Caro cuore ti scrivo

di Lucio Dalla su 16 mesi - Smemoranda 1995





Questo è il tempo della mescola delle cose, molte di loro si confondono, mentre passano come sabbia in quella clessidra che siamo noi. 
Noi che ci rivoltiamo, ci giriamo, noi che ci mettono sotto-sopra sui tavoli e le scrivanie, e qualche volta ci buttano come pacchetti di marlboro strafugnati negli angoli delle strade, addosso ai marciapiedi.
Così che è sempre più difficile tenere il nostro cuore al suo posto, e dirgli di non battere così forte, quando ogni tanto ancora per un niente ci sentiamo felici.
E di non fare troppo rumore in quegli spazi di piccole felicità mediocri e riprodotte, che oggi è il mondo che ci circonda.
Per cui verrebbe voglia di dire al cuore: fermati, non lasciarti accarezzare da parole che suonano bene, ma che sono, merda fritta. O non battere come un tecno-cassa, quando in un sabato sera X ti sembra di toccare il cielo (di un a discoteca) con un dito.
Cerca invece, se puoi, di restare lucido, guardare le cose che ti appassionano da lontano, ragionalizza, non bere tutto di un fiato quello che ti danno da bere, soprattutto se è una medicina.
Ma si può essere così crudeli, cinici con un cuore, da parlargli in un orecchio?
E la nostra mente?
Se ci pensiamo, ogni giorno sembra sempre più piccola, eccitata ed avvilita dal nostro volere essere sempre più furbi.
Alimentata dal mito della concorrenza, dall’ “abbiamo l’esclusiva”, quasi colonizzata dalla quotidiana spottizzazione mistico-pubblicitaria, chiede a noi stessi di cambiare perfino la nostra fisicità: di immaginarci più magri, più belli e profumati, sicuramente un po’ più ridicoli, soprattutto più grintosi, più plastificati e quindi più soli Allora verrebbe voglia di dire alla mente: Va’, fregatene dei calcoli e della matematica delle passioni.
Vai, corri libera come un cavallino nella prateria. Fottitene, corri dietro ad un misterioso odore di arrosto o di frittata tunisina che esce da quel portone. Sentiti un cartone animato, così non muori mai, non cessi di esistere, fai ridere i bambini e soprattutto non progetti piccole e grandi stronzate, in ogni, piccolo spazio e senza aria, dove i piccoli calcoli, i desideri di piccoli profitti ti buttano.
Ma si può essere così, così crudeli o così saggi, da chiedere al nostro cuore di avere un orecchio, ed alla nostra mente di essere un cartone animato?


Lucio Dalla


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Smemoranda 1995


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