C’è un mio amico che lavora alla Microsoft della Caletta di Siniscola (NU). Lui, possiede un ipod photo 60 GB 15000 canzoni (Peso e dimensioni 181 g.; 6,1 x 10,4 x 1,9 cm. Accessori inclusi: Apple Earphones, alimentatore CA, cavo USB 2.0). Questo mio amico è riuscito a farsi implementare la memoria umana e adesso si ricorda non solo di quando era un feto, non solo di quando era embrione, ma addirittura di quando era uno spermatozoo e mi racconta sempre le sue storie. Allora per prima cosa mi ha raccontato, fedele alla cronologia della sua vicenda terrestre, di quando era uno spermatozoo e correva disperato insieme agli altri suoi colleghi verso la creazione di se stesso. Diceva che era strano perché lui non era ancora lui e anche gli altri spermatozoi non erano ancora se stessi ma non erano neanche lui. Allora ogni tanto si fermavano nella corsa e discutevano tra loro su cosa sarebbero diventati. Ciascuno diceva che sarebbe diventato se stesso, ma nessuno sapeva se stesso cosa voleva dire e allora riprendevano a correre per essere qualcosa. Il mio amico, in quella fase della sua vita, non si sentiva molto intelligente, non aveva capito molto della vita, come del resto ancora adesso non ci ha capito una mazza. Ma neanche io. Nessuno. Cos’è questa vita? Nemmeno a Quark lo spiegano bene. Lo spiegano sempre un po’, qualcosa, non bene. Nessuno lo sa bene. Cosa bisogna fare? Ci sono dei libri che spiegano un po’, ma sono tutti in contrasto tra loro esattamente come gli spermatozoi non risolvono nulla vogliono tutti aver ragione e piazzarsi sul mercato della vita e delle librerie. Comunque il mio amico quando era uno spermatozoo dice che sapeva che qualcuno sarebbe nato e gli altri non sarebbero nati ma non sapeva cosa voleva dire nascere esattamente come noi non sappiamo cosa voglia dire morire. Sono cose così che succedono sempre come in un film con la sceneggiatura scarsa come in un racconto difettoso. Però, dice il mio amico, a quei tempi lui diceva che tra spermatozoi un’altra voce che girava era che chi sarebbe morto sarebbe rimasto se stesso, e chi fosse riuscito a nascere comunque non era più se stesso anche se la nascita era la trasformazione definitiva in un se stesso vero più maturo. Insomma non si capiva niente, lui correva verso la vita senza nessuna nozione di cosa stesse facendo come se stesse andando a un referendum. Però doveva correre, era giovane e forte. Il mio amico di quei tempi si ricorda anche le scampagnate all’interno dello scroto di suo padre, le discussioni filosofiche con gli altri spermatozoi su questo scottante problema della vita. Tutto questo prima che suo padre desse l’ordine di partenza. Fu tutto molto rapido. Il padre del mio amico soffriva di eiaculazione precoce e non ci fu il tempo di organizzarsi, dice il mio amico, sembrava di essere al palio di Siena quando tutti i cavalli partono un po’ per i cavoli loro ma lì non c’era la possibilità di ripetere la partenza, tutto era senza possibilità di appello e via veloci verso il futuro. Tra gli altri spermatozoi c’erano alcuni suoi amici che si erano promessi di rivedersi in qualche modo da qualche parte dopo, invece non si sono mai più rivisti e lui ha sempre rimpianto quei tempi così dinamici e imprevedibili. Era tutto un po’ spaventoso ed eroico, era emozionante e indicibile. Era una specie di preistoria piccola. Erano bei tempi. Ogni tanto il mio amico sospira e dice: “Ah, quando ero spermatozoo”, ma è consapevole che i tempi passati, per uno strano meccanismo umano, appaiono sempre più belli del presente anche quando sono stati peggiori. Comunque dice che era tutto buio e andavano. Si chiamavano per nome tra amici ma c’era troppo rumore, erano sbattuti di qua e di là dalla forza della natura gli sembrava di essere dentro una lavatrice a teneva duro, andava dritto. Poi diceva che altri suoi amici si schiantavano di qua e di là, e lui cercava di non schiantarsi perché aveva un progetto. Uno solo ma confuso. Quindi poi viaggiando a un certo punto è apparso questo ovulo e tutti volevano entrare. Era immenso e sembrava che c’era posto per tutti invece poteva entrare solo uno e questo non era giusto ma nessuno protestava perché non c’era tempo sembrava di essere in centro Milano all’ora di punta bisognava fare in fretta ciascuno pensava ai fatti suoi e a questa incredibile voglia di nascere. Comunque com’era e come non era è entrato nell’ovulo e lì è successo che si sentiva come drogato, era tutto diverso da prima e capiva che ce l’aveva fatta ma poi come succede a Dante quando nel passaggio tra un canto e l’altro della Divina Commedia non sa cosa raccontare è svenuto. Quando si è risvegliato era un casino. Era tutto trasformato e gli sembrava di essere un mostro. Era un po’ se stesso un po’ non era se stesso. Non sapeva cosa cavolo fosse, tutta una cosa di cellule che non conosceva. Era più grande, però. Quello era un periodo che dice di non ricordare bene. Troppa attività chimica. Lui pensava a quando era spermatozoo ed era tutto più chiaro. Adesso che aveva raggiunto il suo obiettivo era depresso. Pensava che purtroppo nella vita i sogni si realizzano, anche all’inizio o prima dell’inizio, e mentre pensava succedevano delle cose e si ritrovava finalmente a essere un feto. Lì racconta che era tutto più facile perché era come se oggi stai tutto il giorno in una piscina e respira l’acqua ma va bene e mangi e dormi e te ne freghi degli altri problemi perché non sai che esistono. “Ah, che bei tempi quando ero feto”, ripete spesso il mio amico della Microsoft della Caletta di Siniscola (NU), anche se si sentiva vecchio rispetto a quando era spermatozoo. Inoltre era da solo mentre prima di diventare embrione e feto era in compagnia di un sacco di amici che adesso erano morti. Si sentiva un sopravvissuto di guerra per diventare se stesso ed era triste anche se giorno dopo giorno sentiva sempre più rumori e aveva come l’impressione di essere spiato, giorno dopo giorno capiva questa cosa di essere contenuto all’interno di sua madre che lo nutriva. Ora lui non sapeva che quella era sua madre. Non sapeva neanche chi era lui. Erano periodi di grande confusione, di recessione esistenziale assoluta ma in fondo stava bene anche se ogni tanto appunto andava in depressione perché non capiva cosa voleva dire tutto quello che gli era successo e gli stava succedendo. Dopo, quando è nato ed è diventato più grande, gli dicevano che quello era il miracolo della vita ma ugualmente non sapeva cos’era, cosa voleva dire e perché lo stava facendo e così un giorno mentre era tranquillo a fare le sue cose da feto ha sentito come se si stesse rompendo tutto quello che esisteva, una cosa assurda che non si era mai vista prima. Stava accadendo una catastrofe e ha incominciato a scivolare e era disperato e piangeva, c’era tantissima luce e mondo dappertutto, praticamente era nato e ancora una volta era cambiato tutto lui si era stufato e non faceva che piangere e urlare. Il mio amico di Siniscola dice che quello è stato il momento più difficile della sua vita e che la vita è problematica perché anche per le altre persone il momento della nascita è il più duro e quindi poi questo senso di shock te lo trascini avanti per tutta la vita fino a che morendo non sei più tranquillo anche se il momento della morte non se lo ricorda perché non è ancora morto e allora mi chiede se io sono già stato morto e mi ricordo qualcosa di quel momento e io gli che no, non sono ancora morto e lui dice che in effetti mi mancano dei dati e che può parlare con dei suoi amici che hanno gli strumenti per farmi vivere l’esperienza della morte. Ora tutti questi discorsi di questo mio amico della Microsoft della Caletta di Siniscola mi sembrano un po’ folli, ma lui dice che è perché non ho ancora fatto l’implementazione della memoria umana come ha già fatto lui e penso che forse sì, forse è vero, ci sono molte cose abbastanza incomprensibili e forse lui le ha capite, anche se l’impressione è che non ci abbia capito nulla, implementare la memoria non serve, e comunque a un certo punto interrompiamo questi discorsi e parliamo d’altro, alla fine si parla sempre d’altro, non si sa neppure altro rispetto a che cosa ma va bene, intanto il tempo passa e va bene, anzi è già passato, il tempo, e continua a passare, in questo pianeta un po’ difficile da capire ma così pieno di storie interessanti da raccontare, che magari si accavallano tra loro, che non hanno un chiaro inizio e una fine, che non si sa dove iniziano e dove finiscono né come ma ci sono, e che magari si interrompono all’improvviso, come la vita e i discorsi sulla vita, come la maggior parte dei posti, dei luoghi, dei nomi, delle storie, come quella del mio amico di Siniscola (anzi, della Caletta di Siniscola, situata sulla SS 125, a 50 km da Olbia, e a 45 km a nord di Nuoro. Finissima rena bianca e acqua limpida fanno della spiaggia adiacente al paese una meta ideale per trascorrere stupende vacanze. La spiaggia si collega con Santa Lucia, caratteristico villaggio, sorto attorno alla “Torre Aragonese” del XVI secolo. Un po’ più a sud di La Caletta si possono ammirare le bianchissime “dune” e i “ginepri secolari” di Capo Comino che insieme alla spiaggia di Berchida detta “Perla della costa orientale sarda”, rappresentano una zona di particolare pregio naturalistico-ambientale, e quindi di salvaguardia integrale. La Caletta d