Cinciallegra lo fa solo per amore

di Aurora Betti su 16 mesi - Smemoranda 1986





…E forse lo può raccontare dal suo punto di vista. Lo fa per amore anche quando va alla ricerca di semi di sesamo coperti dal Grande Gelo, insieme a qualche gabbiano spinto dal vento di mare, e quando lascia le sue orme sulla neve come messaggi silenziosi. In apparenti giornate senza tempo. Le ho viste oggi nel cortile dell’aria leggere come si addice a signorine passerotte (e così mi aveva insegnato mia madre). Quando all’improvviso qualche raggio di sole rompe la cortina del “day after” di questo posto (non/posto o posto che ci sia e non sia perduto tra le nebbie di Padania), ho assistito ad un unghissimo ciarlare sull’amore accoccolata sull’orlo del muro del cortile. Circondata da “creature simili”, penne al vento, panciotte rigonfie di piume, becchi che battono per il freddo, sguardo battagliero. Cincia ce l’ha soprattutto con la memoria da computer della nocciolaia delle Alpi, persa a nascondere migliaia di semi nei sottoboschi, accumulando e conservando e mai si abbandona alla ricerca di nuove avventure. E così, tra il cra-cra di corvi bianchi e cornacchie un poco ortodosse, le dava ragione Nucifraga che, abbandonate le pianure siberiane, aveva sbiellato i fili ossidati della sua memoria e si era data a imprevisti e temerari voli senza confini. Cincia raccontava come per la prima volta aveva rotto le reti che avevano recintato il suo volo e, ora, vola d’amore ma non in spazi anneriti dal grigiofumo. Né svende il suo amore per qualche riserva di mezzo volo in più. Ama, irriducibilmente, e non cinguetta per questo le piatte note del pentagramma del Grande Falco. Fa la guerra… se si tratta di volare/amore. E, in una domenica mattina, sul presto, ho seguito Cincia oltre il muro mentre svolazzava rifiutando gli ammiccamenti del Grande Fratello e ho assistito ad uno stranissimo conciliabolo. Picchie, passerotti, micie verdi e azzurre, grille profetesse e dalle ali a mantello, poetesse dalle code lunghe e candide, tiritere con antenne pistacchio, granchi di fiumi e di mari, bambini e clochards… riuniti laddove la pianura comincia a diventare grande Periferia della metropoli. Si sono incamminati, poi, verso il misero ultimo rifugio di Ipocrisia, odiosa barbarie, freddo letto offerto/costretto ai nuovi vagabondi e ai vecchi nei sotterranei della metropolitana. Gabbie fredde dove chiudere memoria e sogni. Nell’era del Non/Sogno. Dove occhi e fili invisibili ascoltano e smerciano amore e sorrisi. E così hanno fatto saltare i pilastri. Cinciallegra si è unita a loro e io con lei. Per liberare i nostri sogni. L’ho fatto, dunque, solo per il mio amore. Che pure ha superato tabù, montagne, deserti, ghiacciai e fili spinati per venire da me. Per questo… Cincia-è-allegria-e-ride.


Aurora Betti


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Smemoranda 1986


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