat 500 mentre cantavano: “… tu mi fai girar, tu mi fai girar come fossi una bambola…” e un marine che, minaccioso, impugnando un bazooka e urlando come un ossesso avanzava verso i ribelli e in particolare verso di me che ero alla guida dell’automezzo rivoluzionario, staccò la portiera con un morso, mi estrasse dall’automezzo del popolo con una sola mano e mi urlò sul viso una frase incomprensibile: “L’ho comprata ieri t’ammazzoooooooo!”

Il medico somellier mi chiese se non mi vergognavo di essermi ridotto in quelle condizioni, io risposi che avevo bevuto solo un bicchiere e il carabiniere che mi aveva accompagnato mise a verbale che avevo fatto esplodere il palloncino del test.

Chiesi di firmare la cartella di dimissioni perché volevo andarmene a casa, il medico disse che con un trauma cranico non poteva consentirmelo, seguì un colluttazione tra me il medico diversi infermieri e il carabiniere, l’ultima immagine che le mie pupille fotografarono prima di perdere i sensi fu una siringa colma di un liquido, presumibilmente un sedativo, che veniva scaricata in una mia vena.

Ricordo che l’incubo ricominciò allo stesso modo.

Se per caso passate gran parte della vita a sognare di festeggiare i vostri cinquant’anni con i vostri coscritti, sappiate che il sogno si può trasformare in incubo, a meno che non esageriate in salmì e nei formaggi, ma soprattutto ricordatevi che mischiare il vino bianco con il rosso fa male!


Aldo, Giovanni e Giacomo


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