Le storie vere

“Non raccontare storie!” si usava dire a chi non la “contava giusta”, dando di un fatto una versione “aggiustata”, manipolata o sfacciatamente distorta.
Ma non è che il concetto di “storia” sia di per sé inattendibile: ci sono storie finte e storie vere.
E storie vere sono quelle che affondano le radici nella vita, nei bisogni e nelle speranze delle persone. Storie che ci rivelano – mentre le raccontiamo, ascoltiamo, leggiamo o scriviamo – un aspetto dell’umanità, la nostra e quella di tutti.

Quando la storia ha questo saldo legame con la vita e l’umano, diventa un modo per dire la verità. E non necessariamente deve riferire fatti realmente accaduti: ci sono romanzi che ci hanno insegnato sull’umano e sull’esistenza molto di più che tanti libri di Storia. Perché è importante sapere cosa è accaduto, ma non meno importante è chiedersi perché gli uomini hanno agito in un certo modo, perché sono stati giusti oppure violenti, solidali o indifferenti, ribelli o conformisti, perché hanno scelto il bene anziché il male – anche se il bene li metteva a rischio di fronte a questo tiranno o a quel potere.

Ecco perché mi provoca una certa diffidenza il concetto tanto in voga di “narrazione”.
Si sente continuamente dire che c’è bisogno di una nuova e diversa narrazione. In più ambiti: da quello politico a quello economico, da quello sociale a quello ambientale. Una narrazione magari meno allarmante: “No, guardate che non è vero che il nostro pianeta sta collassando, sono ossessioni di certi ambientalisti”. Oppure: “Questi disperati che arrivano con le barche sono pericolosi invasori, nemici della patria. Chiudere i porti e ricacciarli è dovere di un vero italiano!”. Narrazioni per dirci in sostanza: “Continuate pure a costruire, cementificare, avvelenare l’aria e il mare…”. O per tenerci nascosto che questo sistema economico, colpevole di aver sfruttato e depredato mezzo mondo, è la prima causa degli esodi di massa dai Paesi più poveri.

Ecco, è a queste narrazioni tanto diffuse – veicolate giorno e notte dai media e dai “social” – che bisogna ribellarsi. Perché le “narrazioni” sono ricchezza solo se ricercano la verità. Solo se sanno raccontare la condizione umana, la vita delle persone. Solo se denunciano l’ingiustizia ed esprimono la speranza. Solo se rifiutano la demagogia, la menzogna, il potere.


Don Ciotti


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