Tutto comincia in Spagna, una calda mattina d’estate di parecchi ma parecchi anni fa. Isabella di Castiglia, regina di Spagna, si sveglia come di soprassalto, illuminata da un’improvvisa intuizione. Subito sveglia il marito, per l’appunto Re di Spagna, Ferdinando d’Aragona, che se la dormiva della grossa accanto a lei, e gli fa: “Ascolta, Nando. E se si scoprisse l’America!”.E Ferdinando: “Dài! Si va? E chi ci si manda?”. “Colombo!”risponde pronta Isabella, “Ci si manda Cristoforo Colombo. Lui ci va.E’ grullo, vedrai che ci va”. Noi italiani s’era considerati parecchiobene all’estero, in quegli anni. E così mandarono a chiamare Colomboche subito, a cavallo di una mula, arriva in Spagna e si presenta al Ree alla Regina. “Eccomi, son Colombo.” “Ascoltami…”gli fa Ferdinando “…bisogna andare a scoprir l’America. E subito.”E Colombo pronto: “Ah, ho capito, allora vo in India!”. “InIndia? Come sarebbe a dire vo in India?! Gli si dice di andare a scoprirel’America e questo mi vuol partire per l’India! Eh ma allora ci hai ragionete, Isabella, questo ragazzo è grullo per davvero! Devi andare inAmerica, Colombo, accidenti a te!”.
E Colombo alla fine partì, con le tre famose caravelle. O meglio,con le due caravelle, perché la terza nave non era una caravella,ma una nave un po’ piùgrande e, come si sa, si chiamava Santa Maria.Le due vere caravelle, invece, quelle che tutti noi conosciamo, avevanoquei due nomi… da pirla, diciamolo, che tutti noi conosciamo. Sìperché, siamo sinceri, non mi direte mica che son nomi da navi seriela Niña e la Pinta. Ci mancava la Gegia e la Buba e poi s’era a posto!
Colombo navigò per giorni e giorni, e quando finalmente arrivòin America, visto che, come s’è detto, era veramente un po’ grullo,esclamò: “Ragazzi, questa è l’America, e siccome siamoin America, chiamerò i suoi abitanti… indiani!”. Appena loseppero i sovrani di Spagna… Incazzati come bestie! “Ma allora, Colombo,ci vuoi prendere in giro! Ti si manda in America. Si spendono fior di quattrini,perché il viaggio costa! Arrivi lì, la scopri, e come ce lichiami gli abitanti dell’America? Indiani! E gli abitanti dell’India comeli chiameresti, bergamaschi? Imbecille! Sai che casino ora, per colpa tua!?”.E, come la storia ci insegna, per risolvere la questione furono costretti,negli anni a venire, ad andare in America e, pian pianino, sterminare tuttigli indiani d’America, evitando così il doppione con quelli dell’India.Andava fatto, via!
Che poi, quando quelli dell’India videro che in America facevano fuori tuttigli indiani loro omonimi, cominciarono a preoccuparsi. Eh! “Ragazzi”- dice – “qui, con questi americani, è meglio non fidarsi! Ungiorno si svegliano un po’ storti, ci mandano il generale Custer a NuovaDelhi… e ci ammazza tutti quanti!” E fu così che gli abitantidell’India, per non correre rischi, decisero di cambiare nome e di chiamarsi…“tirolesi”. Questo pochi lo sanno, ma è storia, eh. Alcuniindiani dell’India, addirittura, per fare un esperimento, si vestirono proprioda tirolesi, con tanto di scarpette, calzettoni di lana (faceva un po’ caldo,ma dovevano provare!), pantaloni alla zuava, bretellone, camicione, gilete il tipico cappellino… con la penna! Passa di lì dall’India unturista americano, pronipote del generale Custer, vede la penna: “Gliindianiii!”, e te li massacra tutti quanti. Da qui il famoso detto:“Occhio alla penna, ragazzi”, ancora in uso in alcune regionipiùinterne dell’India.