Perché? Non ci posso credere. Non ci posso credere che mi ha mollato. Eravamo una coppia perfetta. Eravamo. Solo a usare il passato mi sento male. Eppure i miei amici me lo dicevano: “Paolo tu non vai bene per una come quella…” Non vado bene? E allora l’amore? Eh, l’amore? Non c’entra niente l’amore?
“Sì, ancora l’amore… Beato te che ci credi… Fai il cameriere in una pizzeria e credi nell’amore? È come ordinare una napoletana senza mozzarella…” Questo mi rispondevano. E ridevano. Era una battuta secondo loro. Che cazzata… Comunque oggi mi sono preso una serata libera. Sono qui che aspetto sotto casa sua e voglio proprio…
Che palle. Sta qui sotto. L’ho visto dalla finestra della camera di mia madre. Ma che non l’ha capito che è finita… È finitaaa! Oh, ma quando finisce, finisce… Non ci si può far niente. È così e basta. Mica lo vuole capire. Non siamo fatti l’uno per l’altro. Io amo il cinema, lui non lo sopporta. Mi piace un casino leggere, lui non ha mai aperto un libro. Mi diverte ogni tanto viaggiare, lui al massimo che fa? Va in trasferta a seguire la sua squadra. Il Cagliari poi… Va be’ che è la sua squadra del cuore e che lui è di lì… Ci siamo conosciuti proprio in Sardegna. Ma potevo mai immaginare che Claudia, cioè io, e Paolo avremmo continuato… Sì insomma quelle nottate… Belle certo. Be’, almeno sul sesso non ho nulla da dire, ci mancherebbe pure, ma potevo mai immaginare che lui sarebbe venuto a fare il cameriere a Roma? E poi io adesso sono in fissa con Giorgio. Mi piace un casino. Gli ho mandato un mess e non mi ha risposto. Ora insisto. Tanto che ho da perdere? Ecco. “Passi dopo da me?” Fatto. Mandato. Tanto se passa, passa tardi. E Paolo si sarà pure stancato… Ma non lavora stasera… Uffa che palle, sta ancora qui sotto…
Spero solo di incontrarla.
“Ciao Giorgio…” La guardo e sorrido. “Non ti ricordi eh?”
“Sì, certo che mi ricordo… Come stai?” Non mi ricordo.
E io vado avanti. Che falso che sono. Se ne sarà accorta? Non mi interessa.
“Che bella. Hai tagliato i capelli, vero?”
“Ti accorgi proprio di tutto tu, eh…”
“Solo di quello che mi interessa.”
Ride. Di questa qui mi ricordo. E bene.
“Ciao, il tuo sorriso rende divertente questa festa.” E anche quest’altra ride. E anche di questa qui mi ricordo. E meglio dell’altra. È bellissima, è vero. Ma non capisce niente. Niente. No… Qualcosa. Cioè qualcosa capisce, sì e il resto niente… No. Proprio niente. Non ci riesco. Non c’è niente da fare e sono tutte bellissime. Mi guardano, sorridono. Mi cercano. Forse perché hanno capito che voglio stare da solo. E adesso che c’è… Il telefonino. Vibra. Deve essere un mess. Magari è lei… Ma che. “Passi dopo da me?” Ancora… Ma non ha capito? Era una botta e via. E quando stavo bene… Non adesso. Cioè mai dire mai ma dovrei essere proprio ubriaco. Ma allora caso mai mi prenderei questa… Guarda che è… Bellissima, sensuale da morire. Che fa? Ah, sì. Pubblicità. Come si chiama? Stefania, mi sembra. Sì, anche lei mi cerca. Ha qualche possibilità in più ma niente di che. Non so com’è ma prima sarebbe stata la mia felicità una cosa del genere ma ora che non c’è lei… Lei nel mio letto, lei che dorme, lei che respira piano, lei che sveglio per fare colazione, lei che bacio ancora addormentata, lei che senza neanche aprire gli occhi sorride… Mamma come sto male. “Ciao…”
“Che bel vestito. È il colore che mi fa impazzire… Blu. Blu perso! Ti piace come nuovo colore?” Ride. Anche lei ride. Ed è bellissima almeno quanto mi manca Sara.
“Sara che fai esci?”
“Non, non credo…”
Mamma che si preoccupa. Ma non è felice che rimango a casa? Bo’, valla a capire.
Ho rifiutato un invito di Stefano. Mi è dispiaciuto ma meglio così… Però… È stato proprio gentile a chiedermelo. Quando si è avvicinato con un semplice sorriso: “Sara, ti chiami così è vero? Ho sentito prima che ti chiamava così quella tua amica. Vuoi venire a una mia trasmissione? Come pubblico… Eh.” E si è messo a ridere. Troppo bello. Chissà quante persone vorrebbero essere al mio posto. Non sono mai stata dentro uno studio televisivo. Ci sarei andata volentieri, ma non voglio farmi vedere troppo slanciata… Sarà per un’altra volta. E comunque sono felice lo stesso: ha pensato a me! Mi ha invitata! Con mille donne e ragazze che gli gireranno intorno ogni giorno, lui ha invitato me! Tanto domani lo vedrò di nuovo in palestra. Sono già tre mesi che è iscritto al mio corso di spinning, come vola il tempo… Gli chiederò com’è andata la puntata e magari gli offrirò una bibita dopo l’allenamento. Mi batte già forte il cuore, se ci penso. Non ci sono più abituata… È passato tanto tempo da quando ho pensato seriamente a qualcuno. È difficile fidarsi ancora di un uomo, quando hai sofferto come un cane. Sì, è tutta colpa di Giorgio. Che stronzo. E ora qualcuno dice che gira per locali e fa il cane bastonato… Devo stare attenta, devo andarci piano. Ma com’è bello, quando arriva con la sua moto e la parcheggia proprio davanti all’ingresso della palestra, dove non si potrebbe… È quasi ora. La trasmissione sta per iniziare. Se non potrò vederla dal vivo, me la guarderò in tv. Magari ci scapperà anche un’inquadratura di sfuggita su di lui…
Ho dovuto ripiegare su Sara. E mi ha dato buca anche lei. Bella serata, sì, mi gira tutto al meglio devo dire… Che testa dura che è Laura. Avevo la possibilità di invitare qualcuno nel pubblico, stasera, e quella ha fatto la difficile come sempre. Ma domattina non mi scappa, eh no, sono sicuro… L’aspetto al solito bar. Laura arriva ogni mattina alle 7.40 in punto per prendere il caffè. Lo prende macchiato e con due cucchiaini di zucchero abbondanti. “Perché in realtà mica mi piace tanto il sapore del caffè…” Me lo ha detto una volta. È stato circa due mesi fa… Sì, e senza che io le chiedessi niente. E, mentre lo diceva, le sorridevano gli occhi e in un modo… Bo’, è da allora che ci penso. E ogni mattina è così, anche se alla fine non ci diciamo mai niente di speciale, solo un saluto, due battute sul tempo o cose simili. È strana, sembra sempre a disagio, in mezzo alle persone, come se fosse alla ricerca di un posto diverso dove stare, come se dovesse giustificarsi di non essere bellissima. Ma a me piace. E molto. Per quelle due fossette sulle guance, per i pantaloni sempre più larghi del dovuto e per quei suoi occhi che brillano già di prima mattina… E stasera non verrà, uffa le mando un ultimo mess va… Al massimo ci ripensa.
Ma chi è che mi manda un mess ora? Stefano. Ancora… Io in trasmissione. Ma figuriamoci. Non me ne frega nulla della tv. Ma poi, che vuole…? Che se ne stia a fare il cameraman con le sue veline, io qui ho altri problemi. O lascio aperti bottone e cerniera, o rinuncio a respirare. Lo aveva detto la commessa: “44, signorina, 44. Questa è una 42, è sicura che sia la sua taglia?” E io cocciuta a dire sì, sì…
Laura, Laura… ti costringi sempre a stare in quello che è più stretto di te. Così come non sai limitarti e prendi ogni giorno due cucchiaini di zucchero con un po’ di caffè… Be’, ora ho un paio di jeans ultima moda, vita bassa e fondoschiena alto, che però non mi entrano, se non a patto di lasciarli sbottonati. E così sia, allora. Metterò la maglia azzurra, quella lunga, per coprire il trucco. Quindi, di fatto, è inutile che li abbia comprati. Tanto Paolo non li noterà mai. Chissà dov’è stasera, la sua auto non c’era prima in cortile. Quando va in pizzeria la lascia per fare due passi, tanto è qui dietro… Si vede che aveva serata libera. Speriamo che non sia ancora in fissa con quella… Sembrava finita la storia. Sì, come te che stavi in una 42… Va be’… Finisco di truccarmi ed esco. Le amiche mi aspettano al pub, e non ne ho nemmeno voglia. Chiudo la porta di casa e vado verso l’ascensore. Lo sapevo, lo sapevo, guasto! Solita fortuna. Mi toccano sei piani di scale, menomale in discesa.
Forse mi calerà la pancia da qui al portone. Quinta rampa. Quarta. Terza. Ho deciso: mi diverto un po’ e scivolo di sedere sul corrimano, è una vita che non lo faccio. Salgo. Vado? Ma sì… E via neanche fossi a Gardaland… Ma prima di frenare il mio sedere si scontra con qualcuno che sta salendo. Cadiamo tutti e due per terra. Mi volto, mortificata. “Scusi…” Poi rimango senza parole. Non ci credo… Paolo! La vita, a volte, va così: aspetti qualcuno per giorni senza incontrarlo, e poi non lo incontri… Lo scontri!
“Ciao… scusami, sono un vero disastro! Ti ho fatto male?”
“No, va be’, tranquilla… Volevi andare sulle giostre senza pagare… Eh?”
Un attimo di silenzio e poi scoppiamo a ridere! Mamma, mi piace da morire… Con lui andrei sulle giostre, e che giostre… Laura, che pensieri bori che hai…
“Ci incontriamo tutti i giorni e non ci siamo mai presentati. Io mi chiamo Laura.” Mi dà la mano, ha una stretta sicura, bella, che non dura più del dovuto. “Piacere, Paolo” “Sì lo so. Tu forse non ti ricordi ma sono anche venuta a mangiare in pizzeria da te…” “Scusami ma viene un sacco di gente… Quando lavoro poi, non mi distraggo…” Mi sorride. Be’, invece con questa Laura mi piacerebbe distrarmi. Mi sembra carina, tranquilla. Magari… Mi servirebbe proprio distrarmi. “Senti, so che andavi di corsa, me ne sono accorto, anzi l’ho sentito… E magari hai un appuntamento però un’altra sera che io non lavoro se vuoi ci andiamo a bere una cosa. Che ne so… Anche al Luna Park… Sulle macchinine a scontro se proprio ci tieni…” Rido. È pure simpatico. “Sono libera adesso… E mi piacerebbe un sacco andare al Luna Park…” “E allora andiamo. Sai una cosa, avrei sempre voluto andarci ma non mi è mai capitata occasione…” “Giura, anch’io.” Sorridiamo allontanandoci e ogni tanto ci guardiamo sorpresi. Abitiamo da tanto nello stesso palazzo e non c’era mai capitato di scambiare due chiacchiere. Buffa la vita: da oggi in poi non ringrazierò mai abbastanza il mio sedere… Sì, ho avuto fortuna.